Copertina 7

Info

Anno di uscita:2023
Durata:41 min.
Etichetta:Indie Recordings

Tracklist

  1. REVIVAL
  2. DEATHLESS ENDEAVOR
  3. MAGNETISM
  4. SKELETON SHUTEYE
  5. THE SWEETEST OF BLOODS
  6. WE CREATED THIS SILENCE
  7. AIMLESS IN OUR AIM
  8. REVENANT (PART 1)
  9. PROMISED LAND (PART 2)
  10. UNRAVEL

Line up

  • Lassi Mäki-Kala: vocals, guitar
  • Samu Honko: drums
  • Ville Siivonen: bass, vocals

Voto medio utenti

A beneficio di quanti attendono ancora una vera “rinascita” su vasta scala della filosofia portante del nu-metal / crossover, confidando nelle sue schizofreniche e catartiche velleità espressive, segnalo il secondo album dei Palehørse (ex Amendfoil), trio finlandese in possesso delle carte in regola per farsi apprezzare dagli estimatori di System of a Down, Disturbed, Korn, Mastodon e Avenged Sevenfold, gli stessi che magari hanno già “scoperto” pure emergenti di valore come Loathe, Tetrarch o gli ottimi MolyBaron.
Hunting grounds”, tanto per essere chiari, nel suo genere non è un disco particolarmente “innovativo”, ma dimostra la capacità dei suoi autori di saper spaziare con arguzia, equilibrio e buongusto tra hardcore, thrash, rock alternativo e progressive-metal, assegnando una notevole importanza alla componente melodica, amalgamata assai bene con guizzi sonori più caotici, aggressivi e nervosi, ottenendo un suono sempre piuttosto “a fuoco”.
La duttilità e l’espressività vocale del frontman Lassi Mäki-Kala costituiscono un eccellente fondamento su cui edificare un programma vario e intenso, avviato dall’irrequietezza anthemica e accattivante di “Revival” e proseguito da una “Deathless endeavor” resa ancora più “accessibile” dalla linea melodica incalzante e adescante.
Magnetism”, con il suo andamento al tempo stesso frenetico, serrato e pulsante è il mio personale “best in class” dell’opera, mentre la seducente “Skeleton shuteye” rappresenta il momento più squisitamente prog-metal del disco, a ulteriore testimonianza della cultura ampia, variegata e smaniosa dei Palehørse.
E infatti, il pezzo successivo, “The sweetest of bloods”, è un’efficace scorribanda nei feroci territori thrash-core e “ We created this silence” alterna melodie visionarie a scatti di rabbia irrefrenabile, in ossequio (fin un po’ troppo …) ai sacri dogmi del settore.
Aimless in our aim”, “Revenant (part 1)” e “Promised land (part 2)” piacciono per il tocco psicotico, sinistro e inquietante, figlio di Korn e SOAD (a cui si aggiungono, a tratti, anche gli Slayer), i cui fondamentali insegnamenti si coagulano in maniera ancor più evidente nella conclusiva "Unravel”, devastante omaggio a due dei principali maestri di quello che fu chiamato, non a torto, il “nuovo metallo”.
Hunting grounds” consente d’inserire i Palehørse tra le formazioni europee in grado di contribuire fattivamente al ritorno di sonorità all’insegna della contaminazione stilistica e dell’inquietudine esistenziale … se ne sentite la mancanza e credete che i tempi siano maturi (ahinoi, anche dal punto di vista “sociale” …) per il loro rilancio, sapete cosa fare.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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