Il Giro del Prog in 28 Giorni - Capitolo 1: Il Periodo Classico

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Pubblicato il:30/05/2016

Tutto è partito da una domanda (che per la cronaca ha formulato Arianna, mannaggia a lei): si può condensare un movimento musicale e artistico che ci accompagna da quasi 50 anni in una manciata di canzoni? Difficile…

Ma ci si può provare.

Immaginiamo di concentrare le nostre orecchie per un mese (28 giorni, i festivi non sono considerati tali in quanto il vero progster si impegna 24 ore su 24), ascoltando una canzone al dì senza esagerare (il prog, si sa, non è proprio musica “ad alta digeribilità”) e alla fine avremo una panoramica incompleta, limitata, insoddisfacente, ma comunque utile per farci un’idea dell’evoluzione di uno dei generi più apprezzati di sempre, in particolare dal pubblico italiano.

Ci tengo a precisare che questa rubrica non si intitola “Tutto il Prog Minuto per Minuto”, si tratta di "proposte d'ascolto", per cui perdonate sin d’ora eventuali e inevitabili omissioni (già immagino le vostre facce indignate nel constatare la mancanza di questa o quella band): solo per i sottogeneri (e.g., Scuola di Canterbury, Krautrock, Zeuhl) servirebbero altri dieci articoli…

Ogni settimana verrà dedicata a un’ipotetica decade (la “banale” suddivisione Settanta, Ottanta, Novanta, Duemila) con alcuni aneddoti, pensieri personali, valutazioni totalmente soggettive e discutibili ma vagamente giustificate e chi più ne ha più ne metta.

Ho cercato di scrivere il meno possibile per lasciare spazio alla musica, spero che questo impegno venga apprezzato.

Confidando in tantissime vostre critiche, vi auguro buona lettura e soprattutto buon ascolto!

Capitolo 1: Il Periodo Classico

È sul finire degli Anni Sessanta che tutto ha inizio. In un’epoca culturale complessa fatta di guerrafondai e figli dei fiori, la musica (soprattutto in Europa) devia dalle certezze imperturbabili degli stilemi blues o della forma canzone per riflettere queste complessità.

Ecco allora farsi spazio nel rock nuovi strumenti (tastiere in primis, ma non solo), strutture più elaborate (che a volte prenderanno il nome di “suite”, termine mutuato dalla musica colta), minutaggi ben superiori ai canonici 3-4 minuti, influenze eterogenee che vanno dalla musica classica alla musica etnica e liriche/grafiche dal forte impatto evocativo e immaginifico (presente le musiche, i testi e le copertine di Jerry Lee Lewis? Ecco, tutt’altro).

Chi è stato l’artefice di tutto ciò? C’è chi dice i Beatles, chi gli Who, chi Hendrix, chi addirittura i Doors o Dylan. Poco importa, a parer mio, era comunque chiaro che da lì a poco la musica non sarebbe mai più stata la stessa…

King Crimson - “21st Century Schizoid Man”

(dall’album “In The Court Of The Crimson King”, Island Records, 1969)

Forse il vero “punto zero” del progressive classico: evoluzione necessaria e non scontata del pop sinfonico di Nice e Moody Blues, apprezzatissimi da artisti del calibro di Tool (con cui hanno condiviso il palco), Voivod e Shining (entrambi hanno coverizzato proprio questo brano), i King Crimson sono la band più rappresentativa di quel “modo di fare le cose” (cit. Robert Fripp) che stava per prendere il sopravvento alla fine degli Anni Sessanta.



Van Der Graaf Generator - “Lemmings”

(dall’album “Pawn Hearts”, Charisma Records, 1971)

Il periodo d'oro del prog è fatto di grandi musicisti ma non di grandissimi cantanti: Peter Hammill dei Van Der Graaf Generator è l'eccezione, un ammaliante ibrido cantante/attore in grado di stregare l'ascoltatore con la sua timbrica particolarissima, ruvida ma al contempo evocativa, perfettamente integrata con il sax e le tastiere dei compagni David Jackson e Hugh Banton.



Jethro Tull - “Locomotive Breath”

(dall’album “Aqualung”, Charisma Records, 1971)

Il prog si tinge di folk grazie al flauto di Ian Anderson che da una parte consente l'avvio di una scuola progressiva italiana (PFM, Banco, New Trolls, Delirium...), dall'altra genera svariati cloni in giro per l'Europa (gli olandesi Focus su tutti) che ci perseguiteranno nostalgicamente fino ai giorni nostri (chi ha detto Blood Ceremony?).



Emerson Lake & Palmer - “Tarkus”

(dall’album “Tarkus”, Island Records, 1971)

Si sa che il prog sdoganò definitivamente la figura del tastierista, fino alla decade precedente considerato un "accessorio" superfluo di supporto al chitarrista principale, ma Keith Emerson andò oltre inventando il power-trio senza chitarre: band come Quatermass, Egg, Triumvirat, i nostrani Le Orme, devono tutto alla determinazione e all'estro di questo geniale, influente e purtroppo recentemente scomparso musicista.



Yes - “Close To The Edge”

(dall’album “Close To The Edge”, Atlantic Records, 1972)

Uno dei vertici indiscussi del periodo: se mai qualcuno dovesse chiedervi cos'è il prog dovreste fargli sentire questo disco, un perfetto equilibrio fatto di brani dilatati e complessi, testi e grafiche immaginifiche (del “guru” Roger Dean), performance strumentali da capogiro.



Premiata Forneria Marconi - “La Carrozza Di Hans”

(dall’album “Storia di un Minuto”, Numero 1, 1972)

Sarebbero veramente troppi gli italiani meritevoli di menzione in questi anni (Le Orme, il Banco del Mutuo Soccorso, il Balletto di Bronzo...) ma la Premiata Forneria Marconi è stata la formazione più apprezzata a livello internazionale: le influenze mediterranee prendono il sopravvento su un tessuto musicale più tipicamente inglese dando origine a qualcosa di mai sentito, quel "Rock Progressivo Italiano" (o RPI) che per i critici più scrupolosi fa storia a sé.



Genesis - “Dance On A Volcano”

(dall’album “A Trick Of The Tail”, Charisma Records, 1976)

Non è sicuramente il brano più rappresentativo dei Genesis ma si può considerare tra i più influenti per le generazioni future di progster (Transatlantic, Flower Kings, scegliete un po' voi): anche senza Peter Gabriel, l’affiatamento dei superstiti Banks, Collins, Hackett e Rutherford è ai suoi massimi, in un tour-de-force intricato ma al contempo accessibile fatto di tempi dispari e virtuosismi che faranno scuola.

Piaciuto l’antipasto? Ne volete ancora? Se la risposta è affermativa ci vediamo qui tra 7 giorni esatti…

Articolo a cura di Gabriele Marangoni

Ultimi commenti dei lettori

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Inserito il 31 mag 2016 alle 14:02

Mannaggia ad Arianna... ahahaha! :D Bell'articolo, molto chiaro e ben fatto! Rubrica interessante che meritava di essere sviluppata!

Inserito il 30 mag 2016 alle 10:46

Amo Ennio :*

Inserito il 30 mag 2016 alle 10:33

E brava Arianna (che ha posto la domanda)! E bravo Gabriele, sempre chiarissimo. Scrivi bene: inutile il gioco "doveva esserci questo o quell'altro brano o quell'altro gruppo". Ci sono solo tonnellate di ottima musica da ascoltare ed approfondire. Anche solo partendo dai dischi da cui sono estratti questi "assaggini" , ci si potrebbe ritrovare in un mare aperto di cd e vinili da acquistare. nota personalissima: "A Trick of the Tail" è il mio disco preferito dei Genesis.