Copertina 7

Info

Anno di uscita:2022
Durata:35 min.
Etichetta:Electric Valley Records

Tracklist

  1. OLD TIRED TREE
  2. CHAMELEON TONGUE
  3. LYING BONES
  4. STRENGHT FLOW
  5. SONS OF BARABBA
  6. RUINS
  7. EASY TO FALL
  8. SPACE COMANCHE

Line up

  • Andrea "Athos" Cherchi: vocals, guitar
  • Federico "Kiko" De Santis: guitar
  • Marco "Buzz" Murru: bass
  • "Keko" Magrini: drums

Voto medio utenti

Nella splendida zona delle Baronie, subregione della Sardegna in provincia di Nuoro, oltre alle spiagge ed al mare cristallino del Golfo di Orosei possiamo incontrare quattro rockers locali che hanno formato i Mano de Mono. Gli appassionati con buona memoria ricorderanno che questo è anche il titolo di un brano dei Corrosion of Conformity (album "Deliverance"), ma non pare affatto una casualità. Il debutto della formazione italiana, per la conterranea Electric Valley Records, è infatti molto influenzato dal sound della gloriosa band americana, così come dal southern-swamp-stoner dei Down di Phil Anselmo e dal filone stilistico da essi derivato.
Questo "Chameleon tongue" è un concentrato di riff heavy spessi, obesi, di mid-tempo paludosi, di melodie amare da redneck fuorilegge, di vocals profonde arrocchite dall'abuso alcolico. Un disco totalmente devoto alla corrente rock che proviene da certe zone degli States (soprattutto il Sud) ed al romantico immaginario dei bikers, dei "beautiful losers", degli hipsters barbuti e muscolari che si aggirano da quelle parti nei locali più malfamati.
I sardi riproducono alla perfezione il caratteristico passo potente e doomeggiante del southern-stoner, vedi una irresistibile "Strenght flow" dove coniugano brillantemente le asperità heavy con la disillusione delle vibrazioni dark-bluesy oppure il groove turgido della massiccia ma dannatamente orecchiabile title-track, una onesta hit di rock pugnace e trascinante.
Il quartetto è capace di muoversi bene all'interno delle coordinate prescelte, con passo vigoroso e dinamiche che grondano sudore, come notiamo nei tipici episodi di stoner "sudista" come "Lying bones" o "Sons of Barabba" dove l'indole heavy rock si mischia all'atmosfera aspra e bellicosa a stelle e strisce. Buona grinta ed energia, suoni nitidi e curati, coesione e nervature rocciose, anche se talvolta il songwriting si avvicina anche troppo ai punti di riferimento, vedi "Old tired tree" o la convulsa "Ruins" sulle quali aleggia la significativa ombra di Pepper Keenan e soci. Lo stesso si può dire della cupa e torrida "Easy to fall", dove la voce di Cherchi appare più Anselmiana dell'originale, mentre la conclusiva "Space comanche" brilla per un'attitudine maggiormente viscerale ed impulsiva dal taglio quasi Motorheadiano, cosa che non guasta mai quando parliamo di rock ad alta gradazione di ottani.

Buona prova, solida e convincente. I Mano de Mono non sono innovatori, ma si dimostrano convincenti esecutori di genere. Il loro album non stupisce a livello ideativo, ma colpisce per impatto e groove. Per un ulteriore salto di qualità, sarà comunque necessario maggiore distanziamento dai modelli ispirativi.

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