Come accaduto qualche mese prima al loro secondo lavoro, “
No life forms”, recensito come sempre alla grande dal nostro fido Frank, stessa sorte tocca ora all’album di esordio dei
Critical Defiance, “
Misconcention”, e cioè quella di essere ristampato e, si spera, essere diffuso in maniera più capillare, dalla
Dying Victims Productions.
Perché ho detto si spera? Perché, come già sottolineato da Frank nella sua
rece, ci troviamo di fronte ad una band che merita sicuramente un paio di riflettori in più rispetto a quanti poteva puntargliene la precedente e piccola etichetta, la Unspeakable Axe Records.
Come accade per molti loro compatrioti, i
Critical Defiance vanno dritti per la loro strada badando decisamente molto più alla sostanza che alla forma. Stiamo ovviamente parlando di thrash metal, assolutamente ottantiano, nei riff, nelle ritmiche, nel souund, nel look, in tutto e per tutto. Ma, come capita per fortuna spesso in questi casi, non parliamo di una band che si limita a ripercorrere senza fantasia i binari tracciati dai grandi dell’epoca. Il quartetto cileno reinterpreta a modo suo la lezione impartita da band seminali quali Slayer, Kreator, primi Sepultura, e il risultato finale non può che entusiasmare, se si è amanti di queste sonorità, ma più in particolare se si amano le band genuine e sincere.
Ritmiche serratissime ma fantasiose, assoli melodici il giusto, senza sconfinare nell’iper tecnica, voce al vetriolo che, per fortuna, non growla mai, basso pulsante… c’è tutto quello che serve per farvi scapocciare per una mezz’oretta abbondante, lasciando da parte i guai quotidiani e concentrandovi solo sull’ultra violenza scatenata dai nostri.
“
Misconcention” è un album onesto, suonato da una band altrettanto onesta che va ulteriormente ad arricchire la già folta schiera di band cilene dedite anima e corpo all’old school thrash metal. Otto brani che sono altrettanti cazzottoni nello stomaco, che alla fine dell’ascolto vi lasceranno senza respiro ma goduriosi e soddisfatti (c’è perfino uno strumentale, “
507”, che in quegli anni era graditissima usanza e che poi pian piano è diventata merce sempre più rara). Sicuramente nulla di nuovo all’orizzonte, ma quando i brani funzionano così bene e il tutto trasuda passione ed attitudine, perché dover andare per forza a cercare il fantomatico pelo nell’uovo? Io di certo non lo faccio e mi godo un album gradevolissimo. Se voi siete di un’altra idea, beh, problemi vostri…
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