Nonostante siano in giro dal 2001, ricordo di essere venuto a conoscenza dei Deathchain solo un paio di anni fa, quando vennero in Italia come opening act del tour Candlemass/Destruction, e per quanto abbia seguito il loro concerto un po’ distrattamente ricordo perfettamente che il loro stile era un thrash abbastanza grezzo e diretto, con qualche sporadico richiamo al death, con riff e ritmiche che riportavano alla mente vagamente i The Crown.
Mi ha un po’ spiazzato, quindi, ritrovarli oggi, con il loro nuovo “Cult of death”, trasformati praticamente in una US style death metal band. Già, perché di thrash c’è rimasto veramente molto poco nella proposta sonora dei finlandesi, mentre i classici riffoni death metal la fanno da padrona, così come i blast beat che li accompagnano. Sicuramente uno degli episodi che hanno contribuito a questo cambio di rotta è stato l’ingresso in formazione del nuovo singer K.J. Khaos, che possiede un discreto growl in stile tipicamente americano e che rimpiazza più che degnamente il vecchio singer Rotten.
Il risultato finale tutto sommato non è affatto male, anche se vi dico fin da subito che in questo cd latitano soluzioni innovative o quanto meno particolari, di quelle che ti restano in testa e ti fanno venir voglia di ascoltare di nuovo l’album. “Cult of death” è un discreto disco death metal, molto aggressivo, compatto, registrato molto bene presso i Seawolf Studios e gli Studio Perkele, ma che lascia un po’ il tempo che trova. Testi e iconografia sono prettamente ispirati al vecchio death di fine anni ‘80 inizio anni ’90, quindi disegni in bianco e nero più o meno satanici, testi marcatamente anti cristiani e comunque molto violenti, che ben si sposano al riffing serrato del leader Corpse. Solo otto i brani presenti, e tutti della durata media di quattro/cinque minuti, come a voler rimarcare l’immediatezza della proposta e la necessità di non lasciar respirare l’ascoltatore.
Echi più che evidenti dei Morbid Angel saltano fuori fin dalla prima traccia, “Deathammer”, dal titolo più che esplicito, mentre potete assolutamente scordarvi richiami al tanto in voga death/thrash svedese, il che da un lato è anche una cosa positiva, visto che non se ne può proprio più di questo tipo di sonorità. Non è il caso di segnalare highlights, in quanto nessun brano spicca più degli altri.
Nonostante questa pecca però il cd, se ascoltato tutto d’un fiato, riesce nel suo intento, e cioè annichilire l’ascoltatore con un assalto sonoro diretto e spietato. Certo, anche un po’ monotono, inutile negarlo, però diciamo che tutto sommato questo “Cult of death” la sufficienza la riesce a raggiungere, anche se un pochino a fatica. Inutile dire che siamo lontani da acts ben più validi come Vomitory o Monstrosity e sicuramente una maggiore varietà della proposta avrebbe forse giovato alla riuscita del cd.
Essendo però un cd quasi di transizione per i Deathchain, possiamo lasciargli il beneficio del dubbio, in attesa di vedere, con la prossima release, se le cose avranno preso la piega giusta, con lo stile dei finnici più delineato e personalizzato. In attesa di ciò godiamoci comunque quest’ultima fatica che è in ogni caso superiore a tante porcherie che invadono i negozi di dischi oggigiorno…
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?