L’impressione è che stavolta gli
Alkaloid abbiano un pochino esagerato, anche se nel complesso il nuovo
“Lumen” rimane un lavoro discreto.
Gli assalti frontali a base di riff feroci e parti vocali estreme (
“Qliphosis”, “A Fool's Desire”) si alternano a brani ansiogeni e densissimi come
“The Cambrian Explosion” e
“Recursion (Dyson VIII)”, che lasciano letteralmente senza fiato.
Manca spesso l’ossigeno (tranne che in
“A Fool’s Desire”, che ha qualcosa dei
Fates Warning e dei
Queensryche, e nell’inaspettato interludio chitarristico
“The Black Siren”), e anche gli episodi più propriamente progressivi (è il caso della
titletrack o della conclusiva
“Alpha Aur”) spiccano quasi esclusivamente per l’eccessiva intensità.
Starò invecchiando, ma i riferimenti agli
Opeth delle origini non mi dispiacciono (
“Clusterfuck”, “The Fungi From Yuggoth”), così come certe incursioni djent (
“The Folding (Dyson IX)”).
Ma l’equilibrio di
“Liquid Anatomy” era un’altra cosa.
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