Immagino che la stragrande maggioranza di voi non abbia la minima idea di chi sia Jim Peterik. Ma molti di voi avranno visto il mitico film “Rocky III” e ricorderanno benissimo la canzone-tormentone “Eye of the tiger”, un successo planetario. Ecco, Peterick è colui che la scrisse quando militava nei Survivor. Ma non si è limitato solo a quello. In trentacinque anni dedicati alla musica ha composto, collaborato, suonato, con tutto il gotha del rock-fm made in USA, dai Survivor a Sammy Hagar, dai 38 Special ai REO Speedwagon e così via.
Nel 2000 il nostro Jim ha messo in piedi un suo progetto: chiamare a raccolta i suoi tanti compagni di songwriting per eseguire duetti di grandi successi del melodic rock, ed ovviamente le adesioni sono state molteplici ed entusiastiche. Il tutto è diventato un album, “Jim Peterik & world stage”, pubblicato quell’anno solo per gli States e gratificato di un buon successo di vendite. La rimpatriata si è ripetuta poco tempo dopo durante un concerto e le risultanti live-version compongono la presente edizione per il mercato europeo, con l’aggiunta di cinque brani in studio, tra i quali spicca “The day America cried” scritta da Peterik e Johnny VanZant (Lynyrd Skynyrd) dopo la tragedia dell’11 settembre.
Questa è la storia del disco. Per quanto riguarda la musica è facile intuire che siamo di fronte ad un antologia classic rock di puro ceppo americano, un sommario di hits easy-listening. Anche se registrate dal vivo le canzoni mantengono intatta la loro struttura di facile ascolto, orecchiabili e prive di qualsiasi asperità, sempre ideali per la scalata alle classifiche di vendita vista la loro adattabilità ad un pubblico di massa e non specializzato. Le cose maggiormente meritevoli sono una “Eye of the tiger” più hard rock del solito, la vecchissima “Vehicle”(1970) rock blues di classe composto dallo stakanovista Jim ai tempi degli “Ides of March”, la coppia di brani “Hold on loosely” e “Rockin’into the night” eseguiti insieme a Don Barnes dei 38 Special, ed una focosa versione di “Heavy metal”,colonna sonora dell’omonimo film d’animazione. Le songs da studio smorzano invece gli entusiasmi, tutti lenti struggenti, patinati ed un po’ stucchevoli, oltretutto ispirati da situazioni luttuose il che non contribuisce a sollevare il clima funereo e melenso. Salverei il già citato omaggio ai caduti delle Twin Towers giusto perché c’è di mezzo il grande VanZant, ma in questi casi, lo dico a titolo personale, non capisco mai dove finisce la solidarietà e dove comincia la speculazione e tutto questo sventolare di “Stars and Stripes” degli ultimi tempi mi rende alquanto sospettoso. Propendo per l’onestà anche se i pezzi restano noiosetti. Insomma un disco che può piacere se si è affezionati a gente come Toto, Journey, Night Ranger, Two Fires e simili rock band dal tiro melodico o a chi è ormai alla soglia dell’età pensionabile e vuole ricordare i vecchi tempi senza mettere a rischio le coronarie.
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