Dopo ben oltre vent'anni dai loro primi passi, gli austriaci
Serenity danno alle stampe il loro primo Live Album, e nel farlo fanno una scelta particolare. Niente grande evento, che so un Summer Breeze (ci sono stati proprio nel 2022) o un Wacken Open Air (presero parte all'edizione del 2017) e nessuna scenografia a tema, una di quelle ricreate dai loro album, da Leonardo Da Vinci e Riccardo I d'Inghilterra sino a Massimiliano I d'Asburgo.
Eccoli, infatti, ripresi nel teatro Kultur Quartier di Kufstein (il capoluogo del Tirolo) in uno spettacolo semi-acustico, dove dire "ripresi" non è un caso visto che con le registrazioni video del concerto, la
Napalm Records con "
Memoria" è andata a realizzare un cofanetto con tanto di DVD, Blu-Ray e 2CD.
Nell'intimità del teatro, su un palco illuminato da alcuni candelabri sparsi qua e là e da un paio di lampadari a goccia, accompagnati da una violinista, una flautista (che si propone anche alle percussioni) e un tastierista, i
Serenity sfogliano la loro discografia, pescando un po' da tutte le loro uscite, dal demo "Engraved Within" (che me li ha fatti conoscere) sino all'ultimo singolo
"In the Name of Scotland", episodio dal marcato appeal celtico e folk. Un vero viaggio nella "
memoria" del loro passato, lungo il quale si fanno accompagnare da diversi - e graditi - ospiti, trai quali ritroviamo
Clémentine Delauney dei Visions of Atlantis e che ha fatto per breve tempo parte degli stessi
Serenity, e l'iperattivo
Marco Pastorino, che si propone non solo alla chitarra acustica al fianco di
Chris Hermsdörfer ma anche alla voce prima su "
Set the World on Fire" e poi ripropone l'esperienza al fianco di
Neuhauser nei Fallen Sanctuary, dai quali recuperano "
Broken Dreams". Assolutamente benaccetta anche la presenza di
Sascha Paeth, che aveva prodotto l'album "The Last Knight" e qui li accompagna alla chitarra acustica nel corso di "
Velatum" e dell'emozionante "
Souls and Sins".
La selezione dei brani che viene presentata conferma una evidente predisposizione al contesto acustico da parte dei
Serenity, e ovviamente la voce e la presenza scenica di
Georg Neuhauser fanno la parte del leone, ma i suoi compagni d'avventura non gli sono da meno, a partire dal bassista
Fabio D'Amore che ben si propone anche alla voce duettando con
Neuhauser nel corso di "
Spirit in the Flesh". Uno dei momenti più alti del concerto è stato sicuramente rivedere
Clémentine Delauney e
Neuhauser duettare lungo le delicate trame di "
Fairytales" e sulla sempre spettacolare "
Legacy of Tudors", ma va sottolineata anche la prova di
Kathrin Raunigger sulla sognante "
Changing Fate", dove regge senza patemi il confronto con Amanda Somerville, che aveva cantato sulla versione originale presente su "Death & Legacy".
Un live ben diverso e meno convenzionale di quelli che vanno per la maggiore, catturati su palcoscenici imponenti e dalle ricche coreografie, oppure quelli fin troppo minimalisti e figli del lockdown. Qui i
Serenity hanno suonato davanti ad una contenuta selezione di fan/amici in un contesto raccolto e intimo cui avrei davvero voluto prender parte.
Certo, vederlo sullo schermo non è la stessa cosa, ma male non fa. Anzi.
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