Terzo album per i
The End At The Beginning, band nostrana dedita a sonorità metalcore e per la prima volta alle prese con un concept album (oltre che alla prima prova con la nuova formazione) che mi ha incuriosito sin dalla presentazione, presentando una narrazione che prende spunto - e qui vado a citare - "
dal poema Paradise Lost e dalla figura mitologica di Prometeo, raccontando una nostra versione di Lucifero, sintesi di queste due visioni e della nostra rielaborazione personale: qui vediamo un Lucifero che, dopo la cacciata dai Cieli e la ribellione alla sua punizione, diventa colui che dona il fuoco della ragione all’umanità e, al tempo stesso, emissario della sua stessa distruzione, terminando per invidiarne la mortalità".
Beh, bello.
Peraltro "
Lightbringer" mi riporta alla memoria l'omonimo album dei monzesi
Power Symphony del 2000, allora bistrattato dalla critica ma a mio avviso davvero valido ed innovativo per il tempo.
Tralasciando le mie nostalgie dei "vecchi bei tempi", la curiosità del sottoscritto si accresce ulteriormente durante l'ascolto dell'opener "
Throne", un trionfo di epica malinconia con archi, una batteria riverberata che personalmente adoro, tastiere evocative, fino all'esplosione in un metalcore rabbioso ed adulto che mai mi sarei atteso dai primi secondi se non fosse che già conoscevo la proposta dei nostri quattro fulgidi ragazzi.
La seguente "
Exile" conferma le buone impressioni iniziali e lancia un disco davvero valido, in cui la componente metal è ben salda e radicata, e ribadisco l'aggettivo usato sopra "adulto" per caratterizzare l'alternanza di voce in growl e pulita, ad opera questa del chitarrista Lorenzo, mai abusata o fastidiosa e soprattutto mai tendente a sonorità zuccherose o catchy. Al contrario, la proposta dei The End At The Beginning è la classica mazzata, assai drammatica e gravosa nei tempi e nel mood, tra break rallentatissimi, momenti slam ed iper violenti, che accompagnano molto bene la narrazione del concept, esaltandone e cogliendone i vari differenti momenti.
Assai sapiente l'uso delle tastiere con ottimi arrangiamenti orchestrali, di gusto ed efficaci, che sanno intramare il metalcore dei nostri senza snaturarlo e lasciando il giusto ruolo alle chitarre, anche grazie all'ottima produzione ottenuta da
Federisco Ascari agli Zeta Factory.
Le influenze elettroniche di "
Eden" lo rendono forse il brano più riuscito ed interessante del lotto (usato sapientemente come primo singolo) ma in generale la qualità media è sempre davvero molto alta e giusto un paio di brani, come "
Adam" (che presenta in ogni caso una parte solista azzeccatissima ed ispirata), risultano "solamente" buoni senza magari quel quid in più che posseggono "
Destroyer" e la conclusiva "
Torment".
Lo splendido artwork a cura di
Mattia Castiglia incornicia magistralmente un lavoro curatissimo che dimostra oltre all'indubbia perizia tecnica anche un Amore da parte dei The End At The Beginning verso la musica intesa come forma d'arte, profonda espressione di maturità artistica che in questo caso si sposa anche con un risultato finale d'eccellenza.
Un ascolto è letteralmente obbligatorio.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?