Si può fare del buonissimo progressive rock pur facendo death metal?
No, non ho bevuto alcolici, ma è quello che mi sono chiesto nell’ascoltare la nuova fatica degli americani e soprattutto senza imitare nessuno,
Opeth compresi.
Qui abbiamo due tracce che si dividono in tre movimenti ciascuna nei quali possiamo ascoltare devastanti blast beats death metal con growl che vanno sciogliendosi con arpeggi spaziali e tastiere come nel primo segmento della seconda traccia “
The message” oppure passaggi prog di marca settantiana con un solo spettacolare e caldissimo che viene poi squarciato da un turbinio estremo.
Queste soluzioni magari sulla carta sarebbero potute cozzare tra loro ed invece si incastrano alla perfezione con in aggiunta percussioni vibranti.
Il death metal qui è feroce, selvaggio non annacquato dal prog ma rinvigorito da esso; la cosa che mi ha stupito è la volontà del quartetto di rispettare i due stili fondendoli in un viaggio sperimentale dove ho trovato una bellissima sezione d’ispirazione floydiana cantata in tonalità pulita.
Piccola nota di colore, il titolo del disco rimanda ad un oscuro progetto prog con all’interno il batterista dei
King Crimson e degli
Yes,
Bill Bruford.
Ah dimenticavo, a contribuire a questo terzo album c’è anche fra gli ospiti un certo
Thorsten Quaeschnig che è il leader odierno dei leggendari
Tangerine Dream, scusate se è poco.
Album da avere, ascoltare ed assaporare in silenzio per farsi trasportare in dimensioni fuori dal tempo e dello spazio in compagnia di questi grandi musicisti.
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