Bathory - La band che cambiò l'Heavy Metal

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Pubblicato il:11/05/2021
Fino a pochi mesi fa c’era un vuoto. Ed ora questo vuoto è stato colmato egregiamente.
Una biografia seria, dettagliata e puntuale dei Bathory, a cura di Fabio Rossi ed edita per la casa editrice Officina di Hank, è finalmente nelle mani di chi non ne ha mai abbastanza de “La band che cambiò l’Heavy Metal”.

Non bisogna farsi ingannare dal numero non esorbitante di pagine (130), ricordiamoci che la band di Quorthon non è particolarmente ricca di cambi di formazione, tour mondiali o clamorosi rigiri. Infatti, oltre ai precisissimi cenni storici, il focus del libro è le opere, sia nell’analisi dei testi, sia dal punto di vista musicale. Non avrebbe avuto senso e sarebbe stato quasi impossibile allungare il brodo a più non posso per raddoppiare il numero di pagine. Tranne per una cosa che mi ha fatto storcere un po’ il naso, ma ne parlo tra qualche riga.

Ho sinceramente apprezzato molto le note a piè di pagina, estremamente specifiche, mirate ed interessanti. Spesso sono curiosità, approfondimenti specifici o precisazioni, che nella narrazione principale avrebbero stonato o fatto perdere il filo del discorso.

In realtà non c’è molto altro da dire, il contenuto, lo ripeto, è ottimo e veramente interessante, ma arriviamo alle due sbavature a cui accennavo. La più superficiale è la copertina.
Grande Odino riesco a contare i pixel!
Davvero questa era l’immagine miglior qualità del quadro ‘Åsgårdsreien’? Io credo che sia importante anche come un libro si presenta, e quindi la copertina. Come per i dischi, è responsabile in buona parte del ‘primo impatto’ con un’opera. Chiaramente non va a scalfire la qualità del contenuto, ma potrebbe far perdere un po’ di credibilità e lettori alla casa editrice e al libro. Se, come spero, ci saranno delle ristampe di questo libro consiglio maggiore attenzione in questo, non tanto trascurabile, dettaglio.

L’altra sbavatura è nelle ultime pagine: un’intervista a Baffo Jorg. Per carità, massimo rispetto, figura leggendaria e importantissima per la scena metal romana, ma cosa c’incastra con la narrazione dei Bathory? Se in quest’intervista fosse stato raccontato un particolare aneddoto su Quorthon, la Black Mark Production o i Bathory, ben venga. Tutto grasso che cola. Ma nessuna di queste entità viene minimamente accennata, nemmeno in mezza riga. Poi non è nemmeno un'intervista esclusiva, inedita o ritrovata in qualche hard disk perduto. Come ci spiega una nota a piè di pagina questa intervista è inclusa in un articolo del 2011 sulla webzine Metallized. Non capisco cosa ci stia a fare in questo libro, tutto qua.

In conclusione è in acquisto assolutamente consigliato per chi vuole approfondire la storia di Quorthon e della sua creatura. Fabio Rossi è uno che sa fare ricerca per davvero.

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Articolo a cura di Carlo Masoni

Ultimi commenti dei lettori

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Inserito il 13 mag 2021 alle 18:01

La copertina è davvero respingente. Pixel enormi, il logo della casa editrice e dell'autore buttati a caso, la scelta del font (è simile ma non uguale a quello dei Bathory, che pure è un semplice blackletter copyright free che si trova ovunque). Del contenuto non parlo perchè ancora non ho letto, ma un pochino di cura in più nella presentazione non costava molto.

Inserito il 12 mag 2021 alle 09:18

Carlo bella recensione, dopo averla letta, sono corso sul sito dell'editore per farla mia, perchè una lacuna pesante è stata colmata, non vedo l'ora che arrivi!