(25 giugno 2022) Rock the Castle - Judas Priest 50th Anniversary Show; + Saxon + Many More

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Provincia:VR
Costo:69 euro
Le varie considerazioni negative e positive su cibo, bevande, merch, suoni e ombra rimangono praticamente quasi invariate in questa seconda giornata, se non per un caldo più persistente e magliette più care della giornata precedente, quindi invece di ripetermi vi rimando al cappello introduttivo della prima giornata.

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Detto questo e con la premessa che il caldo sarà costante e più afoso, parliamo un po’ della musica che anche qui ha regalato tante (e che) gioie (!!!) e pochi dolori.
Si comincia con gli Skanners (e anche qui potrei fare un discorso simile con quanto fatto con i Sadist) che festeggiando i loro quarant’anni di carriera hanno fatto un figurone.
Bolzanini molto validi e grazie a loro la seconda giornata è cominciata subito con il piede giusto: molto bene!
Un doppio appuntamento: uno con la storia e l'altro con l'Heavy Metal.




Con la seconda band, le Girlschool, si va in piena NWOBHM e nello stivale le quattro sono sempre molto amate. Passano gli anni, oltre ai loro classici (e ad una bella cover di “Bomber” dei Motorhead) c’è anche spazio per un discreto numero di brani più recenti: con loro il pubblico è festante e coinvolto, si canta e si applaude, le si incita e alla fine le Girlschool strappano un buon numero di applausi, nonostante qualche incertezza iniziale risolta con la sfrontatezza tipica dell’Heavy Metal!
Piccola nota a margine: dopo la loro esibizione schietta e diretta, le quattro erano a bordo palco per godersi le band successive e visti i nomi coinvolti, beh, beate loro…
In soldoni, mi son piaciute e nemmeno poco.




In origine doveva esserci un altro none di culto della NWOBHM, gli Angel Witch, ma alla fine loro non sono venuti e sono stati sostituiti più che degnamente dagli Exciter.
Certo da una band Heavy Metal che strizza l’occhio a più riprese al Doom si è passati ad un dinamitardo e vitaminico Speed Metal che ha causato delle belle pogate, ma alla fine ci è andata bene in ogni caso, quindi dico che le lamentele stanno a zero.
E gli Exciter sono stati un po’ i Venom della giornata: niente fronzoli e orpelli e avanti come dei treni nello sganciare le rasoiate Speed che hanno reso la band quello che è oggi.
“Stand Up And Fight”, “Heavy Metal Maniac”, “Victims of Sacrifice” ecc sono tutte rasoiate da headbanging che fanno male e con I ritornelli da cantare a squarciagola con il pugno in aria! Anche loro poi hanno ben deciso di tributare la buon’anima di Lemmy con una Cover (“Iron Fist”). Dan poi lasciatemi dire dopo sabato è diventato quasi “un’eroe del Metal” ai miei occhi: non solo per il doppio ruolo non certamente facile di cantante e batterista (quindi se a volte perde colpi è anche normale), ma anche perché è umile, disponibile, alla mano, faceva un sacco di selfie e chiacchiere con i suoi fans… se gli ambienti Metal avessero più musicisti come lui, beh, sarebbero sicuramente degli ambienti migliori. Stima profonda!




Ed ora è il turno degli UFO e a quello che è il loro tour di addio e onestamente spero che lo sia veramente e che non si tiri troppo la corda invece: Phil Mogg è classe 1948 ed è notevole il fatto che sia ancora in giro per il mondo a cantare ma… ma qui non si tratta di non avere più la voce degli inizi, ma di non averne quasi più!
Per il resto l’esibizione degli UFO, è stata costellata di classici come “Rock Bottom”, “Doctor Doctor” o “Shoot Shoot”, con l’azione congiunta di un chitarrista SPETTACOLARE come Vinnie Moore e a quella stupenda attitudine delle band Rock anni ’70 di modificare e allungare le proprie canzoni con jam e assoli vari.
Una prova strumentale davvero maiuscola, ricca di energia e che non disdegnava l’eleganza in cui si è respirata l’atmosfera degli anni ‘70/80: che bello!
I fans erano davvero contenti.




Ed ecco che ci si avvicina alla fine, ma prima che essa giunga inevitabile c’è posto ancora per due band.
In prima battuta ecco i Saxon e questi alfieri del Metal secondo voi come sono stati dal vivo? Molto semplicemente un uragano di fottuto Heavy Metal fumante!
Magari se sugli ultimi album in studio se ne potrebbe anche discutere (ma anche no, vista la mina che è “Thunderbolt”…), sul fronte live trovo davvero impossibile muovere mezza critica al combo britannico: i suoni, ruvidi e potenti come dovrebbe essere d’obbligo in queste sonorità, i riffs potenti, le linee vocali impeccabili di Biff (non più esattamente un ragazzino eppure canta in maniera incredibile ancora oggi), la sezione ritmica incisiva, la scaletta pregna di pezzi da novanta (“Motorcycle Man”, “Wheels of Steel”, “Heavy Metal Thunder”, “Denim And Leather” o “Crusader” tra le tante)… tutto questo mi ha quasi commosso, perché mi ha ricordato la potenza e l’energia che il Metal classico può ancora sprigionare e che a volte è stupidamente bistrattato perché magari non al passo con i tempi (come se la buona musica avesse una data di scadenza, bah…).
Poi con loro c’è stato un bel po’ di crowd surfing.
Due cose mi rimangono da dire: la prima è che pure io voglio invecchiare come Biff, la seconda è che i Saxon magari saranno invecchiati, con tanto di barba e capelli bianchi, la panza che avanza e via discorrendo, ma in fondo, sono eterni!




Ed ecco che dopo una prova praticamente perfetta dei Saxon (ripagata in maniera molto fisica dal pubblico) e dopo una giornata con un sole che spaccava le pietre, si giunge un po’ stanchi, ma felici ed entusiasti alla band finale in programma, i Judas Priest con i loro “50 Heavy Metal Years”.
Anche per loro , come per i MF, una scenografia decisamente poco sobria con una sorta di complesso industriale dal nome JP Metal Works e l’ultima incarnazione del gruppo. Scott Travis rimane sempre la solita macchina da guerra alla quale siamo abituati, Ian Hill in un angolino, i due giovani chitarristi che comunque sostituiscono più che degnamente la storica coppia d’asce del gruppo e il buon Rob Halford che è stato aiutato dall’eco e dalla distorsione, ma a più di settant’anni cantare ancora così, onestamente non ho proprio il coraggio di lamentarmi, anzi.
A completare la scenografia uno schermo (con vari filmati, non sempre bellissimi), l’entrata in scena di Rob con la moto verso la fine e poco prima del bis si gonfia un gigantesco toro.
Anche qui i suoni molto buoni e con quella set list c’è stato da leccarsi i baffi: il gruppo ha snocciolato pezzi (citati in ordine sparso) come “One Shot At Glory”, “Diamonds & Rust”, “Painkiller”, “The Green Manalishi (With The Two Prong Crown)”, “Hell Bent For Leather”, “Victim Of Changes”, “A Touch Of Evil”, “Lighting Strikes”, “Breaking The Law” e “Living After Midnight” tra i tanti.
Un vero tripudio e una vera festa nella quale io sono tornado bambino a quando muovevo i miei primi passi nel magico mondo del Metal con il vinile di “Killing Machine” di mio padre.




A parte qualche neo (certi filmati in computer grafica), è stato tutto bello e tutto fantastico, però anche con loro è chiaro che ormai siamo alla fine di un'era e sono contento di essermeli vissuti e goduti prima che fosse troppo tardi.

Un gran peccato non essermi fatto anche la terza giornata, sarà per il prossimo anno visto che comunque è stata già annunciata l’edizione 2023 anche se l’affluenza (visti soprattutto certi nomi) non è stata poi così clamorosa, vuol dire che gli organizzatori ci hanno guadagnato.
Viste le premesse iniziali (le critiche e polemiche verso un regolamento troppo stringente, certe limitazioni discutibili e prezzi interni alti, su certe cose troppo alti), alla fine questo festival è andato bene: spero però che il prossimo anno ci siano ulteriori miglioramenti, perché può starmi anche bene il fatto che non dai il braccialetto per uscire e rientrare a piacimento, ma bevande, cibo e merch a quei prezzi anche no.

Ps alla fine come mia triste "tradizione" di ogni mio live report non ci sono foto a corredo perché semplicemente non ne ho fatte.

Alla prossima edizione del Rock the Castle, nella speranza di vivere altre belle giornate ricche della musica che più amiamo, con un generale miglioramento organizzativo e anche con la fine della triste tradizione italica di giungere in massa solo con i nomi grossi a fine serata!
Report a cura di Seba Dall

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