I brindisini Missiva debuttano con questo “Sospeso”, disco dalle sonorità rock con accenni blues che a differenza di quello che si sente in giro, almeno in Italia, non ha un particolare gusto melodico, preferendo puntare su certe asperità e ruvidezze, così come ben mostrato già nell’iniziale “Dritto negli occhi”.
Sebbene sia possibile rinvenire, nel sound della band, molteplici influenze, dai Negramaro ai Timoria, ci sono un paio di cose che mi fanno storcere il naso. In primis la voce del singer, assolutamente impersonale e, a mio modesto modo di vedere, il vero punto debole dei Missiva. In secondo luogo la registrazione non è ottimale, con dei suoni un po’ ovattati il che pregiudica anche la voglia della band, e qui siamo al terzo “addebito”, di mostrare la propria bravura tecnica, frutto di un guitarworking aggressivo, che sovente prende il sopravvento su tutto il resto.
Ciò va a discapito delle tastiere, sottoutilizzate, e soprattutto dà spesso l’impressione di comprimere il songwriting di questo “Sospeso” all’interno di strutture condizionate dall’urgenza delle chitarre, tipici esempi sono “Controvento” e “Perché”.
A volte le canzoni hanno un certo gusto retrò, la title-track ad esempio, che pur tuttavia mostrano la corda quanto a personalità e inventiva. I testi, alcuni dei quali sono belli, lasciano a desiderare per il modo in cui si sposano con la musica, con il singer che si limita a cantarli, senza interpretarli. Almeno questa è la mia impressione.
La band prova anche a rallentare, ma ciò non fa che accentuare i problemi che ho evidenziato più sopra, ad esempio “Il mio più grande fallimento” è una lagna quasi insostenibile, e lo stesso si potrebbe dire di “L’occasione”.
Non voglio essere troppo duro con i Missiva, anche perché non vorrei passasse il concetto che sia tutto male in questo “Sospeso”, del quale forse non mi piace l’approccio, il che condiziona tutto. Senza considerare, e non si può negare, che la band ci sa fare con gli strumenti, i quali forse dovrebbero essere messi al servizio delle canzoni e, soprattutto, delle emozioni. Ecco il punto focale, questo disco non mi ha dato emozioni. Senza quelle tutto il resto passa in secondo piano.
Poi c’è sicuramente chi la penserà in maniera molto diversa da me, è questo il bello della critica musicale, che nessuna ha la verità in tasca. La mia però dice che questo disco non mi piace, che questa band deve maturare, che deve imparare a scrivere canzoni con il cuore.
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