Inside Process: metalcore, ma con sentimento

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Ultimamente si fa un gran parlare di questa nuova band viterbese, gli Inside Process, che con un demo e un full length all’attivo si sono fatti notare con prepotenza nella scena metalcore italiana, grazie ad un sound già maturo e che pesta duro.
Incuriositi anche dal mini tour che hanno effettuato nel Nord dell’Europa, abbiamo raggiunto Angelo, ‘urlatore’ del gruppo, per vedere come procedono le cose e come ha intenzione di muoversi la band nei prossimi mesi. Ecco quanto dichiarato dal singer, molto ermetico e sintetico, ma con le idee ben chiare e definite.

Ciao ragazzi… “Da Viterbo con furore”, si potrebbe dire per parafrasare un famoso film… cosa vi ha spinto a suonare proprio metalcore?
Il gruppo si è formato nel 2005 dall’unione di vari membri provenienti da altri gruppi. Dopo l’ascolto delle prime band di questo genere nei primi anni del 2000, ci siamo subito innamorati di questo sound ibrido tra vari stili di metal con la forza dell’hardcore. Quindi al lavoro coi primi riff!
Diteci un po’ come siete arrivati in contatto con la Emerald Recordings per la pubblicazione del vostro cd di esordio “Shade the sun”.
Siamo arrivati al contatto con questo studio di registrazioni tramite precedenti progetti e precedenti registrazioni svolti nel medesimo studio. È gente veramente seria e professionale. Ascoltando “Shade the sun” ci si può rendere conto del buon lavoro di riprese e missaggio svolti (gusti a parte).
Ho apprezzato la vostra propensione ad inserire più parti dure e thrashose rispetto ai soliti giri melodici propri del genere che suonate. Come mai questa scelta un po’ controcorrente se vogliamo?
Se tu ascolti un qualsiasi disco del genere ti renderai conto che comunque sia non ci si fa scrupoli a tirar fuori dei bei riffoni.
Noi ci teniamo comunque a far affiorare parti melodiche in ogni pezzo.
Se diamo un’occhiata alla vostra biografia notiamo che siete una band abbastanza prolifica, visto che in due anni di carriera avete pubblicato già un demo e un full length… di certo non si può dire che vi manchi l’ispirazione…

Grazie! Non ci piace perdere tempo!
A tal proposito, state già lavorando ai nuovi brani o ora vi state dedicando solo alla promozione di “Shade the sun” suonando un po’ in giro?
Sì, abbiamo suonato (e stiamo suonando) dentro e fuori Italia per la promozione del disco (con l’aiuto della Kick Agency riguardo la promozione cartacea e web). Comunque i brani nuovi ci sono e uno fa già parte della scaletta che presentiamo ai nostri live.
Vi va, con una veloce carrellata, di dirci che temi avete trattato nei testi delle canzoni che compongono il vostro esordio?
I testi del disco parlano in generale di sentimenti umani, legati a esperienze personali e non. Ci piace scrivere testi in cui è possibile rispecchiarsi e in cui ci si possono trovare varie interpretazioni.
So che a fine Settembre avete fatto un mini tour di tre date in Danimarca, Germania e Belgio… Com’è andata? Com’è stata la reazione del pubblico?

Veramente ottimo! Abbiamo fatto solo tre date poiché la quarta è stata cancellata poco prima della partenza. Il pubblico è stato veramente amichevole nei nostri confronti per non parlare dei posti e di tutte le belle persone che abbiamo incontrato.
Escludendo i Caliban e i Killswitch Engage che appaiono abbastanza evidenti tra le vostre influenze, quali sono le altre band che hanno contribuito alla vostra formazione?
Vedo che hai capito bene che questi sono stati gli spunti principali per il nostro disco. Comunque vorremmo nel futuro per i nostri pezzi aggiungere “più Inside Process e meno Caliban”. Questo è il nostro intento.
Ok, siamo alla fine… a voi le fatidiche ultime parole per un saluto ai lettori o un commento finale…

Grazie per averci dato spazio! Un saluto alla Kick Agency, alla Kooka Industries e a tutti gli amici.
Intervista a cura di Roberto Alfieri

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