Il nuovo album della
Premiata Forneria Marconi è una gradita sorpresa, soprattutto se paragonato al precedente (e deludente, almeno per il sottoscritto)
“Emotional Tatoos”.
Ispirato all’iconico
“Blade Runner” di Ridley Scott -
“Do Androids Dream Of Electric Sheep?” è il titolo dell’opera di Philip K. Dick su cui si basa il famoso film -
“I Dreamed Of Electric Sheep” rievoca costantemente il glorioso passato della band italiana (penso in particolare al brano
“Kindred Souls”), contestualizzandolo però nel presente con il contributo di alcuni dei talenti nostrani più affermati e riconosciuti (due su tutti,
Marco Sfogli e
Luca Zabbini).
Gli episodi strumentali
“Worlds Beyond” e
“Transhumance Jam” spiccano per la freschezza della scrittura, che si traduce in un progressive moderno dalle tinte heavy e sinfoniche. C’è lo Steven Wilson di
“To The Bone” in
“Electric Sheep”, mentre l’italianità emerge nella cinematografica
“Let Go”, che mi ha ricordato il maestro
Franco Battiato. Sonorità elettroniche e aperture melodiche convivono nella buona
“If I Had Wings”, mentre la disimpegnata - o almeno così sembrerebbe -
“Daily Heroes” fa da contraltare all’ottima
“City Life”,
Toto in salsa prog.
Un ritorno convincente, come sempre in doppia lingua italiana/inglese, nella migliore tradizione
PFM.
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