Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2023
Durata:39 min.
Etichetta:Argonauta Records

Tracklist

  1. SWALLOW THE SUN
  2. THE CALL
  3. REFLECTION
  4. ENTERTAINMENT
  5. BUTCHER’S BLADE
  6. LEVIATHAN
  7. FACELESS CHILDREN
  8. ORDER OF THE TREE
  9. T.H.E.N. (VINYL BONUS TRACK)
  10. DEAD MAN’S FLOAT (VINYL BONUS TRACK)

Line up

  • Jarrett Mead: vocals
  • Chris Baker: guitars, bass
  • Steve Iannettoni: drums

Voto medio utenti

Un altro bel “colpo” dall’Argonauta Records … non sarò certo io a dover scoprire le spiccate qualità da “indagatrice dell’underground” della prestigiosa label italiana, mentre sono lieto di avere l’occasione di confermarle appieno grazie alla disamina del debutto eponimo degli Ego Planet, trio del New Jersey fondato nel 2020 da Chris Baker, un musicista davvero visionario ed eclettico.
La proposta musicale si attesta genericamente tra hard-rock, stoner e grunge, trattati però in una forma “spericolata” e cangiante, a costituire una base sonora su cui si attorcigliano melodie assai efficaci e seducenti.
Ed ecco che i primari riferimenti artistici, individuabili in Monster Magnet, Corrosion Of Conformity e Soundgarden, si arricchiscono di suggestioni espressive mutuate da Tool, Metallica, Voivod e Kings X, il tutto, poi, rielaborato da una formazione che già al suo esordio esibisce un’idea piuttosto nitida di personalità propria.
In realtà, i primi due pezzi di “Ego planet”, “Swallow the sun” e “The call”, seppur ottimi esempi di plumbeo psych-stoner, “dissimulano” un po’ l’attitudine “progressiva” della band, la quale emerge pienamente in “Reflection”, un fascinoso “frullato” di torsioni sonore, tra elettronica, cadenze sincopate e il cantato attraente e catartico di Jarrett Mead.
Le chitarre minacciose e il clima incalzante e sinistro di “Entertainment” rivelano un’altra sfaccettatura di questo suono riconoscibile nei suoi tratti essenziali eppure “nervoso”, che in “Butcher’s blade” diventa più fluorescente, anarcoide e adescante, per poi in “Leviathan” arrivare a integrare una linea melodica “radiofonica” in un contesto sonico possente e irrequieto.
La maggiormente canonica “Faceless children” appare comunque un’efficace celebrazione della inestinguibile eredità Sabbath-iana, capace di trasfigurarsi nella stordente eruzione emotiva di “Order of the tree”, testimonianza di una preparazione e di una cultura specifica tutt’altro che approssimative.
Ai sostenitori del vinile sono infine dedicate la sferragliante e cosmica “T.H.E.N.” e una sorta di felice fusione tra prog-metal, psych, grunge e soul denominata “Dead man’s float”, due ottime bonus (soprattutto la seconda) ben lontane dal poter essere catalogate come una lusinga per feticisti.
Dopo l’ennesimo ascolto di “Ego planet” rimane netta l’impressione di un gruppo dalle potenzialità molto accentuate, che per assurgere ad un ruolo da assoluto protagonista deve forse allontanarsi ancora un po’ da certe soluzioni leggermente troppo prevedibili … per ora comunque, grandi complimenti a tutti.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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