Inside: screams from underground

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Gli Inside sono ormai una realtà concreta della scena estrema campana. Partiti ben otto anni orsono, sono giunti, qualche mese fa, all’esordio sulla lunga distanza autoproducendo “Impaled by your soul”, e promuovendolo con diverse date in giro per l’Italia. Abbiamo raggiunto Andreas, bassista della band, per sentire cos’ha da dirci. Ecco quanto emerso dalla nostra chiacchierata…

Anche se suonate insieme ormai già da qualche anno, iniziamo l’intervista con una breve presentazione del gruppo…
Gli Inside sono una band campana nata alla fine del 2000 dalla fusione di sei musicisti provenienti da tre metal band della regione (Ossyan, Five Magics e Regnum Irae). Quando il percorso musicale di queste tre band si è interrotto, alcuni dei loro componenti, che durante il proprio percorso musicale hanno avuto la fortuna di conoscersi, hanno deciso di costituire gli Inside, perseguendo questa nuova strada verso il death metal progressive. Strada facendo la formazione ha subito diversi cambi di line-up, fino a giungere ad oggi, con tre degli elementi fondatori (Ago – voce e chitarra ritmica e solista, Andreas al fretless bass e prossimamente al chapman stick, e Vito alla batteria), ed un nuovo chitarrista, già all’attivo nella band da più di sei mesi (Val alla seconda chitarra)
“Impaled by your soul” è il vostro album di debutto. Siete soddisfatti del risultato finale o c’è qualcosa che sentita a mente fredda non vi soddisfa appieno?
Se analizziamo i brani e la loro esecuzione crediamo che il cd sia perfetto. Quello che si sarebbe potuto migliorare è la qualità del suono in generale, cosa su cui già stiamo lavorando per il futuro.
Nelle vostre composizioni c’è una forte componente tecnica. Pensate che questa debba prevalere rispetto al feeling o bisogna trovare un giusto compromesso tra le due cose?
La componente tecnica fa parte del nostro stile e sarà sempre presente nelle nostre composizioni anche in futuro, ma crediamo che ci voglia il giusto compromesso tra tecnica, melodia e potenza, cosa in cui penso che stiamo riuscendo…
Per quanto riguarda i testi invece? Che temi trattate nelle vostre canzoni?
Non c’e’ un preciso filone, ci affidiamo all’ispirazione anche sui testi, quindi possiamo parlare di qualsiasi cosa: religione, politica, vita , morte, qualsiasi cosa…
Voi siete l’ennesima band che ha scelto la via dell’autoproduzione… in un momento in cui le piccole etichette indipendenti nascono come funghi è ancora così difficile trovare un contratto soddisfacente?
Sì, è abbastanza difficile, poi dipende da cosa ti viene proposto da un’etichetta. È remota la probabilità che un cd ti venga interamente finanziato, quindi piuttosto che attendere in eterno, facendo invecchiare troppo i lavori composti, preferiamo investire anche personalmente…
È innegabile l’evoluzione stilistica che avete avuto dall’inizio della vostra carriera, forse dettata anche dai vari cambi di line-up che avete dovuto affrontare. Tra questi c’è stato l’allontanamento di Jessica, vostra prima singer. Come mai avete deciso di non utilizzare più una voce femminile?
Le idee cambiano ed i cambi di line-up, spesso non voluti dalla band ma dal singolo, hanno alla fine apportato dei cambiamenti automatici anche nella composizione, e bisogna dire che tutto ciò è stata un’evoluzione molto positiva.
Come vanno le cose dal punto di vista live? State promuovendo al meglio il cd o avete difficoltà a suonare dal vivo?
Le difficoltà ci sono sempre, ma per essere una band che vive al sud sappiamo muoverci. Il cd gira molto, anche sulle riviste nazionali e questo ci sta aiutando parecchio a proporci in giro per l’Italia.
Vi va di spendere due parole sulla scena musicale della vostra regione? Com’è la situazione metal lì in Campania?
La Campania è molto ricca musicalmente, anche nell’heavy metal, nel senso che è piena di band che cercano di emergere. Malgrado ciò l’enorme difficoltà è proprio suonare. Credo che esistano in tutta la Campania si e no cinque locali che propongono heavy metal, quindi in rapporto alla vastità del territorio ed al genere musicale, che comunque va, è abbastanza poco. Molte band campane negli ultimi anni, infatti, stanno musicalmente emigrando ed iniziano a girare molto in altri posti d’Italia, visto che le probabilità di proporsi sono maggiori.
Lascio a voi il compito di concludere questa intervista come meglio credete…
Speriamo sempre nel supporto delle persone verso le band dell’underground… non essere prodotti e famosi non sempre vuol dire scarsa qualità, ma scarse possibilità di accontentare tutti. Salutiamo tutti i lettori...ciao!
Intervista a cura di Roberto Alfieri

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