(19 gennaio 2008) Illogicist - 19 Gennaio 2008 (Fronte del Porto, Genova)

Info

Provincia:GE
Costo:Gratuito
In data sabato 19 gennaio 2008 gli Illogicist prendono possesso del palco del Fronte del Porto, locale ubicato proprio dirimpetto al mare che s’apre davanti ai moli più antichi del capoluogo ligure.
La band, fresca di pubblicazione del proprio secondo album, si presenta a Genova scortata da due formazioni locali che si sono accollate l’onere di retribuire la trasferta degli aostani. Onore a loro per tale azione che si è concretizzata in una serata ad ingresso libero e per giunta senza obbligo di consumazione.

Per motivi logistici (il palco è inserito nella struttura d’un ristorante) il sipario s’alza solo a serata abbondantemente inoltrata. Sono, infatti, le 23:30 quando la prima band si presenta al pubblico, trattasi dei Rust, già visti di spalla ai Last Rites.
In quel frangente il combo deluse, ed anche in quest’occasione non mostra d’aver posto rimedio a tutti i limiti che s’erano evidenziati sul palco del Sound Village nonostante la formazione fosse, questa volta, al completo (in precedenza mancava una chitarra). Non mi dilungherò nella disamina dell’esibizione dei Rust in quanto scevra di cambiamenti positivi rispetto a quella passata, ribadisco tuttavia che il gruppo ha la necessità di definire i canoni sonori entro i quali intende muoversi (non bastano un paio di cover dei Metallica per erigersi a band thrash metal) e successivamente costruire uno stile più personale e coinvolgente rispetto a quanto sino ad ora si è ascoltato.

A mezzanotte precisa è il momento degli Asylum, band anch’essa locale che condivide parte della formazione coi precedenti Rust. I cinque genovesi hanno a disposizione ben un ora di tempo durante la quale propongono un repertorio sulla carta etichettato come death metal, ma alla prova dei fatti risultante una commistione di ritmica stoppata e voce metalcore, amalgamati da una matrice sonora che strizza l’occhio al Gotheborg style tanto caro alla scena estrema post 1995.
Con questi presupposti la serata non riesce ancora a sfociare in qualcosa d’interessante, anche le cover di In Flames (Episode 666) ed Hypocrisy (Adjusting the sun) poste a spezzare il repertorio autografo della band cementano l’impressione che di death metal degno di tale etichetta, in questa serata, non se ne ascolterà una nota.
Per fortuna gli Asylum, prima di accomiatarsi dal folto pubblico che comunque li apprezza, smentiscono almeno in parte l’impressione poc’anzi menzionata, proponendo una lusinghiera cover di Where the slime lives dei Morbid Angel, che conduce finalmente la serata sui canoni che le dovrebbero appartenere.

Archiviata anche la seconda band di supporto, s'attende la partenza degli Illogicist, che dopo un breve soundcheck davanti ad un locale che nel frattempo s’è letteralmente svuotato (che tristezza…) attaccano all’una precisa incentrando lo show sulla propria uscita discografica più recente, da cui estraggono The Insight eye, The absolute or nothing, Core, Rooms of emptiness e Be my guide. Knowledge curse e The soul feeder provengono, invece,dall’album d’esordio, ma essendo stilisticamente identiche all’ultima fatica degli Illogicist, s’incastrano benissimo in mezzo al resto dei brani proposti. In una serata del genere non manca quasi mai il tributo a quelli che sono considerati i padri di un certo modo d’intendere il metal estremo, ecco quindi che il gruppo si cimenta con successo nell’esecuzione di Scavenger of human sorrow dei Death che va a chiudere la parentesi genovese degli Illogicist.

A posteriori va elogiata la qualità esecutiva mostrata dal quartetto, che ha dimostrato di sapersi ripetere ai medesimi livelli sia in studio, che dal vivo. In quest’ultimo ambito, tuttavia, la band ha ampi margini di miglioramento, in quanto la resa sul palco è ancora piuttosto fredda e statica, fatta eccezione per Ambrosi che risulta essere il più sciolto quando s’esprime col proprio strumento.
Piccolo appunto anche per la batteria, di cui non ho apprezzato lo smodato uso di trigger sulla gran cassa che ha contribuito notevolmente a rendere asettici i pezzi, per altro a fronte di un batterista che il proprio mestiere è in grado di farlo benissimo senza tanti orpelli elettronici tra i piedi e comodamente a discapito di qualche battuta in meno col doppio pedale.
Nel complesso, comunque, gli Illogicist hanno firmato una pregevole esibizione, che nonostante la natura ostica del genere proposto, non è incorsa in sgradevoli indigestioni uditive.
Report a cura di Luca 'Orphen' Recla

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 11 mar 2008 alle 13:35

E' cmq un discorso che non centra con il tuo report, che tra l'altro è ottimo, mi hai solo dato lo spunto per parlare di questo argomento...Sempre mio parere personale...non è che muovendosi sul palco si diventa comunicativi, è la musica che deve essere comunicativa; ci sono gruppi che hanno un'ottima presenza scenica senza scapocciare o saltare da una parte all'altra, ma riescono comunque ad attirare l'attenzione delle persone ed ipnotizzarle per tutta la durata del concerto. E' cmq un discorso spinoso su cui si potrebbe discorrere per ore! :) Tornando al trigger, per far sentire tutti i colpi dell parti di cassa veloce, ci vuole un minimo di strumentazione adeguata, microfoni appositi, compressori ecc. Lo dico con cognizione di causa perché faccio il fonico di mestiere. E anche io prediligo suoni più naturali di batteria. Il problema è che, coem ti dicevo, per un batterista che suona ad un certo livello, è fondamentale sentire la propria cassa, come è fondamentale per chi suona su un palco, e il trigger aiuta, perché non c'è bisogno di microfoni, compressori eq e null'altro per avere il tuo bel suono di cassa, lo imposti, ed hai sempre lo stesso in qualunque locale suoni, che ci sia il fonico oppure no. Solitamente si tendono ad usare entrambi, sia il segnale del microfono, sia quelle del trigger, per avere un suono grosso ma allo stesso tempo definito. Ma in un locale come il Fronte del Porto...ci siam dovuti portare noi il mixerino per la voce...è detto tutto. Non è sicuramente un locale ottimizzato per la musica dal vivo. C'è si un piccolo impianto, ma che va bene a malapena per riuscir a far sentir la voce. Luca

Inserito il 11 mar 2008 alle 13:18

Il trigger non è un orpello elettronico, è l'unico modo per fare sentire la cassa in un locale sprovvisto di qualsiasi tipo di supporto tecnico, di microfoni, di monitors, di fonico. E dato che ahimé in Italia è così per la maggiorparte dei locali, è praticamente una scelta obbligata per far sentire tutti i colpi. Da ignorante in materia posso dirti che di gruppi privi di particolare strumentazione ne ho ascoltati diversi, eppure la cassa l'ho sempre sentita, anche più nitidamente di quanto non mi sia capitato al Fronte del Porto. Meglio una cassa che può sembrar sintetica che una cassa che non si sente a mio avviso, ed in secondo luogo, ormai su tutti i cd che si ascoltano le batterie sono al 99,9% triggerate, post-editate, ecc, quindi definirlo orpello mi sembra inappropriato. A mio avviso è preferibile una cassa che suona come tale, il sintetico lo lascio ad altri. Non a caso, il 99,9% delle produzioni di batteria degli ultimi 10 anni non le sopporto. Questione di come si percepisce ciò che si ascolta. Per quanto riguarda la resa sul palco, mio parere personalissimo, non bisogna perforza scatenarsi per essere caldi: questo è uno stereotipo del mondo metal. Nel mio caso preferisco guardare negli occhi le persone che ho davanti invece che scappocciare. Hai perfettamente ragione, è una questione personale, nel report infatti mi sono limitato a riportare quello che io ho avvertito vedendovi. Ognuno ha il proprio modo di esternare le emozioni: mi piacerebbe però sapere perché nessuno oserebbe dire che i Death sul palco erano freddi e statici, oppure che i Necrophagist sono freddi e statici...eppure non mi sembra di aver mai visto Chuck Schuldiner far roteare la testa come un toro, ne saltellare da una parte all'altra del palco come Dave Murray. :) I Death del periodo "tecnico" erano sicuramente statici e poco comunicativi. Il fatto che nessuno si azzardi ad affermarlo è frutto di una sudditanza psicologica che non ha nessuna ragion d'essere.

Inserito il 11 mar 2008 alle 10:05

Il trigger non è un orpello elettronico, è l'unico modo per fare sentire la cassa in un locale sprovvisto di qualsiasi tipo di supporto tecnico, di microfoni, di monitors, di fonico. E dato che ahimé in Italia è così per la maggiorparte dei locali, è praticamente una scelta obbligata per far sentire tutti i colpi. Meglio una cassa che può sembrar sintetica che una cassa che non si sente a mio avviso, ed in secondo luogo, ormai su tutti i cd che si ascoltano le batterie sono al 99,9% triggerate, post-editate, ecc, quindi definirlo orpello mi sembra inappropriato. Per quanto riguarda la resa sul palco, mio parere personalissimo, non bisogna perforza scatenarsi per essere caldi: questo è uno stereotipo del mondo metal. Nel mio caso preferisco guardare negli occhi le persone che ho davanti invece che scappocciare. Ognuno ha il proprio modo di esternare le emozioni: mi piacerebbe però sapere perché nessuno oserebbe dire che i Death sul palco erano freddi e statici, oppure che i Necrophagist sono freddi e statici...eppure non mi sembra di aver mai visto Chuck Schuldiner far roteare la testa come un toro, ne saltellare da una parte all'altra del palco come Dave Murray. :)