Ridendo e scherzando, sono più di venti anni che grazie a Metal.it seguo pressochè a perfezione la carriera dei
Visions of Atlantis, sin dall'esordio "
Eternal Endless Infinity" del 2002, l'unico della loro carriera a non essere stato pubblicato da
Napalm Records, al tempo piccola ma volenterosa etichetta indipendente, oggi una potenza internazionale a dire poco.
Nonostante la bravura dei vari musicisti che si sono avvicendati in tutti questi anni intorno alla figura del leader
Thomas Caser, presente sin dal giorno zero, ammetto che i tanti dischi pubblicati in questi quindici anni non sono mai riusciti a smuovermi, oscillando costantemente tra una stentata o abbondante sufficienza, ma nulla più.
Qualcosa è iniziato a cambiare con l'ingresso in formazione della cantante transalpina
Clémentine Delauney in "
The Deep & the Dark" del 2018, seguito a ruota dal successivo "
Wanderers" dell'anno successivo, in cui appare per la prima volta anche il nostro
Michele Guaitoli (già con
Temperance,
Kaledon ed
Overtures), due album molto più centrati e brillanti. Non solo per la voce - certo, brava è brava ma anche le sue colleghe non scherzavano - ma tutto il progetto sembrava aver preso una piega decisamente più "professionale" ed i brani convincevano in maniera netta ed a lunga scadenza.
Poi è arrivato il botto vero, quel "
Pirates" del 2022 che ha sancito un salto in alto davvero sorprendente a livello qualitativo, elevandosi ad uno dischi più sorprendenti e riusciti dell'intero movimento symphonic power metal, con tanto di definitiva calata dei nostri in folklore piratesco, tra storie, costumi, copertine, testi e quant'altro.
Dopo il successo internazionale, meritato ma difficile da gestire, era ovvia la scelta di continuare a battere il ferro ancora caldo ed ecco qui a noi dopo due anni il successore intitolato in maniera sincera ed esplicita "
Pirates II - Armada", tanto a chiarire che i Visions of Atlantis non hanno imbroccato il disco totale così per caso.
E così è stato, anzi a dirvela tutta a mio parere il nuovo "
Armada" è addirittura superiore al suo predecessore: tutte le caratteristiche e le qualità già dimostrate sono state confermate, le melodie sono ottime, le linee vocali (sia di Clementine, sia di Michele) sono perfette, le tematiche e le ambientazioni sono epiche, misteriose, affascinanti e davvero riescono a catapultare l'ascoltatore nelle storie narrate (e scritte) dai due cantanti, tra brani più cadenzati, soffusi e notturni ed altri decisamente più diretti e potenti, in uno splendido gioco di sensazioni ed umori, già tracciati dal magniloquente artwork che ci introduce in questo mondo fantastico.
Rispetto al primo "Pirates", "Armada" è un po' più "metal", un filo meno bombastico ma egualmente trionfante (basti ascoltare "
The Dead of the Sea", uno degli highlight dell'album, sperando che i
Nightwish ascoltino e riescano a sollevarsi dal vuoto creativo dimostrato in "
Human. :||: Nature.") ma semplicemente nei 50 e passa minuti del disco, suddivisi nelle dodici tracce, non c'è un momento di stanca o di calo di interesse: insomma, come si diceva negli anni '80 "all killers, no fillers".
Due grandi successi di fila dopo due buoni album, alla fine chi la dura la vince, questa la lezione impartita dai Visions of Atlantis: difficile sarà ripetersi su livelli così eccelsi ma inutile pensare al futuro senza godersi prima questo radioso presente. Se amate queste sonorità, avete di fronte uno dei dischi dell'anno 2024, e non solo.