Ora come ora non è semplicissimo parlare dei Venom… forse perché indipendentemente dalla loro carriera altalenante si tratta comunque di una band storica. Questo però non giustifica il fanatismo, né tanto meno l’avere i paraocchi, come molti fans fanno. È innegabile, infatti, che la loro non sia stata una delle reunion più entusiasmanti degli ultimi anni. Ricordo che quando uscì “Resurrection” fui tra i pochi che non si esaltarono particolarmente, anche se devo ammettere che due o tre brani sopra la media c’erano… Su “Metal black” preferirei non esprimermi per evitare di dover insultare troppo il buon vecchio Cronos… E questo ennesimo nuovo capitolo della storia del gruppo inglese com’è? Beh, “Hell” non è così ignobile come il suo predecessore, ma non è comunque all’altezza del nome stampato in copertina. Sinceramente vedo questo nuovo cd come l’escamotage per tirare su un altro po’ di soldi e soprattutto avere la scusa per poter iniziare l’ennesimo tour e lasciare in vita la band, niente di più.
Ma quanto c’è di vero nei Venom del 2008? Intanto il fatto che sia il solo Cronos a portare avanti la baracca ha il suo peso, perché cmq Mantas e Abaddon avevano il loro stile e l’averli sostituiti ha comunque influenzato, negativamente, il songwriting. Poi c’è questa sorta di lotta inconscia tra il voler a tutti i costi mantenere lo stile dei brani ancorato agli esordi del gruppo e il voler, invece, stare al passo coi tempi, che non funziona affatto. Non basta una registrazione ai limiti del decente per fare un salto indietro ai primi anni ’80, né qualche riff più grezzo e ignorante. È l’attitudine che ormai manca, e il nascondersi dietro titoli ‘malvagi’ non è sufficiente.
Insomma, avrete capito che il giudizio definitivo su questo “Hell” non è dei migliori. Non voglio però buttare tutto alle ortiche, qualche buona intuizione c’è, e soprattutto si sente che la band è più ispirata rispetto a quando ha scritto e inciso “Metal black” (già per il titolo meritavano la crocifissione!!). Brani come “Straight to Hell”, “Evil perfection” o “U.S.A. for Satan” riescono in qualche modo a coinvolgere, ma il senso di appiattimento generale però rimane costante durante l’ascolto.
La cosa però che mi ha colpito più di tutte è la voce di Cronos, che non riesce assolutamente a graffiare come in passato. Suona spenta, poco convinta, anche se più che altro penso che sia un problema di registrazione, abbastanza penosa per quanto riguarda tutto il disco, ma in particolare per la voce. Insomma, un mezzo pasticcio questo nuovo cd degli inglesi. Da un lato mi dispiace vedere una band storica come loro ridotta in queste condizioni, dall’altro mi interessa poco, perché so che mi basterà ripescare “Welcome to Hell” o “Black metal” per riscoprire dei grandi dischi. E soprattutto aspettare che tornino in Italia per vederli dal vivo… in fondo è sempre stata quella la dimensione a loro più consona…
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