Quando un “supergruppo” arriva al secondo disco, e lo fa mantenendo intatta la propria
line-up, spesso si tratta di un buon segno, specialmente se il lavoro d’esordio si era dimostrato qualcosa di più e di meglio di una semplice ostentazione di “mestiere”.
I
Black Swan di “
Generation mind” confermano che le emozioni ampiamente appaganti procurate da “
Shake the world” non erano state il risultato di un’abile mistificazione dei sensi, attuata da scaltri “professionisti” del
rock e anzi rafforzano l’idea che dietro ad una preparazione impeccabile sotto il profilo tecnico e culturale, c’è anche uno slancio ispirativo davvero spiccato, alimentato da uno spirito incrollabile e da sostanziose motivazioni artistiche.
Appurato che la laringe di
Robin McAuley è in un invidiabile stato di “forma fisica” ed espressiva, che la chitarra di
Reb Beach è un marchio di garanzia per sensibilità, fantasia e buongusto e che la sezione ritmica
Pilson /
Starr è semplicemente una delle più equilibrate e precise della “scena”, quello che sorprende ancora una volta è la qualità del
songwriting, “classico” nella formula e altamente coinvolgente nella sostanza, tanto da rendere l’opera una collezione pressoché inattaccabile di potenziali
hits.
Un
hard-rock al contempo grintoso, istantaneo e di “classe”, adescante nelle linee armoniche e nella gestione dei cori, pulsante e ammaliante come davvero pochi altri in questo primo quadrimestre del 2022.
Fin dall’iniziale (dopo l’
intro “
Before the light”) "
She hides behind”, edificata su un ritornello “a presa rapida”, il programma sciorina una collezione di frammenti sonici assolutamente elettrizzanti, almeno se considerate Scorpions, Whitesnake, MSG, Winger e Dokken nomi fondamentali nella favolosa narrazione dell’
hard n’ heavy.
Ed ecco che la
title-track e “
Killer on the loose” si muovono proprio sulle medesime coordinate degli artropodi tedeschi (gettando un bel “guanto di sfida” al loro “
Rock believer”), “
Eagles fly” striscia sinuosa e guizzante nei sensi sfruttando le meravigliose prerogative emozionali dell’
hard-blues e “
See you cry” aggiunge alle suggestioni uditive scorci dell’indimenticabile epopea del
class-metal californiano.
“
Miracle” mescola severità e seduzione con notevole efficacia e lo stesso si può affermare, in ambito passionale, per “
How do you feel”, pilotata dal
pathos elargito in maniera copiosa da una voce troppo poco incensata dalla comunità
rockofila.
Dopo una “pausa” a rimuginare sui sentimenti, è tempo di tornare a suoni più viscerali e ficcanti, e in questo senso credo non sarà tanto facile trovare in giro qualcosa di superiore a “
Long way down” e, soprattutto, alla vagamente Van Halen-
esca “
Crown”, alle cromature scintillanti di “
Wicked the day” e alla trepidante raffinatezza di “
I will follow”, tre autentici balsami per l’anima di chi ama il genere e le belle canzoni.
I
Black Swan si confermano una “all-star band” di enorme livello, o forse sarebbe meglio dire che siamo di fronte ad un gruppo di musicisti straordinari, per talento, attitudine, maturità e stimoli, per nulla interessati a vivere nel riflesso di “glorie passate” e splendidamente inseriti nel presente del ricco
rockrama internazionale.
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