Focus Indulgens: ruggiti della Valdichiana.

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Autori di uno dei lavori (“Hic Sunt Leones”) più interessanti degli ultimi tempi nell’ambito dell’hard-prog con importanti connotazioni doom, i Focus Indulgens dimostrano che anche il Belpaese, con un’adeguata vocazione e grazie alla sua grande tradizione progressiva, può dire “cose” importanti in fatto di quel tipo di espressione artistica che guarda fondamentalmente al passato per trovare valide fonti d’ispirazione (lo dico? Vabbè … il fantomatico “vintage rock” … ecco l’ho detto …) e che non solo gli scandinavi, nel medesimo settore, possono essere credibili e “internazionali” pur utilizzando la loro madrelingua (la quale, per inciso, è sicuramente meno fascinosa della nostra!).
Carlo Castellani, evocativa voce (nonché abile strumentista e immaginifico compositore, al pari degli altri membri della band, Federico Rocchi e Edoardo Natalini) del brillante gruppo senese approfondisce per Metal.it i termini della questione …

Ciao Carlo, grazie per la disponibilità, benvenuto sulle pagine “virtuali” di Metal.it e complimenti per il vostro eccellente “Hic Sunt Leones”. Iniziamo proprio questa chiacchierata prendendo spunto dal titolo del disco … perché l’avete scelto e a chi è indirizzato questo “monito”?
Ciao Marco e grazie mille a te di ospitarci in queste pagine! Il monito del titolo è indirizzato ovviamente all’ascoltatore. L’abbiamo scelto innanzitutto perché ci sembrava suonasse molto bene, soprattutto perché il significato calzava alla perfezione. Dal primo Cd a questo secondo ci sono stati molti cambiamenti, quindi già dal titolo abbiamo cercato di “avvertire” (e ovviamente incuriosire) l’ascoltatore.
Raccontaci qualcosa della vostra “storia”… come nascono i Focus Indulgens e cosa vi ha spinto ad esprimervi attraverso l’impegnativo linguaggio sonoro dell’hard-doom-prog?
I Focus Indulgens sono nati inizialmente come side-project mio e di Edoardo Natalini (il batterista), quando ancora eravamo attivi con gli Spartacus. Poi con l’entrata di Federico Rocchi (il chitarrista) in pianta stabile (anche lui faceva parte degli Spartacus) siamo diventati una band al 100%. Il primo disco era molto doom, diciamo molto più classico di questo nuovo. Però l’intento di venare di progressive il doom ortodosso già era nella mia testa quando scrissi la prima canzone dei Focus Indulgens. Alcune canzoni demo rendevano già l’idea. Il primo disco l’ho scritto interamente io, per questo secondo invece abbiamo ampiamente collaborato tutti e tre, anche per questo è molto più variegato e progressivo, ognuno ha messo le proprie idee e portato le proprie canzoni e questo mix di progressive all’italiana, doom, folk, hard rock, ecc. è il risultato.
Per il vs. primo lavoro (che ammetto di non conoscere … cercherò di colmare prontamente la lacuna!) era stata, tra l’altro, scelta una soluzione linguistica anglofona … quali sono i motivi che vi hanno portato a modificare anche l’approccio “filologico”?
Sicuramente perché l’italiano con i nuovi pezzi ci suonava molto più naturale e musicale! Poi non sono mai stato troppo bravo con l’inglese, quindi scrivere in italiano era un mio desiderio da molto tempo e direi che il risultato della scelta ci appaga! Quindi probabilmente continueremo a scrivere in lingua madre, ma non è nulla di sicuro, suppongo soltanto.
La scuola più nobile del nostro prog, quella de Le Orme, PFM, Balletto Di Bronzo, Metamorfosi e New Trolls, si trova, quindi, a spartirsi con Black Sabbath, Pentagram, Bang e Leaf Hound, l’onere e l’onore del background “formativo” di “Hic Sunt Leones”, ottenendo un risultato tanto iridescente quanto affascinante… puoi confermare che quelli appena citati sono alcuni dei nomi dei vs. “buoni maestri”? Qualcuno di particolarmente importante per voi non è stato individuato? Quanto pensi sia importante per un gruppo musicale costruirsi un bagaglio artistico il più possibile ampio e variegato?
Ci hai preso in pieno con tutti i nomi, e complimenti, hai individuato pure i Bang (cosa non scontata) che amo da sempre! Se però proprio dovessi stringere il campo a due o tre nomi direi sicuramente Le Orme (di “Felona e Sorona”), Balletto Di Bronzo e Black Sabbath. Ma davvero, per la scena prog italiana dovrei citartene troppi, Campo Di Marte, Osanna, Museo Rosenbach, La Locanda Delle Fate ... e anche The Trip, Era Di Acquario, E. A. Poe e troppi altri che sicuramente mi sfuggono. Sono ormai radicato in questo genere da tanti anni e li amo veramente tutti, ognuno a suo modo affascinante e unico. Per un gruppo musicale è fondamentale avere un bagaglio artistico ampio, fondamentale. Altrimenti s’incorre spesso nello scontato, nell’infantile, nell’inutile e nel noioso. Solo avendo imparato la scuola dei maestri si può almeno tentare di fare qualcosa al loro livello. Purtroppo riuscirci è difficilissimo, ma la strada è lunga!
Durante l’ascolto del Cd, integralmente appassionante e coinvolgente, sono stato particolarmente colpito da pezzi quali “Il Re E La Quercia”, schizofrenicamente carezzevole, “Figlio Di Cagna” e “Calendimaggio”, dove emerge tutto il vostro carisma applicato a solide matrici settantiane, mentre ritengo “Un Profeta Dal Cosmo” l’autentico manifesto del disco, davvero degna delle migliori composizioni di gruppi come Balletto Di Bronzo e Biglietto Per L’inferno… ti va di approfondire brevemente la genesi di questi brani ed eventualmente di commentare queste mie scelte?

Grazie mille per i complimenti innanzitutto! Ci fa veramente piacere che hai nominato queste tracce. “Il Re E La Quercia” è stata la prima scritta per “Hic Sunt Leones” e ne siamo attaccati affettivamente, come per “Un Profeta Dal Cosmo”, seconda scritta per il Cd. Entrambe mi vennero spontanee, senza pensare di copiare qualcuno a tavolino, poi ci rendemmo conto solo in studio che la matrice prog stava uscendo prepotentemente e allora ci siamo divertiti ad arrangiarle col sapore più seventies possibile. Il vibrato della strofa di “Un Profeta Dal Cosmo” viene direttamente da un amplificatore Davoli anni '60! “Figlio Di Cagna” è un grande pezzo, con la strofa e il ritornello scritte da Edoardo, mi piacquero moltissimo subito, melodiche e accattivanti, uno dei miei pezzi preferiti da eseguire live! E poi “Calendimaggio” è una delle canzoni in cui si possono sentire chiaramente le tre menti divise, l’intro scoppiettante e settantiana è di Federico, la strofa lugubre e tesa è di Edoardo, mentre l’esplosione progressiva è mia. Qui invece posso dire che la parte di tastiera l’ho scritta ispirandomi proprio alle band prog italiane, volutamente, un omaggio alle fantastiche fughe degli organi di Le Orme e PFM in primis!
Anche i vs. testi sono veramente fascinosi… arcani, onirici e metafisici, sfruttano splendidamente la ricchezza della nostra meravigliosa lingua e contribuiscono fattivamente al risultato finale … sono curioso di sapere come nascono, quali sono le basi letterarie che li hanno ispirati e se sono loro a tracciare la direzione sonora o viceversa …
Dunque, non è capitato mai di scrivere un testo prima della musica, però spesso succede di trovare una tematica o una storia su cui fare la canzone, parole e note. Il testo deve rispecchiarsi nella musica e viceversa! Il modo di scrivere mio e di Edoardo è in fondo simile, piace a entrambi usare allusioni e sfruttare al 100% il nostro patrimonio linguistico. E poi ho sempre apprezzato di più i testi in italiano, spesso sono vere e proprie poesie, niente rime forzate, spesso molto significativi. Le basi letterarie sono sicuramente da rintracciarsi nella letteratura romantica, i testi in sé sono romantici, fantastici, onirici come hai detto tu. Ecco forse onirici è il termine più esatto che ho sentito fino ad adesso, grazie!
Per “Hic Sunt Leones” avete scelto di confermare etichetta discografica, la Doomymood Records di Pio Santobuono, e studi di registrazione, i Rokkaforte Studios … segno che la considerate (ed io non posso che concordare) una collaborazione riuscita e proficua… com’è nata questa partnership e qual è la vs. valutazione complessiva sul business discografico attuale, ed in particolare su quello nostrano?

Non voglio parlare di business, m’innervosisce la sola parola. Nessuno ci guadagna niente, noi in primis. Con Pio ormai siamo amici, fare il secondo disco con lui è stato un passo naturale. So però che ha venduto il master a una band giapponese che sotto falso nome sta facendo incassi record suonando in playback le nostre canzoni, ma non vi preoccupate, ho già contattato i vertici della Birra Peroni, vedrò di fare in modo che non possa mai più assaporarne un goccio. I Rokkaforte Studios di Matteo Burico ci piacquero tantissimo la prima volta e la seconda è stata una conferma. Matteo poi è disponibile e paziente, la location è vicinissima a noi e situata a due minuti dal Lago Trasimeno, quindi è veramente un ottimo affare. Registrare la mattina, mangiare pesce e bere frizzantino gelato in riva al lago, tornare a registrare. Ottimo.
Nota di Pio: Toglietemi tutto, ma non il mio Peroncino!
La riscoperta della “tradizione” del rock sembra essere un aspetto rilevante della scena contemporanea … quanto c’è di “moda” in tale diffusa rivalutazione? Pensi che in qualche modo tale circostanza possa favorirvi, nonostante quella forma di atavica esterofilia che affligge i musicofili del Belpaese?
Questa domanda mi tocca nel profondo. Quando iniziammo a scrivere “Hic Sunt Leones” tutto questo revival attuale ancora non era così forte, o forse noi ne eravamo totalmente all’oscuro (non siamo proprio degli “attualisti” in fatto di musica, diciamo che spesso e volentieri sondiamo il passato piuttosto che il presente). Quindi temo sempre che l’uscita di questo nostro Cd, con lo stile che abbiamo usato, passi da un voler saltare dentro il carrozzone. Assolutamente no. E ti dico di più, nonostante ci siano alcune band valide in questo revival, penso che VERE ce ne siano veramente poche purtroppo. Adesso dovrò stare attentissimo alle mode, non vorrei che facciamo un disco electro prog e poi una volta uscito scopriamo che c’è un intero filone revivalista in voga al momento proprio del suddetto genere ahahah!
Inderogabile questione live-show… quali sono le prospettive da questo punto di vista?
Mmmmh ... abbiamo avuto ottime e uniche esperienze all’estero, mentre in Italia ahimè, si sa, la cosa va molto male. Ci piace suonare live, ci basterebbe suonare anche solo per quattro persone, ma il problema spesso, oltre quello riguardante la numerosità del pubblico, è l’intera organizzazione, e non sto parlando di pagamenti, ecc. ... sto parlando di locali inadeguati, orari che variano fino all’ultimo momento e tutta una questione di mancata serietà che spesso rende l’approccio al suonare live sgradevole. Poi ultimamente abbiamo dovuto annullare due date, ci dispiace particolarmente per l’ultima a Prato, perché sarebbero venuti molti nostri amici dalla Valdichiana e dalla Toscana in generale, però ci sono stati problemi personali e adesso siamo soltanto felici che quelli si siano risolti nel migliore dei modi! Aspettiamo qualche proposta al momento, con la speranza di tornare presto a suonare pure all’estero!
Anche se il Cd è uscito da non moltissimo, state già lavorando a nuove composizioni? Ci puoi dare qualche anticipazione sul come si evolverà nel futuro prossimo il vs. suono?
Sì, stiamo già lavorando al terzo disco, ognuno per conto proprio, ancora non in sala prove, ma già ci stiamo lavorando. Guarda, mi dispiace, ma non so proprio cosa risponderti. Io sto scrivendo delle cose ... Federico delle altre ... Magari adesso potrei dirti che il prossimo torni a essere classico doom all’italiana sulla scuola di Paul Chain e soci, ma magari mi arriva in studio Federico con ottime idee disco, ahahah! A parte gli scherzi, abbiate pazienza e sentirete!
Un giudizio sui vs. compagni d’etichetta Misantropus (ai quali rivolgerò, per par condicio, la stessa domanda …)…
Be' i Misantropus sono una parte di storia del doom Italiano! Onorati di essere loro compagni di etichetta! Purtroppo ancora non abbiamo avuto l’occasione di conoscerli “dal vero”, né di sentirli live, né (cosa che desideriamo di più) di dividerci il palco! Speriamo tutto questo succeda a breve, perché, a quanto ho sentito, live sono molto bravi.
Siamo alla fine … grazie di tutto e a te il “microfono” per i commenti finali e magari per convincere i lettori di Metal.it che anche tra le vigne della Valdichiana si possono trovare creature artistiche di grandissimo livello!
Grazie mille a te Marco per l’interessantissima intervista! E grazie per la considerazione finale. Se vi capita di passare per la Valdichiana fateci un fischio, vi porteremo con piacere nei luoghi più affascinanti ed esoterici che ci sono qui, e magari capirete anche meglio certe atmosfere del disco. In ogni caso se passate per Montepulciano Stazione trovate me e Federico sovente al Bar Centrale, proprio davanti alla stazione ferroviaria. Onorati di offrirvi un bel bicchiere di vino!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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