I Phazm nascono nel 2003, per mano di due ex Scarve, ossia Pierrick Valence (voce/chitarra/dobro)
Patrick Martin (chitarra), e giungono al secondo episodio discografico con questo " Antebellum Death'n'Roll ", recensito ottimamente da più parti, sia sul web che sulla carta stampata. Il genere proposto è un grezzo death and roll, come suggerisce il titolo del comeback discografico, impreziosito da innesti orientaleggianti, sfuriate black metal e vampate caldissime di blues. Oddio, detta così sembra che il disco in questione sia un capolavoro ma non è proprio così. Il lavoro è un continuo sali e scendi qualitativo, troppe volte si passa dal brano killer a quello moscio, per un risultato finale assai altalenante. L'opener " How To Become A God " presenta benissimo la band, mescolando sapientemente il rock and roll anni 70 con l'irruenza e l'ignoranza tipica del black metal norvegese. Caduta di tono nella successiva " Hunger ", che già dal titolo lascia presagire un'ossatura fin troppo bellicosa, colorandosi con fosche tinte epic black, non raggiungendo picchi qualitativi consoni al genere. " Black'n'roll " è, fin dal titolo, l'emblema di questo disco: la sacralità lasciva del rock and roll che ammicca alla violenza primordiale del black metal, per un risultato finale davvero convincente. " So White, So Blue, So Cold " è un roccioso mid tempo dalla durata eccessiva ( leggasi, due palle così... ) mentre " My Darkest Desire " suona ruffiana, ficcante ed incisiva. Il mantra di " Damballah " è uno dei momenti migliori del platter, ricco com'è di influenze orientali; purtroppo viene svilita dalla seguente " Decay ", anonimo mid tempo che si può tranquillamente skippare in fase d'ascolto. Il capolavoro del disco è senza ombra di dubbio, " The Bright Side Of Death ", spiccatamente black anche se, nelle varie cavalcate - comunque belle sostenute - emerge tutto lo spirito ribelle del rock and roll. Dopo un breve interludio strumentale, " Sabbath ", ecco che esplode " Mr. Toodling ", un pezzo affascinante, giocato su movenze luciferine, impreziosito da un sontuoso solo di chitarra. Un brano killer, seguito da " Lorelindorenan ", nenia funebre dolcissima, che ci conduce alla conclusiva " Burarum ", miasmatica colata doom, lisergica e alienante quanto serve. In definitiva, il disco viaggia ampiamente sulla sufficienza, anche se è macchiato da episodi trascurabilissimi. Se nel futuro, la band riuscirà ad omettere tali errori, beh...ecco che avremmo una band con i controfiocchi per il genere. Provateli.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?