Dei Guano Apes, francamente, non sentivo la mancanza. Classica band di rock duro assolutamente artificiosa, buona solo per adolescenti in cerca di emozioni forti i quali, ingannati brutalmente dalla major di turno, si buttano sull'ennesima “next big thing” nella convinzione che si tratti di vera musica dura... lasciamo perdere che è meglio.
Finiti giustamente nel dimenticatoio dopo appena tre dischi, Stefan Ude (basso), Henning Ruemenapp (chitarra) e Dennis Poschwatta (batteria) hanno ora deciso di ritornare sulle scene con un nuovo monicker e un nuovo cantante. Sparita Sandra Nasic, intenta ad inseguire la sua carriera solista, dietro il microfono compare un energumeno di colore che risponde al nome di Charles Simmons, che pare fosse dedito a sonorità R&B prima di entrare in questa band. Mah. Do un'occhiata dubbioso alla copertina in pieno stile cinematografico, a metà strada tra “Sin City” e “American Gangster” (bella ma un po' fuori posto secondo me) e infilo il cd nel lettore. Confesso che credevo peggio. Le sonorità crossover dei Guano Apes sono rimaste sullo sfondo, ma la voce di Charles (gradevole in verità) rende il tutto più morbido e rockeggiante. “For the masses”, titolo scelto per questo debutto, suona proprio come una perfetta dichiarazione di intenti: dodici canzoni semplici ed orecchiabili, a metà strada tra il post grunge da classifica dei Nickelback e le contaminazioni moderne tipiche della band madre, che cercano costantemente il ritornello di facile presa, ma che non disdegnano ogni tanto il riff cattivo, giusto per ricordare agli sprovveduti ascoltatori che sempre di metal si tratta.
Qualche episodio discreto c'è anche (la ballad “In you”, le più energiche “Stupid people” e “Fight back”, che appare costruita per essere la nuova hit da suonare ai concerti), ma nel complesso gridare al miracolo è assolutamente impossibile.
Grande produzione (sempre ad opera del nostro Fabio Trentini, colui che in pratica scoprì i Guano Apes), ottimamente suonato, questo primo lavoro degli IO potrebbe anche diventare un mega platter da top ten (e del resto, con tutto lo schifo che c'è in giro, non sarebbe proprio difficile), ma francamente mi interesserebbe ben poco. Rispetto la scelta dei tre musicisti tedeschi di ripartire da zero e di rifarsi una verginità artistica e faccio loro tutti i miei auguri per il futuro. Detto questo, se avete più di sedici anni vi conviene guardare da un'altra parte.
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