Ennesima fatica per Steve Hackett, storico chitarrista dei Genesis, nonché artista intellettuale e raffinato, sempre alla ricerca di suoni evocativi e spirituali. In quest'opera Steve Hackett è accompagnato dalla formidabile "Underworld Orchestra", infatti "Metamorpheus" si può definire, anche se i tempi di uscita non sono conseguenti, come il successore di "A Midsummer Night's Dream" in cui Hackett mise in musica la splendida commedia di Shakespeare con l'ausilio della Royal Philharmonic Orchestra.
In "Metamorpheus" Hackett mette in scena, in chiave acustico-sinfonico-musicale, il tragico mito di Orfeo e il suo passaggio nel mondo degli Inferi. Il suo amore per Euridice, l'eterno dilemma amore-vita-morte. L'intro acustica e lugubre ("The Pool Of Memory And The Pool Of Forgetfulness") con cui si apre l'album è degna delle migliori colonne sonore del cinema. Puro misticismo, che continua con la più ariosa "To Earth Like Rain" in cui il finger-guitar playng di Hackett è di una maestria assoluta. Da ascoltare poi la magnifica "Song To Nature" e la sua bellissima melodia che descrive l'amore per la vita di Orfeo. Arie di gioa e serenità trasudano da "One Real Flower", song in cui Morfeo evoca lo splendore di Euridice: il tutto eseguito con la chitarra acustica di Hackett che brilla di grazia e leggiadria. La successiva "The Dancing Ground" è un curioso quanto inaspettato walzer in pieno stile rinascimentale che si illumina di luce propria grazie alla magistrale esecuzione dell'Underground Orchestra. La lunghissima (ben 12 minuti!) "The Vast Life" è qualcosa di semplicemente straordinario: è variegata nei suoi passaggi musicali ma contiene così tante emozioni che è veramente difficile non rimanerne affascinati ed estasiati. Il fatto che questa musica sia interamente strumentale può far credere a qualcuno che non vi si possano trovare emozioni, ma un solo ascolto di questo magnifico album potrebbe far ricredere chiunque la pensi così. "The Vast Life" è un connubio di drammaticità, contemplazione, passione, sofferenza, pensieri e desideri che sfociano in "Eurydice Taken", in cui Euridice viene presa da Caronte e nella successiva "Charon's Call": la chiamata di Caronte, cioè la morte di Euridice. Inutile dire che qui le atmosfere si fanno più tristi, malinconiche e oscure, ed è proprio qui che si capisce la bravura con cui Hackett ha masso in musica quest'opera. Ancora buio e tenebre in "Under The World - Orpheus Looks Back" su un ritmo da processione funebre, e che solo i violini e le viole osano sopraffare con i loro eterei suoni. La triste "The Broken Lyre" del desolato Orfeo è una gemma di rara bellezza, con Hackett che pennella delicati ed emozionanti fraseggi di chitarra ricchi di pathos e luce, ma la successiva ed inquietante "Severance" spegne ogni filo di speranza: l'incedere cadenzato terrificante e maestoso nella sua drammaticità ci porta direttamente nelle tenebre più oscure. L'ottimismo ritrovato di "Return To The Realm Of Eternal Renewal" introduce il scintillante finale ("Lyra"), maestoso e commovente inno del trionfo dell'amore sulla morte, del coraggio e della perseveranza sulle asperità della vita.
Uno Steve Hackett ispiratissimo per questa grande opera musicale.
Consigliato a chi vive di emozioni e a chi è ancora capace di sognare.
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