Interessante compagine torinese quella che rappresenta il
Ponte del Diavolo: formazione atipica con la presenza di due bassisti, un incrocio personale tra Doom, Black Metal, Post Punk e Dark Wave più altre influenze ed una cantante dotata di un carisma e di doti interpretative fuori dal comune.
Tra il 2020 e il 2022 il gruppo ha pubblicato una tripletta di Ep stimolanti, cominciato a fare date live in Italia e si è imbarcato pure in un piccolo tour in Francia e alla fine ecco che arriva un contratto firmato con la
Season of Mist, un risultato questo non piovuto dal cielo.
Ed ecco che di colpo arriviamo in questo precario e violento 2024 e l’arrivo del loro primo album in studio completo, “
Fire Blades From The Tomb”.
Se qualcuno a suo tempo ha ascoltato la tripletta composta da “
Mystery Of Mystery”, “
Sancta Menstruis” e “
Ave Scintilla!” sa già cosa lo attende, mentre per tutti gli altri dico che vi attende un viaggio su un sentiero oscuro, misterioso e al tempo stesso affascinante in queste note cupe e decadenti: c’è un saliscendi emotivo nelle varie canzoni che alternano all’interno di esse soluzioni stilistiche prese dai vari generi citati nelle righe iniziali, creando quindi un amalgama sonoro personale, stuzzicante e dinamico in questo coacervo di parti più intimamente legate ad una certa musica oscura delle Londra anni ‘80 alternate a feroci blast beat o ad un riffing più tagliente.
L’evocativa
Erba del Diavolo, con la sua interpretazione vocale di notevole livello (quasi a rievocare i fantasmi di artiste di livello eccezionale come
Siouxsie Sioux e
Diamanda Galás) forse è l’elemento che spicca di più ed è il proverbiale asso della manica, coraggiosa la scelta poi di alternare testi italiani a quelli in lingua inglese.
Infine spendo un paio di parole per gli ospiti: “
Covenant” diventa un brano ipnotico anche grazie ai synth e al theremin rispettivamente di
Andrea L’Abbate e
Lucynine, la conturbante “
Nocturnal Veil” viene arricchita ed esaltata dal clarinetto di
Vittorio Sabelli (
Dawn of a Dark Age,
Notturno,
Incantvm…), mentre
Davide Straccione (
Shores of Null) dà il suo importante contributo sulla conclusiva “
The Weeping Song” in origine di
Nick Cave e ora fatta propria dal
Ponte del Diavolo.
Tanta carne al fuoco presente nel debutto di questa band alla quale io auguro di conquistare una fetta di ascoltatori che diano il tempo necessario a queste canzoni per essere godute come meritano e non di venire bulimizzate in questa giostra sempre più schizofrenica che è l’attuale mercato discografico.
Una volta smussati gli ultimi spigoli (a volte l'amalgama stilistico non sempre funziona come dovrebbe e la produzione non valorizza stranamente le parti vocali), il gruppo rischierà di imporsi tra le migliori realtà italiane del genere.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?