Avevo perso le tracce di Paul Nelson quando la sua band, gli indimenticabili Liege Lord, autori di must quali "Burn to my Touch" e "Master Control", si sciolsero nei primi '90. Fummo poi in molti a rivederlo dal vivo con i suoi storici compagni di band sotto quel palco del Wacken Open Air nel 2000. Oggi, a distanza di due anni da quella reunion, mi capita fra le mani questo lavoro solista, acclamato dalla critica e dai principali guitar magazine di tutto il mondo. "Look", purtroppo per molti (me compreso) si muove su coordinate ben lontane dai lavori con i Liege Lord e si tratta di un lavoro che con il metal ha ben poco a che fare. L'album, interamente strumentale, viaggia su territori che spaziano dal rock, al funk, al jazz; le principali influenze, per quanto riguarda lo stile di Paul Nelson, si possono trovare in nomi illustri quali Jeff Beck, Michael Schenker e Billy Gibbons, ma anche in chitarristi fusion quali Allan Holdsworth e Tommy Bolin.
Il passato non viene però affossato del tutto ed emerge prepotentemente qua e là attraverso riffs duri e crunchosi, come in "Full Blast", vicina a certe sonorità targate Steve Vai. Paul mostra di sapere mischiare eccellentemente ogni propria influenza, riuscendo a confezionare un lavoro dall'altissimo spessore tecnico e compositivo, che non annoia e che non cade mai nel banale. Se il lavoro dei musicisti è di altissimo livello e sfiora la perfezione, lo stesso non si può dire della produzione, troppo esile e inconsistente; la chitarra non spicca come dovrebbe e viene troppo spesso subissata dagli arrangiamenti dei brani, alle volte invadenti. Discutibile inoltre la scelta di suonare perennemente con la configurazione del pick-up al manico, creando così un suono eccessivamente chiuso e ovattato, privo della necessaria spinta. Per quanto riguarda basso e batteria non ci si può invece lamentare, i suoni sono puliti, incisivi, e riescono appieno a far emergere il tocco squisito degli strumentisti.
Si tratta di un lavoro che è in grado di coinvolgere anche chi non è appassionato del genere e dei dischi strumentali, di un album che segna un ritorno più che gradito sulle scene e che apre a Paul la strada per una carriera da guitar-hero che promette faville. La direzione è quella giusta, ora però attendo un vero full-lenght, magari con una produzione più opportuna.
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