I
Nestor sono la rivelazione melodica del 2021? Probabilmente sì, se non altro per come irrompono senza un particolare sostegno promozionale in una scena altamente competitiva e sbaragliano una buona parte della concorrenza grazie a una notevole attitudine specifica e a uno spiccatissimo buongusto espressivo.
Il tutto è poi sommato alla consueta competenza tipicamente scandinava (ebbene sì … sono svedesi …) e a una professionalità che non sorprende nemmeno quella, una volta appreso che in realtà stiamo parlando di musicisti “in giro” dalla fine degli anni ottanta.
E già, gli
eighties, il periodo aureo di queste sonorità, che i nostri trattano in maniera favolosa, attingendo copiosamente da numi tutelari quali Giant, Kiss, Journey, Treat, Dokken, Europe e
Ozzy Osbourne, celebrati attraverso una condotta compositivo/interpretativa in cui anche i piccoli “eccessi d’ispirazione” riscontrabili in “
Kids in a ghost town” finiscono per esaltare l’ascoltatore appassionato, scongiurando il più fastidioso dei
déjà entendu.
Del resto, il mondo della musica è pieno di “ladri eccellenti” e in generi rigorosi come questo, il “segreto” dell’efficacia emotiva è proprio di saper manipolare in maniera brillante strutture armoniche ampiamente collaudate, un’attività in cui i
Nestor si rivelano davvero eccezionali.
Un’abilità palese fin dal maestoso atto d’apertura (dopo l’intro cinematografica “
A fanfare for the reliable rebel”) “
On the run”, autentico gioiello edificato su un raffinato e incisivo intrigo di chitarre, voci e tastiere, con l’educata, calda e avvincente ugola di
Tobias Gustavsson che si erge immediatamente a protagonista.
Non sono da meno né la
title-track dell’opera, avvolgente ed evocativa, né la contagiosa “
Stone cold eyes”, e una volta arrivati alle pulsazioni crepuscolari di “
Perfect 10 (Eyes like Demi Moore)” è ormai chiaro che questo disco non potrà passare inosservato tra quelli che amano immergersi nelle note piacevolmente nostalgiche di un suono immarcescibile.
Che dire, a questo punto, della delizia Giant/Van Hagar/Survivor-
iana “
These days”, o ancora della tensione passionale di “
Tomorrow”, in cui viene “scomodata” addirittura un’icona
sexy come
Samantha Fox, apprezzabile
anche (sono sicuro che i meno imberbi se la ricorderanno soprattutto in virtù di un altro evidente “talento” …) per le sue doti vocali?
Beh, che sono meravigliosi esempi di un meticoloso e appassionato studio dei “classici”, assolutamente godibili e misurati anche nella varietà delle soluzioni esecutive.
La notturna “
We are not OK” è semplicemente uno dei brani maggiormente suggestivi degli ultimi tempi, seguita da una “
Firesign” che sconfina brillantemente in territori
class-metal e da una “
1989” che incarna alla perfezione il concetto di
rock “radiofonico” (provate a scrollarvi di dosso il suo
refrain, se ci riuscite …) di “qualche” anno fa.
“
It ain't me” rilega, ricorrendo all’enfatico melodramma (la laringe di
Gustavsson qui assume vaghe sfumature
Cornell-esche …), un programma in sostanza inattaccabile, da consumare senza riserve ricevendone sempre un imponente
feedback emozionale.
Il podio nordeuropeo di categoria è dunque di sicuro alla portata dei
Nestor e se tale aspirazione dovrà verosimilmente passare attraverso l’acquisizione di un pizzico di superiore personalità artistica, W.E.T., Eclipse, The Night Flight Orchestra, Perfect Plan e H.E.A.T. faranno bene a guardarsi le spalle da questo temibilissimo concorrente.