(08 luglio 2009) PFM suona De Andrè - 08 Luglio 2009 (Ippodromo Capannelle, Roma)

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Dopo la bordata dei Testament (con annessa compagnia di Kreator e Cathedral) è il turno di un'altra leggenda del Rock internazionale, è proprio il caso di dirlo, mi sto riferendo alla nostrana PFM (Premiata Forneria Marconi). Una formazione che insieme a pochi altri in Italia ha saputo esportare una proposta estremamente originale e dinamica. Che la loro concezione del Progressive Rock sia ormai assodata ai favori della storia è un semplice dato di fatto, che abbia addirittura influenzato la mente creativa ad esempio degli Opeth, ed in particolare del loro mastermind Mikael Åkerfeldt (che per sua ammissione è un grande appassionato del Progressive Rock Italiano d'annata) è invece il segnale di un dinamismo che va oltre gli sterili steccati dei "generi" musicali.

La serata è quella delle grandi occasioni, perchè proprio trenta anni fa usciva sul mercato un live molto speciale, in cui la PFM faceva da accompagnamento a De Andrè in un tour promozionale che toccò tutta la penisola, un connubio perfetto che fondeva gli arrangiamenti complessi e ricercati della band di Franz Di Cioccio alla poesia del mai troppo compianto Faber, al di là dei gusti musicali. Ad essere onesti ogni tanto la PFM se ne esce con delle serate che ripropongono alcuni estratti da quello storico disco, però mai come stavolta l'occasione è ghiotta per mostrarsi dinanzi ad un pubblico numeroso, una sorta di cerimonia atta anche a far vedere/ascoltare nella prima parte i brani di De Andrè, e nella seconda i loro pezzi storici, l’ennesima dimostrazione che dopo decenni di musica è ancora lontano il tempo del pensionamento (almeno per quanto riguarda l'attività live).

Senza gruppi spalla o intermediari di sorta il concerto inizia in maniera estremamente suggestiva con Bocca Di Rosa e La Guerra Di Piero, eseguita in maniera alquanto potente, con un pubblico completamente prigioniero nell'accompagnare il ritornello, per poi andare a ripescare la sarcastica ironia (ma non demenziale) di Un Giudice, tutti brani che hanno fatto la storia della musica d'autore Italiana, rivista in questa sede in maniera più complessa e costruita ma sempre con quell'impatto che lascia il segno. Una cosa che molte band Metal piene di chitarroni nemmeno si sognano. L'omaggio segue senza sosta andando a ripescare Amico Fragile, in cui un esperto Mussida da sfogo a tutte le sue capacità musicali in un assolo dalla grande maestria, magari un tantino sporco e grezzo, ma dalla forte e viscerale anima live. Fra un omaggio a De Andrè e il racconto di piccoli aneddoti in riferimento a quella storica tournè del 1979 vengono eseguiti anche i cavalli di battaglia della PFM, fra cui una potentissima E' Festa, la famosissima Impressioni Di Settembre e anche Maestro Della Voce, in cui la band si prodiga in una serie di improvvisazioni degne del più grande Progressive Rock. Ovviamente non viene nemmeno dimenticato il "periodo Americano" con un estratto da Photos Of Ghosts, disco che oltre oceano fece letteralmente il botto e permise a Di Ciccio & co. di girare in lungo e in largo gli USA. Fra l'altro non è mai troppo tardi per ricordare come la PFM sia stata la vera prima Rock band a "sfondare" oltre confine, lasciando il segno soprattutto per quanto riguarda il fattore artistico, e non solo quello statistico.

Verso la fine c'è ancora tempo per una dirompente canzone che già di per se si rivela estremamente trascinante, figuriamoci se eseguita in un contesto come quello di questo concerto che a questo punto non conosce più barriere e mette in mostra un gruppo ancora fresco e potente, mi riferisco ad una esecuzione perfetta de Il Pescatore, cantata ed accompagnata in coro da un pubblico sempre presente. Dopo quaranta anni dal loro esordio la PFM sembra avere tutta l'intenzione di macinare ancora tanta musica dal vivo, conservando un'energia dirompente, che al momento giusto viene sfogata con classe e perizia. Come per il Banco Del Mutuo Soccorso vale anche per loro il discorso che ho fatto nel precedente live report, ossia che non è adesso il momento di scrivere il disco definitivo, anzi ci vuole coraggio a etichettare dischi come Seredenpity "fondamentali", però è sempre un piacere vedere dal vivo questo spicchio di Storia della musica.

Foto a cura di Emanuele Lituri.
Report a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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