Piccoli e grandi cambiamenti in casa
Starbreaker.
Dopo quasi tre anni dall'uscita dell'omonimo album d'esordio, Tony Harnell (TNT, Westworld...), Magnus Karlsson (Allen/Lande, Last Tribe, Midnight Sun, ed ora anche nei Primal Fear) e John Macaluso (Riot, Malmsteen, Ark, TNT...) si ripresentano con il nuovo "Love's Dying Wish, mentre non fa più parte della comitiva il bassista Fabrizio Grossi, sostituito da Jonni Lightfoot.
Novità anche per quanto riguarda le sonorità proposte dal quartetto, che si spinge oltre il classico Melodic Rock, talvolta rendendo i suoni più dark, ed in altri casi conferendogli un taglio più moderno e decisamente più accattivante. Già l'opener "End of Alone" mette in evidenza un sound più aggressivo, dalle ritmiche marcate, chitarre ribassate e l'impiego di diversi effetti, con un Tony Harnell che sfodera una prestazione graffiante.
Da qui in avanti si fa, però poi difficile poter analizzare con cognizione di causa le varie canzoni, a causa delle insistenti voice-over che si sovrappongono alla musica, ricordandoci continuamente che cosa stiamo ascoltando. Infatti, l'unico altro brano libero da questi impedimenti è la titletrack, quella "Love's Dying Wish" che aprendosi sulle note di un piano fa inizialmente pensare ad una ballad, invece i toni si fanno ben presto energici e scattanti, anche se poi quello che ne scaturisce è un feeling triste e malinconico.
L'impressione è comunque quella di trovarci di fronte ad un discreto sequel, dove Tony Harnell e Magnus Karlsson hanno cercato di apportare qualche novità rispetto al passato ma anche verso gli altri progetti che li vedono coinvolti.
Devo comunque riconoscere che ascoltando questo promo non si corre certo il rischio di sbagliarsi nell'identificarli: "
You’re listening to the new Starbreaker album, Love's Dying Wish".
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