Il 2022, per tante ragioni, non ultima la guerra in Ucraina, non è stato un anno particolarmente splendente da tramandare, quindi, ai posteri.
Proprio in chiusura, allora, ci pensano gli
Hate Forest ad eliminare un qualunque spiraglio di luce fosse rimasto in un anno disgraziato, con il nuovo album
"Innermost" che altro non è se non la pietra tombale di questo periodo.
Come da copione, il nuovo lavoro di
Roman Saenko è inumano: black metal ferale, senza anima, freddo e distruttivo in ogni minimo dettaglio.
"Innermost" è vento, steppa, orgoglio, grigiore, morte e dolore.
Roman gorgoglia su ritmiche assassine e riffing chirurgico mentre, tutto intorno, c'è solo nebbia e macerie, anche quando, inattesi, fanno capolino delicati arpeggi a spezzare l'ira barbarica di questa truce macchina da guerra dell'Est.
Negli ultimi anni, gli
Hate Forest sono stati i migliori interpreti di questo suono così primitivo e carico di rabbia ed oggi, come ieri, sono ancora loro i portatori della vera
misantropia in musica e sono ancora loro il nero verbo che gli esseri umani, senza cervello ed ideali, stanno diffondendo nel nostro pianeta.
Gli
Hate Forest sono lo specchio di quello che è diventato il mondo.
La loro musica spaventa perché è dannatamente concreta e non cerca di sorprendere con croci capovolte o visi bianchi: no, qui abbiamo la realtà che ci viene sbattuta in faccia con ferocia e spettrale senso di desolazione, qui c'è il male reale, non quello millantato.
Questa è la musica del requiem dell'umanità.
Gli
Hate Forest sono odio genuino.
Noi, umili, possiamo solo essere annichiliti dalla sprezzante dimostrazione di forza di
"Innermost".
Arte estrema sopraffina.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?