Doom Metal / Stoner / Sludge - Gli anni novanta e le prime contaminazioni (II)

Sul fronte opposto rappresentato dai sottogeneri finora trattati e riconducibili alla comune origine del death-doom, si trova un’altrettanto valida e interessante fitta schiera di band che hanno orientato la propria evoluzione e interpretazione del doom verso coordinate spiccatamente hard rock, dando vita alle scene Stoner e Sludge Doom.
La sostanziale differenza che sta dietro queste etichette rispetto a quanto finora trattato è rappresentata da una “ottimistica” svolta verso territori meno oscuri e malinconici, praticamente abbandonati per ricercare il groove e la passionalità tipica del Rock accostandolo alla lentezza e alla “monoliticità” (mi sia concesso questo neologismo) del Doom.
Electric Wizard, Sleep, High On Fire ma anche Abdullah, Solace o Acrimony (quest ultimi divisi discograficamente proprio tra stoner e doom) possono di diritto rientrare all’interno di questa categoria, così come il sound dei capitoli centrali della discografia dei Cathedral (si pensi a Supernatural Birth Machine, 1996), dove le influenze seventies e i richiami psichedelici si fanno sentire creando atmosfere sognanti e altamente coinvolgenti che spesso sfociano direttamente nell’Hard Rock più genuino.
Ritorna prepotentemente il nome dei Black Sabbath tra le influenze principali di queste band, anche se limitarsi a questa sola band può essere riduttivo e non renderebbe giustizia di quello che sta dietro tale musica. A dosi più o meno consistenti emerge anche qui la componente Doom, anche se la peculiarità di certi artisti è quella di riadattare e interpretare in maniera del tutto personale i dettami del genere, raggiungendo risultati assolutamente convincenti ed entusiasmanti.
Probabilmente certe sonorità potranno risultare maggiormente appetibili agli amanti dello Stoner rispetto ai più oltranzisti appassionati del doom di Candlemass o Count Raven, in quanto i punti di contatto con il Doom più tradizionale sono meno evidenti rispetto ad altre correnti, in particolare riguardo lo spazio concesso ad improvvisazioni e divagazioni “spacey” e l’impiego di sonorità sporche e ruvide, dalle distorsioni delle chitarre, fino alle voci pesantemente filtrate e gracchianti degli inglesi Electric Wizard, una delle migliori formazioni di tale sottogenere.
Ciò non toglie che sempre di Doom si possa parlare e che queste formazioni rappresentino una delle più vive e fresche realtà musicali degli ultimi anni in questo ambito.
Accentuando ed estremizzando caratteristiche proprie dello Stoner-doom si arriva solitamente alla definizione di Sludge-doom, definizione più che altro utilizzata dai fan per descrivere inizialmente band quali Crowbar (anche se questa loro collocazione è tuttora motivo di discussione) o Eyehategod e in seguito per le band che seguono le orme di questi due nomi principali, formazioni quali GodeatGod, Cruevo o gli italiani Malasangre.
Musicalmente quello che questa corrente offre è, come già accennato, un appesantimento sonoro sia in fase ritmica, con tempi più massicci e accompagnamenti maggiormente cadenzati, sia a livello vocale, dove spesso ricorrono influenze meno standard per il Doom, quali quelle hardcore/crossover.
L’aggressività e l’impatto sonoro rende caratteristico tale approccio musicale: distorsioni sempre più accese e ai limiti del noise, sia di chitarra che sulla voce, si sposano con ruvidi e sporchi (“sludge” uguale “fango”) riff di chitarra di chiara ispirazione classic Doom.

L’attuale scena sembra dividersi proprio tra queste ultime due correnti, almeno per quel che riguarda ultime uscite e novità discografiche, mentre la scena Doom in generale, sia esso Death o Modern Doom continua ad avere i propri punti di riferimento e i propri capisaldi in band che hanno affermato il proprio successo nel corso degli anni passati. La reunion dei Candlemass (dalla quale in molti si aspettano un altrettanto come back discografico) e quella dei Saint Vitus, più i numerosi e continui side project di Wino, quali The Hidden Hand, per non parlare delle continue valide uscite (per la maggior parte a livello underground) che per fortuna continuano a presentarsi sul mercato, sono solo alcuni degli esempi di come l’intera scena sia ancora in continuo movimento ed espansione.
Forse il fatto stesso di non aver mai toccato livelli di notorietà da classifica permette al Doom di mantenere una propria incontaminata identità e una folta schiera di band (e appassionati) dedite a tale musica, con l’unico difetto forse di non essere facilmente reperibili e alla portata di chiunque voglia esplorare tale ambito.
Inoltre, come è emerso da questo generale excursus, non sempre è possibile inquadrare una determinata band in un preciso contesto, rischiando di non rendere giustizia di quello che effettivamente tale formazione propone.
Conclusa la parte introduttiva ed esplicativa dei termini utilizzati all’interno del settore, rimandiamo alle altre parti di questa modesta guida per ogni approfondimento e maggiormente dettagliata trattazione di singole band, album, correnti che si sono imposte come predominanti nell’evoluzione dell’intera scena Doom.
Capitolo a cura di Marco 'Mark' Negonda