Il secondo album di
Steve Hackett in questo 2021 è decisamente più grintoso del suo pur ottimo e recente
predecessore.
Il trittico iniziale formato da
“The Obliterati”, “Natalia” e
“Relaxation Music For Sharks” suona sinistro ed enigmatico, impreziosito dalle orchestrazioni apocalittiche di
Roger King e dal susseguirsi di atmosfere cinematografiche e teatrali degne del miglior Danny Elfman.
La teatralità regna sovrana anche nelle successive
“Wingbeats” (che fa molto
“The Lion King”) e
“The Devil’s Cathedral” (che sembra uscita da
“The Phantom Of The Opera”), e prelude a una buona seconda metà di
“Surrender Of Silence” che però non sembra altrettanto convincente.
Se le lineari
“Held In The Shadows” e
“Fox’s Tango” paiono non indispensabili, la lunga
“Shangai To Samarkand” risulta davvero troppo ambiziosa, nonostante le sonorità a cavallo tra Oriente e Occidente.
“Day Of The Dead” (un concentrato delle tre tracce iniziali) sfocia nella più ariosa
“Scorched Earth”, a cui segue una superba coda lasciata alla sola chitarra classica di
Hackett (
“Esperanza”).
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