Non so voi cari lettori, ma personalmente sono in una situazione nella quale (tralasciando impegni personali e/o lavorativi) ultimamente mi trovo con più eventi live tra i quali scegliere e spesso la scelta è dolorosa, molto dolorosa.
Trovo un po’ bizzarro quando sento parlare di una grave penuria di concerti, visto che soprattutto da Marzo pare che la situazione stia sempre più migliorando su questo fronte.
Quindi mentre c’era gente che su questo o quel social continuava a lamentarsi, dall’altra parte, ci sono state persone che si sono fatte un gran mazzo per organizzare il
The TOWER • Music Meeting 2022 tenutosi il 23 e il 24 aprile al CS
Bocciodromo a Vicenza. E come potete vedere dalla locandina sottostante la line up era decisamente golosa…
Il
Bocciodromo si trova in via Alessandro Rossi, parallela a viale San Lazzaro che è una meta ben nota per chi ha il vizio di andare dalle lucciole ed essa prosegue per viale Verona... ok sto divagando, torno a parlare di musica che è meglio.
Come apripista della prima serata ci sono i
Gorrch, band Black Metal proveniente dalla provincia di Treviso che nei circuiti underground si è fatta notare per i suoi lavori e l’ultimo Ep (
“Introvertere” del 2020) grazie alle sonorità feroci, ma al tempo stesso inusuali di certa scuola moderna, è riuscito a far parlare di sé.
Un’esibizione la loro diretta, secca, asciutta, nella quale il gruppo ha pensato solamente alla sua musica, con un amalgama molto riuscito tra ritmi velocissimi e riffs contorti e dissonanti.
Se siete fans dei ben più noti
Deathspell Omega (una delle tante band che dimostra chiaramente come ormai certi luoghi comuni che circolano ancora oggi attorno a questo genere musicale siano falsi), i
Gorrch meritano la vostra attenzione e l’ultimo Ep è una perla da ascoltare.
Poi il fatto che questo gruppo non faccia molti concerti (e ha anche una scarsissima attività promozionale sui vari social network), è stato uno dei tanti motivi per i quali era il caso di assistere a questa manifestazione musicale.
Spero di risentirli quanto prima con un nuovo lavoro in studio.
Seconda band in programma: i Veneziani
Membrance. Per chi non conoscesse questa band, loro si dedicano ad un Death/Thrash Metal molto “Death ‘N Roll” se vogliamo. Sonorità che possono piacere o meno, però la prima volta che vidi questa band dal vivo (
MK live club a Carpi, in una serata in compagnia di
First Brawl,
Hobos e
Cripple Bastards), senza mancare di rispetto a nessuno, devo dire che il gruppo veneziano non mi piacque particolarmente, lo trovai
poco incisivo e con una prestazione davvero sottotono rispetto al resto della line up di quella serata.
A Vicenza invece, vuoi che per il lungo periodo di astinenza dai live che ha trasformato di fatto ensemble simili a dei “leoni in gabbia”, vuoi per altri fattori, ma questa volta i
Membrance mi sono piaciuti. Li ho trovati parecchio attivi e calorosi, hanno anche saputo intrattenere bene il pubblico e in ultima analisi detta in maniera molto terra a terra e rozza, “hanno spaccato”.
Si sono decisamente riscattati rispetto a quella data avvenuta poco prima del primo lockdown totale: bravi, continuate così che è la strada giusta!
Gli
Husqwarnah ammetto candidamente che non li conoscevo minimamente e cercando di informarmi un minimo in internet su di loro, sulla ricerca di google mi beccavo un sacco di motoseghe, al che mi domandavo se magari non avessi sbagliato a scrivere il nome.
Invece il nome della terza band in programma è proprio quello del famoso marchio di motoseghe (e non solo) e l’aver scelto un nome del genere per un gruppo Death Metal, beh è una vera e propria dichiarazione d’intenti, non trovate?
Cosa potersi aspettare quindi dal gruppo italiano su disco e in sede live?
Canzoni lunghe e articolate, contornate da una serie di funambolici assoli, con cori melodici e un tappetto di tastiere ad ammorbidire il Death Metal che fu per darne una versione Progressiva e… ovviamente è tutto il contrario di quello che ho appena scritto: il gruppo di Monza (che come marketing si indirizza ai fans di band come
Bolt Thrower,
Asphyx,
Morbid Angel e
Unleashed alle quali io aggiungo pure gli
Hail of Bullets e i
Possessed) nel suo debutto
“Front: Toward Enemy” uscito nella parte finale del 2021, presenta prevalentemente sonorità che oggi va tanto in voga definire vecchia scuola, suonate con una certa foga e convinzione.
Sonorità che dal vivo funzionano dannatamente bene e ho trovato gli
Husqwarnah molto coinvolgenti dal vivo: una gran bella sorpresa, da tenere d’occhio!
Dopo la botta di Death Metal potente e diretto degli
Husqwarnah, arriva il momento per i vicentini
Ad Nauseam di salire sul palco e seppur si parli sempre il linguaggio del Death Metal, la situazione cambia completamente.
La band di Schio nata dalle ceneri dei
Death Heaven (a proposito, googlate un po’ che Schio, Marostica, Bassano e dintorni sono piene di zone che meritano di essere visitate) è in attività già da qualche anno, ma nonostante questo ha una discografia avara in termini quantitativi (compensando però nettamente sul fronte qualitativo) visto che hanno all’attivo
“Nihil Quam Vacuitas Ordinatum Est” uscito nel 2015 e
“Imperative Imperceptible Impulse” del 2021.
Luci rosse, atte a ricreare atmosfere soffuse, oscure e torbide per accompagnare visivamente la musica dei nostri e comincia la loro esibizione con una lunga introduzione vocale dai tratti minimali e conturbanti. Poi arrivano le canzoni vere e proprie e quando cominciano sei lì, fermo e immobile, schiacciato dalla valanga di riffs allucinati e intricati, dalle ritmiche contorte che cambiano ogni due per tre senza darti un vero e proprio appiglio, con la voce del cantante (non dedito solo al growl) che sembra provenire da un altro universo.
La musica degli
Ad Nauseam chiede tanto, perché essa guarda molto al lato più tecnico e avanguardista del genere, ma se si riesce ad entrare in questo micro cosmo sonoro sarà difficile poi uscirne.
Band che ormai ha un piccolo culto nell’underground mondiale, per descriverli senza dover per forza fare questo o quel paragone, posso affermare che se
Captain Beefheart e la sua Magic Band avessero fatto Death Metal, beh il risultato non sarebbe stato molto distante da quanto proposto dal gruppo vicentino.
La banalità non è di casa
Ad Nauseam: a dir poco notevoli pure dal vivo.
Ed ecco che è giunto il tempo di vedere la presenza dei
Mortuary Drape, band che immagino non abbia certo bisogno di presentazioni su queste pagine virtuali.
Ero molto curioso vedere lo storico gruppo Black Metal italiano, sia perché c’è sempre un certo alone di curiosità attorno a certi nomi storici e di culto, sia perché nel bene e nel male, la loro (oscura) idea di Black Metal per certi versi è stato sempre un unicum: quasi fossero un ponte tra le due ondate principali del genere (quindi non disdegnando soluzioni più Thrash/Heavy Metal), la loro visione occulta del metallo nero non si è omologata a quella tendenza sinfonica che oggi spesso viene evocata in certi lidi.
Ammetto che con il Drappo Mortuario mi sarei aspettato di vedere più gente presente, ma alla fine in pochi non eravamo e l’affluenza è stata più che discreta.
Di recente usciti con un
Ep decisamente gradevole (e contenente pure una bella cover di un’altra band storica, ovvero i
Mercyful Fate che spero di vedere al
Rock The Castle),
“Wisdom - Vibration – Repent” ha interrotto il silenzio discografico che ormai durava da qualche anno e dovrebbe essere l’antipasto per altri due full sotto la
Peaceville Records.
Lo storico gruppo italiano devo dire che ha fatto una bella prestazione, dotato di un carisma tutto suo, canzoni che riescono nel difficile compito di essere sia coinvolgenti che evocative, ed una scaletta che fa fare un mini excursus della loro lunga carriera,
concentrandosi com’era prevedibile sui loro classici, osannati a gran voce dalle prime file e da un pubblico che è stato a più riprese affettuoso nei confronti del gruppo di Alessandria.
Un appuntamento al quale a mio parere si doveva essere presenti se si apprezzano certe sonorità e si sta in zona, peccato invece che magari qualche ben pensante ha pensato di starsene a casa perché il
Bocciodromo è un centro sociale: fesso davvero chi ha ragionato in questa maniera perché si è perso una serata riuscita molto bene.
Alla fine ho deciso di raddoppiare la dose di live e ho partecipato più che volentieri alla seconda serata, cominciata subito in maniera arrogante e monella con i giovani
Crowdead, giovane gruppo che ha fame di sonorità pesanti: di base loro fanno un solido Death Metal molto “Groovoso” che dà a loro una patina di modernità.
Sonorità semplici ma che sono efficaci dal vivo. Un po’ mi è dispiaciuto vedere che con il gruppo eravamo in poche decine di persone, ma è il triste destino di molti apripista purtroppo.
Perfomance comunque energica che difficilmente lascerà indifferenti gli appassionati del genere.
Adesso che i live stanno tornando in maniera sempre più netta e decisa spero che i
Crowdead abbiano la possibilità di farsi conoscere da più persone.
Dopo ecco arrivare un’altra band italiana, sto parlando dei padovani
Wojtek.
A proposito di loro, parlando del nome della band,
Wojtek è un orso siriano che ha combattuto nella battaglia di Cassino durante la seconda guerra mondiale, trasportando i proiettili per l’artiglieria del II Corpo polacco.
Hardcore Punk, rallentamenti Sludge Metal e pure un’oncia di Death Metal, così, giusto per aggiungere ulteriore violenza sonora alla loro già debordante violenza musicale. Un basso distorto, chitarre pesanti come macigni, doppie voci cariche di rabbia… capisco che sonorità del genere possano non piacere a tutti, ma ho trovato una grande genuinità nella loro proposta.
Non per i deboli di cuore, sicuramente.
Piccolo aneddoto del loro concerto: dopo la prima canzone (o era la seconda?) il batterista aveva perso gli occhiali, però giustamente
“fanculo agli occhiali!” e via, avanti come dei treni per far del male ai presenti a furia di sganassoni sonori.
Se vi piace lo Sludge più violento e iracondo provateli, che potrebbero piacervi.
Ah e vi segnalo che sul loro
Bandcamp, mentre sto scrivendo queste righe potete prendere la loro discografia in digitale pagandola meno di un Pampero.
2012 – 2022 questo è il periodo di attività dell’Hardcore Punk band veneziana
Danny Trejo, dieci anni per una band sono un traguardo importante e il gruppo lo ha voluto sottolineare.
Hardcore Punk veloce e frenetico (che guarda anche al Crossover e al Thrash Metal) quello che gira nelle vene di questi veneziani che poi riversano nel pubblico, un pubblico che nelle prime file era bello carico con gente che pogava, si lanciava un bambolotto gonfiabile, cantava a squarciagola o più semplicemente faceva headbanging.
Morale della favola: con i
Danny Trejo è impossibile stare fermi.
Sonorità le loro che per quanto basilare e dirette, sono strutturate anche in maniera intelligente (quanti album di musica più o meno violenta ed estrema perdono di vigore ed intensità per via di varie scelte infelici? Ecco, questo NON è il caso).
Tre album all’attivo uno più riuscito dell’altro piene di canzoni autentiche e cariche di rabbia, questo troverete nei vari
“Human Extinction” (2014),
“Another Trejo's Night” (2017) e in
“Distorted Reality” (2021).
Per quanto mi riguarda l’esibizione più divertente e intensa della serata, anche se il cantante dopo poche canzoni è rimasto seduto quasi tutto il tempo (al banchetto del merchandising alcuni membri della band ci hanno detto che finito il concerto è andato subito in pronto soccorso) ah e stima assoluta per la maglietta degli
Eternal Champion!
Segnalo pure la presenza di alcuni kids del giro veneziano che hanno animato un po’ la serata.
Penultima band della serata: i
Noise Trail Immersion.
Con loro si è assistito a delle sonorità molto particolari e sperimentali. Non dico questo tante per dire, si ha una certa difficoltà in effetti a catalogarli in un solo genere musicale a caso, anche se li ho trovati molto vicini a certo Post Metal, seppur rivisto sotto una chiave decisamente più estrema e moderna, tra influenze Black Metal e Hardcore.
L’ennesima dimostrazione di come il Post Metal sia sempre più un vero e proprio laboratorio musicale aperto alle più disparate influenze.
In effetti tutto il pubblico era fermo e immobile intento ad addentrarsi nelle spire di sonorità così poco immediate: segnalo un ottimo lavoro alle luci che ha dato delle atmosfere molto particolari alla loro prestazione.
Il loro ultimo lavoro in studio
“Curia” è stato rilasciato dalla
I, Voidhanger Records, una label molto attenta a certe sonorità.
Se non conoscete il gruppo, beh sono vagamente assimilabili a gruppi come
Ulcerate,
Plebeian Grandstand e
Altar of Plagues.
Ed è giunto il momento del gran finale, quello dei tedeschi
Implore.
Anche loro come i
Danny Trejo festeggiano i dieci anni di attività della band e lo fanno con una festa a base di violenza gratuita (sonora ovviamente) e
antifascismo: si parla il verbo del Grindcore, ma un Grind frullato con altre forme sonore estreme per quello che è stato un finale con il botto!
Presentandosi al gruppo (e ringraziando il pizzaiolo del
Bocciodromo),
il cantante ha esordito dicendo che il suo italiano fa un po’ cagare oltre a dire che “ho sentito dire che a Vicenza mangiate i gatti”: come presentarsi nel migliore dei modi insomma.
I grinders tedeschi sono stati solidi e convincenti dall’inizio, non avendo nemmeno un minimo di cedimento dall’inizio alla fine, con quella che è stata una manifestazione assolutamente devastante. Chi era presente sa che non sto minimamente esagerando.
E dal vivo queste sonorità sono libere di esprimersi e di rendere al meglio delle loro possibilità tra un rifferama distortissimo, blast beat a catinelle e voci ferocissime.
Come riuscire a vincere e convincere con i fatti e non con cose futili.
Mi raccomando
Implore, tornate presto in Italia che di gruppi come il vostro ne abbiamo proprio bisogno!
In una parola: annichilenti.
Adesso alcune piccole considerazioni e poi concludo: dunque, evento riuscito davvero molto bene, grande precisione negli orari, cambi di stage rapidi, suoni ottimi e che hanno valorizzato tutti gli attori in campo.
Il prezzo delle due serate non era alto (20 euro la prima, 15 la seconda o volendo si poteva fare un abbonamento per entrambe le serate per 30 euro) ed è chiaro come a Vicenza e dintorni solo il
Bocciodromo sia rimasto come unica patria per questo genere di manifestazione. Un baluardo per chi propone cose inedite e sonorità alternative insomma, anche in virtù di questo trovo assurdo fare certi ragionamenti per poi non andare ad appuntamenti come questi.
Per il resto una doppia serata sulla quale ho solo belle cose da dire e mi fa davvero molto piacere che sia già stato confermato che il festival verrà ripetuto il prossimo anno, quindi accorriamo ancora più numerosi.
Complimenti a tutti.
Salutandovi vi allego i link social di band e organizzatori oltre che alla playlist spotify di questo evento.
Purtroppo niente foto perché le pochissime foto che ho fatto sono davvero bruttine.
Playlist Spotify
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