È il 2015 quando
Chris VanDahl (Cherry Street, Pack Of Wolves, L.A Guns) e
Todd (Taz) Anthony (Cherry Street, Spinning Chain, The Union Underground) decidono di unire le forze per la costituzione degli
Angels In Vein, subito dopo completati da
Adam Kury, (Pack Of Wolves, Legs Diamond, Candlebox) e
Troy Patrick Farrell (Tramp’s White Lion, Gilby Clark, Enuff Z’ Nuff, Tantric).
I loro
fans hanno dovuto quindi attendere un bel po’ di tempo per vedere concretizzata la
scellerata alleanza e devo dire che tanta attesa è stata ripagata abbastanza bene da “
Long time coming”, pubblicato in questo fruttuoso 2023 dalla
Perris Records.
A beneficio di chi invece non avesse particolari aspettative e/o non conoscesse nel dettaglio gli intenti artistici della
band, indico per sommi capi l’ambito espressivo dei nostri, opportuno innanzi tutto per i sostenitori di L.A. Guns, Buckcherry, Beautiful Creatures e Hinder.
Un
sound, insomma, orientato precipuamente allo
street/sleaze-metal, ma che non disdegna sfumature elettroniche, scorie
alternative e ammiccamenti “radiofonici”, tentando così di “svecchiare” il genere e possibilmente raggiungere
audience ampie e variegate.
Un obiettivo non semplicissimo che gli
Angels In Vein riescono a conseguire con una certa disinvoltura, puntando sulla varietà delle soluzioni sonore, un
songwriting di buon livello e le capacità espressive di una formazione esperta, scaltra e pure piuttosto ispirata.
Un paio di c
over (“
Get It On - Bang a gong” dei T. Rex e “
Don’t you“ dei Simple Minds) discretamente interpretate, atte ad attrarre magari anche l’astante “occasionale”, e poi un
cocktail di suoni accattivanti e d’impatto, a partire dalla viziosa e turbolenta
opener “
No one gets out alive”, sorta di fusione tra L.A. Guns e Alice In Chains.
“
With me tonight” aggiunge un pizzico d’elettronica all’impasto, ma quello che colpisce maggiormente è il “trasformismo” vocale di
Chris VanDahl, capace di “addomesticare” la sua ugola fino a raggiungere sfumature ombrose, ancora più evidenti nella gotica “
Just like you”, perfetta per conquistare gli estimatori dei The 69 Eyes (e dei The Sisters of Mercy …).
“
Ready to roll” è un concentrato di urbana seduzione stradaiola e se “
1973” striscia nei sensi mettendo a frutto gli insegnamenti di
Alice Cooper e
Rob Zombie, la ballata “
If only” sfodera una melodia da
hit, mentre “
Don’t want love” sconfina nella psichedelia “floreale” alla maniera di certi Enuff Z’ Nuff.
La graffiante “
Black blossom” e un’incalzante “
Trip of a lifetime”, non lontana dai Velvet Revolver, rappresentano le ultime due energiche “scosse” di un albo che condensa nei suoi solchi freschezza, morbosità, incisività e colore melodico, “costringendo” il
rockofilo appassionato alla più attenta considerazione.