Mi è capitato di incrociare gli
Eternal Evil qualche mese fa all’indomani della pubblicazione di "
Funeral Prayers", il primo estratto da questo loro secondo disco intitolato
The Gates Beyond MortalityE’ stato un immediato schiaffo in faccia e sono rimasto in trepidante attesa della pubblicazione del full length per saggiare a fondo abilità degli svedesi, solleticato anche dalla bella copertina che sembra opera di
Adam Burke. (Non è scritto da nessuna parte che sia una creazione dell'artista americano ma la mano sembra proprio la sua).
La proposta della band si assesta su un thrash metal nervoso, sporco, ricco di riff e cambi di passo, con qualche inserto black metal alla
Necrophobic, riff in tremolo, diverse dissonanze e un continuo clima maligno. Ma non solo. All’interno dei 42 minuti del disco troviamo anche chitarre pulite, momenti atmosferici, qualche riferimento ai primi
At The Gates, tanto dei vecchi
Kreator e
Slayer, qualcosina della prima produzione dei
Sepultura (anche nella metrica di qualche brano, tipo "
The Astral Below") e, per finire, leggeri toni melodici class metal che spuntano ogni tanto.
Tutti i pezzi sprigionano una grande energia, con una vena sinistra sempre presente ma non sono ignoranti e sparati come si potrebbe pensare visti i riferimenti che vi ho messo qui sopra. Le canzoni sono ben elaborate e magistralmente eseguite, con introduzioni iniziali (la title track sembra
Evil Dead dei Death,
The Astral Below parte delicata e cresce piano piano), parentesi cupe e rallentate, momenti cadenzati e, ovviamente, tupa tupa a pioggia per scatenare l’headbanging. Il loro bello è che queste composizioni mantengono una sottile linea melodica, un filo rosso che te le fa ricordare dopo due-tre passaggi nonostante non siano proprio lineari. Da segnalare anche l’ottimo uso della voce di
Adrian che, nonostante non abbia chissà quale estensione o dote particolare, riesce ad essere rabbioso, sporco e a variare spesso il suo ringhio senza mai sconfinare nel growl e adattandosi all’energia dei pezzi.
E’ proprio questo continuo alternarsi di parti, questa costruzione spezzettata delle canzoni a mantenere alta l’attenzione e tutto finisce per incastrarsi perfettamente. Detto che i punti più alti del disco rimangono la già citata e fantastica "
Funeral Pyre" (tra i pezzi migliori ascoltati quest’anno), l’ottima
title track (sinistramente melodica e cattiva), "
Guerilla Warfare" (che fa alzare il volume continuamente) e "
The Astral Below" (dissonante, ignorante e dalla voce perfetta), anche il resto dei brani sono di buon livello, seppur con qualche riserva. "
Immolation" è la più lineare del lotto, forse troppo e, per contro, "
The Cursed Trilogy" è la composizione più lunga e articolata (7 minuti e 45) che fonde primi Kreator a chitarre pulite, momenti classic metal e assoli Slayer style rimanendo semplicemente piacevole ma senza convincere in tutti questi cambi di pelle.
In chiusura vi raccomando l’ascolto di questa bombetta degli
Eternal Evil che ha girato davvero tanto nel mio lettore. Non posso che essere contento che dei giovanissimi ragazzi abbiano questa carica, questa rabbia che pesca dalle vecchie glorie del genere e si spinge ai giorni nostri senza essere fintamente retrò, bombastica e iperprodotta ma genuina e con il fuoco dentro.
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