Gli
Heavens Reign sono britannici e suonano una forma di
hard melodico particolarmente adatto alla divulgazione in “arena”.
Chi mai, istintivamente, siete portati ad immaginare possano essere i loro modelli a fronte di tali presupposti?
Bravi, proprio loro … i Kiss.
Ok, concedetemi d’iniziare la disamina di questo “
Northern lights” con una piccola “innocua” facezia, dettata soprattutto dall’ascolto di “
City lights”, che sfoggia un
refrain non lontano da quello di “
Lick it up”.
In realtà, proseguendo nella fruizione dell’opera, quei Def Leppard su cui probabilmente avevate puntato sulla base della descrizione iniziale, si manifestano effettivamente tra i numi tutelari dei nostri, assieme, però, ad una bella comitiva di altri valorosi campioni del genere, quali Heartland, FM, Journey e Whitesnake.
Insomma, un
cocktail d’ispirazioni piuttosto ampio e variegato, da cui gli
Heavens Reign attingono con buongusto e classe senza troppi eccessi (escludendo, magari, proprio il ritornello dell’
opener, comunque, nell'insieme, assai godibile), realizzando un albo da gustare dall’inizio alla fine, almeno se siete tra quei
rockofili che apprezzano un’attenta e incisiva commistione di adulazioni melodiche e
anthem.
Dopo il suddetto inno d’apertura, anche la successiva “
Here we go again” ricorda qualcosa dei Kiss (anche a causa di alcune sfumature
Stanley-esche apprezzabili nella duttile vocalità di
Rik Cayton) più melodici, e se “
Fire in my blood” aggiunge pure l’
Alice Cooper ottantiano e i Whitesnake "americani" alla cornice sonica, “
Lady of the night” amplia il coefficiente “adulto” della questione, conquistando l’astante con suggestive armonie e attraenti cori ad ampio respiro.
Le pulsazioni crepuscolari di “
Born to fly” (vagamente alla Tyketto) rappresentano un altro “attentato” alle coronarie dei
melomani, i quali, ne sono certo, fremeranno altresì per la melodia vaporosa e adescante della
title-track dell’
album (qualcosa tra Van Hagar e Damn Yankees) e per la delizia Journey-
iana “
Listen to your heart”, un autentico gioiellino di passionalità e intensità emotiva.
Il tocco ombroso elargito a “
Bad boys” contribuisce a rendere maggiormente vario un programma che ha nella favolosa “
Good die young” un’ulteriore testimonianza delle notevoli capacità espressive ed esecutive della valente formazione albionica, capace, con “
Never again”, di procurare un’ultima benefica palpitazione agli ammiratori di
Paul Sabu, Silent Rage e Whitesnake.
Gli
Heavens Reign con il debutto “
Northern lights” si rivelano, dunque, una temibile “minaccia” allo strapotere scandinavo di settore, per una sfida altamente proficua che non può che essere accolta con enorme favore da chi ama questi suoni.