(28 novembre 2009) Kolony Metal Fest - Ahab + In Mourning + guests

Info

Provincia:BS
Costo:15 euro
Dopo aver vagato alla cieca nella campagna lombarda alla ricerca dell'Olden Live Club, il Vostro Affezionatissimo, in quest'occasione accompagnato dal fido Sentenza, riesce finalmente a giungere al locale con circa un'oretta di ritardo rispetto all'orario di inizio indicato sulla locandina. Fortunatamente la "sana" abitudine tutta italica di cominciare i concerti dopo la "mezz'ora accademica" questa volta ci viene in aiuto, e ci permette di entrare all'Olden poco prima che gli italiani Sunpocrisy diano il via al Kolony Metal Fest.

Sunpocrisy

Premetto che non avevo mai ascoltato una nota di questa giovane band, autrice di un solo EP intitolato "Atman", ma una volta che il gruppo da fuoco alle polveri, nonostante un'acustica non proprio impeccabile a causa della conformazione del locale (un capannone sostanzialmente a forma di parallelepipedo), si percepiscono le enormi potenzialità dei Sunpocrisy. Un metal deatheggiante e dalle venature progressive, con alternanza di voce pulita e growl, tra momenti più furiosi e altri maggiormente compassati ed in generale con pezzi piuttosto dilatati come durata e ricercati come struttura. Mezz'ora di esibizione e solamente tre pezzi che comunque lasciano ben sperare per il futuro dei Sunpocrisy. Promossi e da rivedere!


Dominance


Già dal soundcheck capisco che questi Dominance, anch'essi perfetti sconosciuti per le mie orecchie, potrebbero potenzialmente fare al caso mio, d'altronde un cantante con la maglietta dei Terrorizer è da sempre un ottimo biglietto da visita. Ed effettivamente quando il gruppo inizia a suonare il death metal permea l'aria. La resa sonora non permette di seguire troppo agevolmente l'andamento dei pezzi, certamente molto violenti anche se talvolta stemperati da momenti meno cattivi, ma da cui emerge soprattutto l'abilità del chitarrista solista e la voce potente del cantante. In generale pare tuttavia fuori luogo la tendenza ad allungare troppo i brani, trascinandoli oltre il necessario. Certamente una conoscenza preventiva dei brani sarebbe stata buona cosa per una migliore valutazione dei Dominance. Mezz'ora anche per loro per infiammare i (purtroppo) pochi presenti, che comunque seguono abbastanza interessati l'esibizione del gruppo. Nota di merito per la riproposizione di "Tough Boy" del sempiterno Ken Shiro!


Black Sun Aeon


Inspiegabilmente in bassa posizione nel bill, è ora il turno dei finlandesi Black Sun Aeon, autori di quel bellissimo disco intitolato "Darkness Walks Besides Me" che io stesso ho recensito non troppo tempo addietro. La band sale sul palco e si presenta con una formazione quantomeno bizzarra, con il batterista a ricoprire il ruolo di voce principale, un chitarrista ad occuparsi delle clean vocals e l'altro chitarrista di alcune parti growl. Niente bassista quindi, ed un pc con varie orchestrazioni ed intro registrate. La band sul palco è fredda e glaciale come il paese da cui proviene e si limita a suonare senza dare nessun segnale di interazione con i presenti, se si esclude un laconico "Thank You" a fine show. Il repertorio in mano ai Black Sun Aeon non è certo esteso, tocca quindi riempire la mezz'ora di tempo con alcuni estratti dall'unico full length: dopo l'intro "A Song For The Introduction" si parte subito con "A Song For My Wrath". Il gruppo suona compatto e subito si palesa la differenza a livello di carisma ed esperienza rispetto ai due gruppi d'apertura, riproponendo in maniera fedele al disco i brani. Il tempo non è molto, tocca quindi a "A Song For My Demise", "A Song For My Sorrow" e "A Song For My Weakness" e per finire "A Song For My Winter", che chiude un'esibizione convincente, anche se "viziata" da un'eccessiva freddura dei tre musicisti che almeno due parole potevano dirle.

Setlist:

A Song for the Introduction
A Song for My Wrath
A Song for My Demise
A Song for My Sorrow
A Song for My Weakness
A Song for This Winter


Grinning Shadows


Dopo la bella esibizione dei Black Sun Aeon mi appresto ad ascoltare questi Grinning Shadows (sono improvvisamente saltati i The Cold Existence), per i quali viene installata una tastiera sul palco. La band proveniente dalla provincia di Mantova infatti propone un metal dai tratti gotico-sinfonici sottolineati dai passaggi onnipresenti di tastiera e dalla voce pulita e melodica della cantante, ai quali fa da contraltare la voce del cantante principale ed alcuni frangenti in cui il chitarrista si lancia in un cantato growl che da maggiore incisività ai brani. Personalmente avrei invertito nell'ordine di esibizione i Grinning Shadows con i Black Sun Aeon, ma tant'è: il gruppo non riesce a coinvolgere il pubblico che durante la loro esibizione pare più occupato a farsi gli affari propri e a trangugiare birra che altro. I tentativi di movimentare la situazione da parte del cantante e della singer non sortiscono effetto e dopo mezzora il gruppo termina il proprio spettacolo non lasciando alcun segno del loro passaggio sulle assi del Kolony Metal Fest.


In Mourning


E' finalmente arrivato il momento dei gruppi caldi, quelli per i quali mi sono preso veramente la briga di venire fino all'Olden Club. Il disco d'esordio degli In Mourning intitolato "The Shrouded Divine" gira tuttora in loop nel mio stereo ed è uno degli album più belli ed emozionanti degli ultimi anni. La curiosità di sentire questa giovane e promettente realtà del metal contemporaneo è quindi tanta: la band sale sul palco con ben tre chitarre ed attacca con "The Shrouded Divine", opener del disco, coinvolgendo da subito i presenti che evidentemente conoscono bene il brano in questione. I giovani musicisti sono in palla, saltano, corrono, si dimenano e soprattutto SI DIVERTONO, e non serve certo un esperto di psicologia per stabilirlo, basta guardare il sorriso stampato sulle loro facce. L'esibizione prosegue con "In The Failing Hour", altro brano killer che adoro alla follia, con gli In Mourning che si dimostrano musicisti preparati e si mantengono fedeli alle registrazioni su cd sia nelle parti più death che in quelle acustiche. Per l'occasione il gruppo propone anche un brano inedito, tratto dal nuovo album che uscirà a gennaio: il pezzo si intitola una cosa come "Smoke" (scusate, non ho capito bene LOL) e ricalca sostanzialmente lo stile del primo disco, anche se ovviamente un ascolto live non è proprio affidabile al 100%. Dopo la splendida trippletta "Amnesia"-"By Others Considered"-"Grand Denial", è ancora la volta di un nuovo brano inedito del quale francamente non ho afferrato il titolo e per il quale valgono le medesime cosiderazioni dell'altro pezzo. La chiusura del concerto, molto convincente ed esaltante, è affidata a "The Black Lodge", altro pezzo da novanta contenuto in "The Shrouded Divine". Il pubblico saluta calorosamente gli In Mourning e ringrazia sentitamente per la splendida prova. Speriamo di rivederli presto, magari di supporto al nuovo album.

Setlist:

Shrouded Divine
In The Failing Hour
Nuovo brano (Smoke?)
Amnesia
By Others Considered
Grand Denial
Nuovo brano (sticazzi)
The Black Lodge


Ahab


Tanta era la voglia e la curiosità di sentire dal vivo i tedeschi Ahab, dei quali adoro letteralmente i due capitoli discografici che in pochissimi anni li hanno lanciati nell'Olimpo dei grandi nomi in ambito funeral doom. Ammetto che la paura di un effetto "sonnolento" della musica del gruppo c'era, ma fortunatamente nulla di tutto questo è accaduto, nonostante gli Ahab abbiano iniziato a suonare verso l'1.30 di notte. Si attacca con l'opener del nuovo disco "Yet Another Raft Of The Medusa (Pollard's Weakness)", e subito la voce profonda e gutturale di Daniel Droste mi ammalia e mi stupisce, uno dei growl più belli che abbia mai sentito in vita mia. La musica poi è epica, straziante, possente, la sensazione che si prova è quella di trovarsi dinnanzi ad un'enorme onda, imponente, terrificante ma allo stesso tempo estremamente affascinante, simbolo della supremazia della natura rispetto all'uomo. Sono in estasi mistica in prima fila a seguire il concerto e noto con piacere come non sono l'unico a conoscere a menadito la discografia del gruppo, che procede con un estratto da "The Call Of The Wretched Sea", ossia "Old Thunder". Non ci sono veramente parole per descrivere l'emozione che il gruppo riesce a trasmettere al pubblico, seppure non numeroso, totalmente in balìa del nautik funeral doom dei tedeschi, tra momenti funerei e bordate di batteria e chitarra. Dopo le maestose "The Divinity Of Oceans" e "Below The Sun", veramente da pelle d'oca, i tedeschi battezzano la loro prima calata italica (speriamo non l'ultima!) con un brano mai suonato dal vivo, la meravigliosa "O Father Sea" tratta dall'ultima fatica in studio. Non c'è spazio per la noia o per la stanchezza, le onde del mare riempiono il cuore e l'anima dei presenti che si lasciano andare al loro scrosciare con la stessa arrendevolezza di un naufrago ormai esausto. "E il naufragar m'è dolce in questo mare". C'è giusto il tempo per la conclusiva "The Hunt", giusto sigillo ad un concerto forse non per tutti, ma certamente intenso e sentito, un'esperienza mistica più che musicale, un viaggio in mare aperto alla scoperta di se stessi. Gli Ahab hanno suonato un'ora circa, ma vi assicuro che ognuno dei presenti avrebbe voluto che suonassero all'infinito, perchè la loro esibizione è stata di un'intensità tale che è stato un delitto mortale dover porre inevitabilmente fine al concerto.

Setlist:

Yet Another Raft Of The Medusa (Pollard's Weakness)
Old Thunder
The Divinity Of Oceans
Below The Sun
O Father Sea
The Hunt

Un grandissimo e sincero coomplimento alla Kolony Records per aver allestito un festival di questo tipo, ben lontano dai nomi altisonanti e più concentrato a promuovere realtà underground, italiane e non, che si sono dimostrate di grandissima qualità e livello, e che hanno dato il 100% pur suonando di fronte ad un pubblico non troppo numeroso. Nota di merito anche i prezzi delle bevande e del cibo (di una discreta varietà e di ottima qualità), finalmente un po' di rispetto per coloro che si recano ai concerti con l'intento di supportare la musica di un certo spessore.

Attendiamo quindi con ansia l'edizione 2010 del Kolony Metal Fest!

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 30 nov 2009 alle 13:43

che ti sei perso graz

Inserito il 30 nov 2009 alle 12:09

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