Ho avuto modo di scoprire i
Black Propaganda proprio in concomitanza con l’uscita del loro primo album (2011), che ho recensito insieme al loro secondo lavoro in studio (2014). Dopodiché se ne sono perse completamente le tracce. Chi segue un minimo la scena underground italiana è sicuramente a conoscenza degli innumerevoli problemi in cui incappa una giovane band, problemi seri che spesso portano a far gettare la spugna o a dover combattere contro i mulini a vento. Dando un’occhiata alla line up dei nostri, immagino che uno degli ostacoli che li ha tenuti lontani dalle scene negli ultimi dieci anni, per quanto riguarda le uscite discografiche, e cinque per quanto riguarda i live, sia stato proprio cercare i sostituti di
Jacopo Battuello e
Federico Trivella.
Trovata nuova linfa vitale nelle persone di
Riccardo Pirozzi e
Paolo Tabacchetti, eccoli dunque di nuovo tra noi, con un EP di sole quattro tracce, che, presuppongo, farà da apripista al nuovo full length. Ancora una volta licenziati da
Nadir Music, i nostri riprendono esattamente da dove avevano interrotto, e cioè un thrash metal feroce e compatto, figlio dell’ondata ‘90/2000, e quindi dei vari The Haunted, Grip. Inc, gli immancabili Pantera, il tutto infarcito con richiami più strettamente death metal, e in un paio di occasioni quasi ai limiti del black.
In fase di recensione, in entrami i casi precedenti avevo individuato proprio in
Jacopo il punto debole del loro sound. Devo ammettere che il sostituto
Riccardo riesce ad essere molto più convincente del suo predecessore, andando a colmare quella piccola lacuna di cui parlavo. Certo quattro brani sono un po’ pochini per giudicare a fondo la crescita artistica che la band ha maturato in questi anni, ma sforzandosi un po’ appare evidente come, nonostante lo stop forzato, i nostri non abbiano mollato di un millimetro, anzi, abbiano affilato ancora di più le lame, sfornando un EP davvero cazzuto.
Se, come ho accennato prima, questo è solo un antipasto in attesa del piatto forte, direi che la via è quella giusta. Il trade mark del gruppo non è stato snaturato, la sezione ritmica continua a pestare duro, e
Ian continua a macinare riff su riff senza soluzione di continuità. Avevo speso belle parole per loro anni fa, non posso che confermarle, i
Black Propaganda hanno le carte in regola per ritagliarsi una piccola fetta di mercato nel panorama estremo nostrano, se solo riusciranno a mantenere una costanza maggiore nei prossimi anni…
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