Nonostante segua la sua rigogliosa carriera già da “qualche” anno, non posso fare a meno di sorprendermi ogni volta per il talento e l’ispirazione (soprattutto) che alimentano la produzione artistica di
Tommy Denander, una rara garanzia priva di scadenza della scena melodica internazionale.
Tra le numerose situazioni artistiche che lo hanno visto brillante protagonista, a spiccare in maniera significativa ci sono sicuramente i
Radioactive, in cui il nostro infaticabile svedese si fa supportare da una selezionata
élite di esponenti della fonazione modulata, sempre molto “coinvolti” nel prestare le loro auree laringi al raffinato lavoro del multistrumentista, autore e produttore di Stoccolma.
Il nuovo “
Reset”, a due anni dal frizzante “
X.X.X”, è un’ulteriore conferma di quanto appena affermato, “impressionando” anche il più fedele dei suoi estimatori per la qualità delle composizioni, l’impeccabilità delle esecuzioni e la tensione espressiva elargita dalle interpretazioni.
AOR screziato di
prog-rock al massimo delle sue possibilità emozionali, insomma, in cui tutti i
cliché del genere sono trattati con sagacia, sensibilità e una certa freschezza, diventando autentico nettare uditivo per ogni amante di questo tipo di suoni.
E allora non rimane che scorrere velocemente i contenuti di un programma che merita una magnificazione pressoché unanime, e che raggruppiamo per cantante, iniziando da
Jim Jidhed (Alien), convincente nocchiere vocale del singolo Journey / Toto-
esco “
Sentimental”, della melodia adescante di “
When the lights go down”, delle mirabili pulsazioni avvolgenti di “
In a perfect world” e della gemma notturna “
Open spaces”.
In rigoroso ordine d’apparizione, passiamo al leggendario (e non sempre adeguatamente celebrato)
Jeff Paris, al quale sono affidate la sbarazzina “
Shame on you, shame on me”, la sopraffina aura “tecnologica” di “
Gaia”, il vivace
groove prog n’ soul di “
Sweet little Tina” e la spedita “
Breakaway”, in assoluto forse il pezzo meno efficace dell’intera raccolta.
Arriviamo così alla
title-track dell’opera, a cui
Robin McAuley (MSG, Black Swan, ex-Survivor, …), con il contributo di due
special guest del calibro di
Tony Levin (King Crimson, Peter Gabriel) e
Keith Scott (
Bryan Adams), conferisce il tono melodrammatico richiesto dall’enfasi magnetica del brano, ben sottolineata dalla profusione di tastiere e dall’ottimo assolo di chitarra.
Ai cultori dei Toto (e degli Yes più “radiofonici”, pure …) è nuovamente dedicata “
Midnight train”, condotta dalla laringe cristallina dell’emergente
Harris ‘Dio’ Zindani, mentre “
Hard times to fall in love”, con
Joey Vana (Mecca) impegnato nella gestione microfonica, è un altro saggio di classe
adulta di prima categoria, impreziosito da un suggestivo
guitar-work, influenzato tanto da
David Gilmour quanto da
Neal Schon.
Ecco, per sommi capi, i motivi per cui “
Reset” merita di comparire nel novero degli
album più apprezzabili dell’anno nel suo settore di competenza … per i
Radioactive una consuetudine piuttosto diffusa, che non ci stancheremo mai di accogliere con caloroso favore.