Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:42 min.
Etichetta:Relapse Records

Tracklist

  1. MALVERDE
  2. WIRES
  3. HANK IS DEAD
  4. DIRT WIZARD
  5. THROW UP
  6. PAINTED PARADE
  7. NUMBER THIRTEEN
  8. INTO THE EYE
  9. THE UNDERTOW
  10. HUMAN HERD

Line up

  • Aaron Beam - Bass, Vocals
  • John Sherman - Drums
  • Maurice Bryan Giles - Guitar
  • David Sullivan - Guitar

Voto medio utenti

Assortito e polposo, il nuovo album dei Red Fang, Murder The Mountains, conferma le già più che buone impressioni che avevamo avuto modo di maturare con l'omonimo esordio del 2009.

Indimenticabile il video di “Prehistoric Dog”, in cui i musicisti di Portland si cimentavano in una simpatica quanto agguerrita lotta, vestendo i panni di guerrieri di latta; ci avevano divertiti con le loro armature interamente composte di lattine di birra e ci avevano attirati con il loro ottimo sludge contaminato di psichedelìa.

Le influenze che guidano le direttive musicali della band fanno capo a realtà come Baroness o Black Tusk, entrambi gruppi Relapse [come i nostri Red Fang, del resto], dimostrando quanto questa etichetta, oltre che essere un costante quanto mai deludente punto di riferimento per gli affamati di metal più estremo, potrebbe diventare anche àncora di salvezza per gli abituali fruitori di sludge e stoner.

Murder The Mountains presenta chiari richiami anni '90, che i più nostalgici dell'epoca del grunge senza dubbio apprezzeranno. Le atmosfere sono tipicamente da pub, in situazioni da birra o tutt'al più whiskey, in cui l'inebriamento alcolico amplifica ed agevola la degustazione dell'ebrezza musicale.

Vengono privilegiate le parti strumentali, con un basso molto serrato e chitarre che armonizzano ed addolciscono, piuttosto che inasprire ulteriormente il ritmo ossessivo dei riff diretti ed a tratti doomeggianti.

Gli scenari musicali non sono troppo cupi, ma nemmeno troppo rilassati: i Red Fang raggiungo senza troppa difficoltà un giusto compromesso che riesce a preservare la connotazione fangosa e sporca, requisito fondamentale di un genere come lo sludge.

Tra i pezzi, notevoli “Dirt Wizard”, da annoverare tra i più aspri ed aggressivi, sia al livello strumentale che vocale, e “Painted Parade”, che si apre con un assolo di batteria, precipuo per la sferzata di energia successivamente sprigionata.

Sane dosi di psichedelìa, che avevamo preannunciato nell'incipit di questa recensione, sono ravvisabili soprattutto in “The Undertow”, probabilmente il pezzo più eclettico e quello che maggiormente preferisco dell'intera realese, assieme alla già citata “Painted Parade”.

Insomma, un album da consumare e che testimonia quanto i Red Fang siano una band da tenere strettamente sotto controllo.
Recensione a cura di Selenia Marinelli

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