Con questo loro debutto, gli Shadowland esplorano il versante più melodico del prog metal (quello che, per intenderci, partendo dagli imprescindibili insegnamenti di certi Dream Theater, arriva fino a Vanden Plas, Dreamscape, Narnia e Royal Hunt) e lo fanno con perizia tecnica, tocco moderno e idee chiare.
Non sconvolgeranno le Vs. giornate musicali, ma le renderanno quasi sicuramente perlomeno piacevoli, dacchè tutte le canzoni di “Falling” si attestano su uno standard qualitativo di buon livello, con picchi d’ispirazione quali “Can you tell me”, “Turn back home” (molto intrigante la velatura “gotica” che avvolge il brano), la volubile title-track, “Perfection” e “In the end”, e comunque rare evidenti cadute di tono.
Da menzionare anche “Don’t chain my heart”, cover dei favolosi Toto, riproposta in una versione corroborata, un po’ “strana”, forse, per gli irriducibili puristi, ma assolutamente non sgradevole.
Plauso, quindi, a Robert Forse (Heads or Tales, Afterglow), ottimo vocalist dotato d’estensione, colore e plausibile espressività e a Tobias Andersson (Seven Wishes), chitarrista/tastierista competente e sensibile, senza altresì dimenticare la prova di Olle Rode’hn (Poseidon, 007 Big Band) e Magnus Jönsson (Damned Nation), due “comprimari” assai capaci ed affiatati nell’offrire il necessario contributo ritmico.
Ancora piuttosto lontani dal poter ambire alla leadership di settore, gli Shadowland appaiono in ogni caso come dei discreti interpreti di genere, in grado di soddisfare abbastanza diffusamente chi ama la musica fatta da un preponderante cuore melodico, muscoli “metallici” e testa “progressiva”.
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