(03 agosto 2013) Armageddon In The Park 2013

Info

Provincia:CB
Costo:non disponibile
Chi l’avrebbe detto qualche anno fa che ci saremmo ritrovati qui tutti insieme a festeggiare la decima edizione dell’Armageddon In The Park?
Partito un po’ in sordina, è piano piano cresciuto (un po’ troppo lentamente, a dirla tutta…), arrivando nelle scorse due edizioni a presentare i primi nomi stranieri (Onslaught, Master, Gama Bomb, Vader…), oltre ad avere da sempre un occhio di riguardo per la scena nostrana, sia a livello underground, che attraverso i nostri nomi di spicco (Bulldozer, Sadist, Extrema, Necrodeath, Sabotage, e via dicendo…).
Giunti, appunto, alla decima edizione, si è però verificato un fatto strano… gli organizzatori hanno deciso di fare un piccolo passo indietro, presentando di nuovo un bill tutto italiano…
Nulla da dire, per carità, relativamente ai nomi coinvolti, ma più di qualcuno ha storto un po’ il muso e ha visto questa mossa come una sorta di retrocessione. E la presenza di pubblico leggermente inferiore al solito è forse imputabile anche a questo motivo…
Ad ogni modo, gli organizzatori hanno deciso di impostare il tutto come una sorta di festa per il decennale, richiamando quei gruppi che durante le scorse edizioni avevano riscosso più successo (Bulldozer e Necrodeath su tutti), puntando tutto sulla Sacra Triade, insieme per la prima volta nella storia, e inserendo qualche nuovo nome, sempre nostrano. Scelta azzardata? Scelta riuscita? Come detto, i paganti non erano tantissimi, quindi qualche interrogativo nasce spontaneo, anche se in parte la carenza di persone è stata dovuta anche alla sovrapposizione con il Baloma Bikers Fest, altro appuntamento fisso qui in Molise, che ha fatto un po’ sparpagliare la gente…
Riflessioni a parte, per il resto si è trattato del solito Armageddon, con gli immancabili stand di arrosticini, gli stand di merchandising, la solita atmosfera festaiola, e un bill, per la prima volta, allargato a ben dieci band, peraltro quasi di altrettante regioni d’Italia, in pratica rappresentata per metà… Ma vediamo nel dettaglio cosa è successo in questo infuocato (totmila gradi all’ombra) 3 Agosto 2013…

NEKA
Quasi in perfetto orario sulla tabella di marcia e sotto un sole che definire cocente è dir poco, fanno il loro ingresso sul palco i brutal deathsters Neka, direttamente dalla vicina Foggia. Scaldare gli animi in queste condizioni non è affatto un’impresa facile (temperatura a parte), ma i foggiani ce la mettono tutta, nonostante l’esigua presenza di persone sotto il palco. Il loro brutal è discretamente tecnico, e proprio per questo motivo non di facile presa, soprattutto su un palco mediamente grande come quello dell’Armageddon, quindi a parte qualche irriducibile o qualche maniaco del genere, non sono in molti a sfidare la calura per seguire da vicino lo show. Buona la prova dal punto di vista tecnico, ma i nostri non riescono proprio ad instaurare un rapporto di simbiosi col pubblico, che resta decisamente freddino, a causa, forse, anche di una performance abbastanza statica… Sicuramente in un ambiente più raccolto la proposta dei nostri risulterebbe più convincente. Per ora devono accontentarsi di una sufficienza, visto che hanno svolto senza sbavature il loro compito (quello di aprire le danze), ma niente più…

Tracklist:
AMATERASU’S
AZEEM AMAN
ASTONISHMENT
MUDRAS GESTURE
A DEADS FLESH
ARCHITECT
CAGE OF FEAR

IGNITION CODE
Cambio radicale di proposta quando sul palco salgono gli Ignition Code. Qualcuno dei presenti avrà sicuramente riconosciuto tra le loro fila due membri dei Sawthis, band abbastanza nota da queste parti, e dalle prime note suonate si capisce che anche la proposta non è molto distante da quella dei cugini, visto che si tratta di un metalcore dal piglio decisamente moderno. Pur se questo è un genere solitamente poco accettato dal pubblico dell’Armageddon, devo ammettere che la perizia dei nostri è talmente alta che anche i più scettici sono riusciti ad apprezzarne la prova. Coinvolgenti, divertenti, nonostante il genere mi stuzzichi ben poco devo constatare come gli abruzzesi siano riusciti nell’impresa di far assiepare il primo nucleo significativo di persone sotto il palco, con una prova convincente, da veri professionisti. E hanno anche avuto i suoni forse più nitidi e potenti di tutta la serata, cosa non da poco, che ha contribuito senz’altro alla riuscita del loro show, alla fine uno dei migliori di tutta la giornata…

Tracklist:
THE ILLUSION OF THE OBSERVABLE
MIKROKID
NOTHING LEFT
THE SILENT JUDGE
M.S.P.
GAME GEAR



DEWFALL
Ci spostiamo a Bari, con l’ingresso on stage dei Dewfall, e del loro death/thrash gelido e pregno di richiami black metal. Una scelta alquanto azzardata relativa al brano di apertura, poco d’impatto e troppo atmosferico, e qualche problema di audio, soprattutto per quanto riguarda le chitarre, ha fatto partire in salita l’esibizione dei pugliesi. Fortunatamente i nostri non si sono lasciati scoraggiare, e nel corso dell’esibizione sono riusciti a recuperare terreno, riuscendo a strappare più di qualche applauso. Buona la tenuta scenica, anche se leggermente distaccata, e ottima la prova esecutiva, fattori che hanno portato più di un curioso sotto il palco per seguire la proposta del gruppo. Tra i brani quello che ha riscosso più successo è stato senz’altro “Painful death lake”, forse perché ne è stato girato un video clip e quindi più di qualcuno lo conosceva già. In definitiva una buona prova quella dei Dewfall, sicuramente niente di epocale, ma assolutamente degna di una sufficienza più che piena, visto anche che finalmente la gente sotto il palco inizia a raggiungere un numero ragguardevole…

Tracklist:
THE ETERNAL FLAME OF ATHANOR
PAINFUL DEATH LAKE
MOON DAGGER
APOSTASY OF HOPES

PLANAR EVIL
Terminata abbastanza velocemente l’esibizione dei Dewfall, è ora la volta dei Planar Evil. Gioca in casa la band capitanata dal singer Mark Evil, ed è quindi normale che la gente sotto il palco quasi raddoppi rispetto a quella presente per i primi tre gruppi. Il loro thrash è abbastanza semplice e d’impatto, quindi si inizia a vedere anche qualche timida pogata nel pit, nonostante l’audio non sia dei migliori, con un suono un po’ impastato. Per la band molisana si tratta di una reunion dopo uno stop di qualche anno, e quindi non è mancato qualche errore qua e là, dovuto senza dubbio ad un po’ di ruggine accumulata durante questo periodo di pausa. Poco grave, ciononostante i nostri riescono a coinvolgere, anche e soprattutto grazie al simpatico Mark Evil, che ha un modo tutto suo di interagire col pubblico, e ad una prova poderosa del batterista Amilcare. Per l’occasione i thrasher hanno deciso di riproporre i brani del primo demo “Land of doom”, giocando così sul sicuro, visto che si tratta di brani noti, ma c’è stato spazio anche per un inedito, “Burn”, che, suppongo, andrà a far parte di un prossimo CD in lavorazione. A parte qualche sbavatura, ottima prova per i Planar Evil, che portano a casa numerosi applausi e consensi…

Tracklist:
LAND OF DOOM
ONLY CRIMES
INSANE
RUN AWAY
GOD ILLUSION
BURN
IN FRONT THIS STORM



BATTLE RAM
Approdiamo nelle Marche, perché stanno per fare il loro ingresso on stage gli epicissimi Battle Ram, band di grande esperienza, che può vantare apparizioni all’estero di notevole importanza, in vari festival internazionali. E, bisogna ammetterlo, il gap si sente proprio tutto… La combriccola capitanata da Gianluca Silvi è decisamente un passo avanti rispetto ai gruppi saliti on stage fin’ora… La differenza è notevole, i nostri sono assolutamente a proprio agio sulle assi del palco, e sono riusciti a strappare consensi calorosi fin dalla opener “Burning lives”. Ottima la prova vocale del singer Franco Sgattoni, in possesso di un’ugola davvero notevole, così come quella dei suoi compagni di merenda. L’epic metal proposto dai nostri è sapientemente bilanciato da innesti US power che rendono il tutto più gustoso e coinvolgente, accompagnato fortunatamente anche da un audio non perfetto ma che piano piano è migliorato decisamente. Silvi da sfoggio del suo gusto in fase solista, e dà anche manforte a Franco per quanto riguarda le doppie voci, e se a questo aggiungiamo brani che da soli sono in grado di entusiasmare anche i più estremisti, capirete come per i Battle Ram rapire la platea sia stato come rubare le caramelle ad un bambino. Quando poi al termine dello show è partita “Battering ram”, i cori si sono davvero sprecati, per quello che è forse il loro cavallo di battaglia più conosciuto…

Tracklist:
BURNING LIVES
THE STONE
BEHIND THE MASK
I AM HM
SMASH THE GATES
BATTERING RAM

JESTER BEAST
Il nostro viaggio prosegue in Piemonte, visto che ora è la volta dei Jester Beast. Non vi nascondo che loro sono stati il motivo principale per cui sono venuto qui quest’oggi (dal punto di vista musicale, intendo…), visto che le altre band le avevo già tutte abbondantemente viste all’opera… Conservo con orgoglio la mia copia in vinile di “Poetical freakscream”, forse il miglior disco thrash core dal sapore voivodiano partorito nella nostra penisola, e quindi mi aspettavo che la loro performance fosse devastante come lo sono i loro brani contenuti in quell’album. Purtroppo proprio dai piemontesi ho ricevuto la più grossa e cocente delusione della giornata. Spenti, spompati, non sono stati neanche l’ombra sbiadita della band che mi aspettavo di vedere on stage. Reduci anche loro da un lungo stop forzato e solo da poco tornati sulle scene, hanno evidentemente perso lo spirito di una volta. Non so bene a cosa sia stata dovuta la loro prova fiacca, spero si sia trattato solo di una serata no dovuta anche a qualche problema tecnico con un ampli, cosa che può tranquillamente capitare anche ai più grandi… Fatto sta che nonostante la riproposizione di brani come “Freak channel 9”, “Caustrophobic autogamic” o “Swan aint die”, le cose non sono andate per il verso giusto. Il singer Steo Zapp era assente e distaccato, e in generale tutta la band abbastanza spompata. Le cose sono migliorate parzialmente solo verso la fine dello show, ma ormai era troppo tardi, il danno era già stato fatto ed era quasi irreparabile. Chiacchierando con diverse persone sono arrivato alla conclusione che non si è trattato solo di una mia impressione, il malcontento era abbastanza generale. Peccato, un’occasione sprecata per i piemontesi, che tornano a casa lasciando un ricordo davvero bruttino al pubblico dell’Armageddon. Spero di rivederli presto all’opera per verificare se si è trattato di un episodio isolato, come mi auguro, o se la band è arrivata davvero alla frutta…

Tracklist:
SWAN AIN’T DIE
OVER THE CUCKOO’S NEST
FREAK CHANNEL 9
CYRUS CYLINDER
LOST IN SPACE…
KOLKATA BAZAR
MODERN SLAVERY
POETICAL FREAKSCREAM
CAUSTROPHOBIC AUTOGAMIC
JESTER DAY
D.A.U.



WHITE SKULL
Si arriva nella zona calda, ci spostiamo in Veneto e iniziamo a fare sul serio con i classicissimi White Skull. Anche loro già presenti qui all’Armageddon qualche edizione fa, tornano però con una novità davvero sostanziosa, e cioè il rientro in formazione della singer originale, la bravissima e simpaticissima Federica “Sister” De Boni. Non me ne voglia Elisa, che ha svolto alla grande il suo ruolo quando ha militato nella band (su Gus non mi pronuncio proprio, che è meglio…), ma per me Federica è sempre stata e sempre sarà l’unica vera singer dei White Skull. Simpatica, grintosa, in possesso di un timbro particolarissimo, lascia subito tutti esterrefatti quando partono le note di “Tales from the north”, e i suoi compagni non sono da meno, visto che danno luogo ad una performance davvero coi fiocchi. Il loro power metal coinvolge tutti, grazie anche all’esperienza che la band ha on stage, e riesce a far smuovere le teste anche dei meno avvezzi a queste sonorità. “Cleopathra”, “Kriemhild story”, “The roman empire”, sono tutti pezzi validissimi che lasciano il segno. Tony “Mad” Fontò spara riff su riff con un gusto notevole, ed è il vero mattatore della band, supportato alla grande da Federica e dal suo simpatico italiano/americano, che strappa più di qualche sorriso tra la folla. Quando poi alla fine dello show parte “Asgard”, di sicuro il brano simbolo dei veneti, si scatena il pandemonio, con i ragazzi assiepati nel pit tutti impegnati a cantare strofa e ritornello insieme alla Sister… Bellissima accoglienza e bellissima performance… si è venuta a creare per la prima volta la vera simbiosi tra band e pubblico, e di sicuro quello dei White Skull resterà uno degli show migliori della serata…

Tracklist:
TALES FROM THE NORTH
CLEOPATHRA
FOREVER FIGHT
RED DEVIL
UNDER THIS FLAG
KRIEMHILD STORY
THE ROMAN EMPIRE
NIGHTMARES
ASGARD

SCHIZO
Dalla lontanissima Sicilia, e dopo un viaggio allucinante, arrivano finalmente per la prima volta sul palco dell’Armageddon i mitici Schizo, per aprire il primo dei tre concerti della tanto sbandierata Sacra Triade. Dolo il classicissimo power metal dei White Skull si cambia violentemente registro, grazie al thrash nichilista dei siciliani, che partono subito alla grande con “Epileptic void” e “Kill the foetus” (dei Mondocane), una doppietta micidiale per mettere subito in chiaro come stanno le cose. Il gruppo è decisamente in forma, e questa sera presenta anche una gustosa novità, e cioè la presenza di Damien Thorne dei Bunker 66 in qualità di bassista ospite. Naturalmente il pubblico molisano, particolarmente legato ai Bunker 66, lo ha accolto con molto calore, e lui ha ricambiato con una buona prova, anche se un po’ scolastica, cosa dovuta forse ad un minimo di timore che il nostro ha provato nel dividere lo stage con i suoi compagni in questa importante occasione. Per quanto riguarda lo show, gli Schizo sono sempre stati i più estremi e ostili della Triade, e anche questa sera l’hanno dimostrato. Brani nervosi, violentissimi, si susseguono senza lasciare tempo all’audience di rifiatare, con S.B. Reder a macinare riff su riff coadiuvato dall’ottimo Fabio Monaco all’altra chitarra, e Nicola Accurso a vomitare rabbia sui presenti, con tanto di passamontagna in testa (come abbia fatto a resistere con quel caldo assurdo resta ancora un mistero…). Quando però tornano un paio di brani estratti da “Project one”, l’unico disco pubblicato a nome Mondocane (1990, membri di Necrodeath e Schizo, per i più distratti di voi), tutti noi ci aspettavamo un duetto, magari con Flegias, così come accadde in una vecchia edizione dell’Agglutination Festival. E invece nulla di tutto ciò, con grande rammarico di tutti i presenti, che hanno ascoltato, sì, “Necroschizophrenia”, “Mario, please don’t cry”, ma eseguiti dai soli Schizo. Peccato, una bella occasione sprecata… Dopo la parentesi Mondocane i nostri tornano al proprio repertorio, con un’altra manciata di brani micidiali che lasciano il segno e consegnano gli Schizo alla storia, qui all’Armageddon In The Park…

Tracklist:
EPILEPTIC VOID
KILL THE FOETUS
DEMISE/DESIRE
SKEPTIC FLESH
NECROSCHIZOPHRENIA
MAKE HER BLEED SLOWLY
MARIO, PLEASE DON'T CRY
ELECTRIC SHOCK
WARD OF GENOCIDE
PSYCHO TERROR
VIOLENCE AT THE MORGUE
DELAYED DEATH
BEHIND THAT CURTAIN
MAIN FRAME COLLAPSE



NECRODEATH
La sera è ormai giunta, ci avviciniamo alla fine anche di questa decima edizione dell’Armageddon In The Park, non prima, però, di gustarci altri due piatti saporiti, il primo dei quali è servito in tavola dai Necrodeath, di sicuro un’istituzione della scena estrema italiana, anch’essi già presenti nel 2009 qui a San Giacomo degli Schiavoni. Cosa dire… ho visto diverse volte la band ligure all’opera, quindi so bene che tipo di concerto riesce a tenere quando è in forma. Questa sera se nulla le si può appuntare dal punto di vista esecutivo, qualcosa si può dire per quanto riguarda il coinvolgimento on stage. I quattro ragazzi sono apparsi un po’ svogliati (questa almeno la mia impressione), come se fossero lì solo per svolgere il proprio compito e nulla più, Flegias in particolare, che rispetto ad altre volte è stato decisamente meno coinvolgente. Ed è stato un peccato, visto che la scaletta ha riservato diverse chicche, da “Necrosadist” a “Moutains of madness”, da “Hate and scorn” a “The flag”, alternando in maniera sapiente i vecchi classici a brani più recenti ma che ormai sono diventati parte fondamentale delle setlist dei nostri, come “Forever slaves”, oppure “Master of morphine” e “100% Hell”. Come sempre tecnicamente impeccabile il lavoro svolto da Peso e Pier Gonella, entrambi tra l’altro protagonisti di due assoli abbastanza interessanti, mentre, come già accennato, un po’ spento Flegias, che da frontman è passato senz’altro in secondo piano rispetto ai suoi compari, vista la sua performance un po’ troppo di mestiere. Tornando alla questione Sacra Triade, anche questa volta nessuna sorpresa on stage, quindi dopo la delusione avuta durante l’esecuzione dei brani dei Mondocane da parte degli Schizo, i ragazzi presenti sono rimasti di nuovo a bocca asciutta, con la band che ha proseguito il proprio cammino sfornando, fortunatamente almeno questo, altri classiconi, come “Mater tenebrarum”, “Southenerom” o la titletack del secondo album, “Fragments of insanity”, prima di lasciare l’audience sulle note del mega classico degli Slayer “Black magic”. Cos’altro aggiungere… Di certo non la migliore esibizione a cui potevamo assistere, anche se in ogni caso dignitosa e sopra la media di molte altre band nostrane. I Necrodeath riescono ancora a dare lezioni di malvagità on stage, però la fiamma non brilla più luminosa come qualche anno fa…

Tracklist:
IDIOSYNCRASY PART 1
FOREVER SLAVES
NECROSADIST
BURN AND DENY
AT THE ROOTS OF EVIL
DRACULEA
MOUNTAINS OF MADNESS
HATE AND SCORN
THE FLAG
MASTER OF MORPHINE
KILLING TIME
DRUM SOLO
100% HELL
IDIOSYNCRASY PART 2
GUITAR SOLO
MATER TENEBRARUM
SOUTHENEROM
FRAGMENTS OF INSANITY
BLACK MAGIC (SLAYER COVER)



BULLDOZER
A questo punto non resta altro da fare che gustarci l’esibizione dei Bulldozer, e scusate se è poco… Anche per loro si tratta di un ritorno qui all’Armageddon, dopo il trionfale concerto del 2010, e ancora una volta la band è stata accolta più che calorosamente, ricambiando tanto affetto da parte del pubblico con una performance come sempre impeccabile e coinvolgentissima… A.C. Wild svetta sempre dietro il suo pulpito, e con un carisma incredibile traghetta il gruppo attraverso brani ormai storici come “Ilona the very best”, “Desert!” o “Minkions”. Ottima la prova dei gregari (i ragazzi dei Death Mechanism, entrati ormai di diritto nella famiglia dei milanesi), così come senza sbavature quella dell’ultimo vecchiaccio rimasto in formazione a parte A.C. Wild, e cioè il chitarrista Andy Panigada, che sembra essere davvero ringiovanito dopo la reunion della band, ancora in grado di divertirsi e far divertire quando è on stage… Pochi orpelli, poche pause tra un pezzo e l’altro, poche chiacchiere da parte di A.C., che si limita ad annunciare brevemente i brani. Solo tanta sostanza e tanta violenza, con “Impotence”, “The final separation”, “Mysoginist”, un susseguirsi di classici che scatenano il pogo sotto il palco e una sorta di delirio tra i ragazzi assiepati in prima fila. Sicuramente il concerto più coinvolgente della serata, ma anche quello con più partecipazione attiva da parte dei metal kids accorsi qui a San Giacomo. Mi secca dovermi ripetere, ma visto che non si tratta soltanto di una mia fissazione ma di un malcontento generale riscontrato tra la folla subito dopo il termine del festival, mi tocca sottolineare come anche nel terzo caso non sia accaduto nulla durante lo show. Intendo dire che tutti noi che ci aspettavamo una collaborazione e una jam tra i vari membri della Triade siamo rimasti di nuovo delusissimi, vedendo in questa assenza un’incredibile occasione sprecata per regalare un bellissimo momento ai fans accorsi, ma soprattutto per marcare a fuoco un momento che sarebbe rimasto nella storia del metal italiano, e invece l’unica ‘unione’ che c’è stata è stata una foto, con tutti e tre i gruppi abbracciati a bordo palco. Davvero pochino… peccato… In ogni caso un piccolo neo che non ha assolutamente inficiato lo show dei Bulldozer, che sparano le ultime cartucce con “Cut throat”, “IX”, “Whisky time” e “Willful death”, chiudendo un’esibizione memorabile, che consegna definitivamente il loro nome alla storia dell’Armageddon In The Park, promuovendoli, con molta probabilità, a gruppo di maggior successo di tutte e dieci le edizioni del festival…

Tracklist:
NEURODELIRI
IX
DESERT
ILONA THE VERY BEST
MISOGYNISTS
THE DERBY
IMPOTENCE
MINKIONS
THE FINAL SEPARATION
RIDE HARD DIE FAST
USE YOUR BRAIN
BASTARDS
CUT THROAT- WHISKEY TIME
WE ARE F….ITALIAN
WILLFUL DEATH



In conclusione una decima edizione tutto sommato positiva, con qualche ombra (poca gente rispetto al solito, qualche esibizione non proprio al top), ma con molte luci. Voci insistenti parlando di questa edizione come l’ultima della storia del festival. L’augurio, ovviamente, è che non sia così e che queste siano solo voci infondate. Si spera che i ragazzi si rimbocchino le maniche per l’undicesima edizione, ma che soprattutto trovino l’appoggio sia delle istituzioni, senza le quali nulla si potrebbe fare, ma soprattutto dei metal kids, nella speranza che tornino ad essere numerosi come nelle edizioni precedenti, altrimenti il festival non potrà far altro che morire… Mi auguro di essere di nuovo qui, tra un anno, a raccontarvi nei dettagli cosa è successo qui a San Giacomo…

Foto: Roberto Alfieri
Report a cura di Roberto Alfieri

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