Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:41 min.
Etichetta:Scarlet Records

Tracklist

  1. PART I
  2. PART II
  3. PART III
  4. PART IV
  5. PART V
  6. PART VI
  7. PART VII

Line up

  • Flegias: vocals
  • Pier: guitar
  • GL: bass
  • Peso: drums

Voto medio utenti

Non ci girerò troppo intorno… sbalordito dal valore immenso di “Mater of all evil”, album di reunion dei nostrani Necrodeath, compiaciuto dai suoi due successori “Black as pitch” e “Ton(e)s of hate”, sono rimasto più che amareggiato dai tre capitoli successivi, “100% Hell”, “Draculea” e “Phylogenesis”, di cui salverei, sì e no, metà/un terzo/un quinto, ma proprio a voler essere buono… Inutile dire che la dipartita di Claudio, storico chitarrista del combo ligure, s’è sentita tutta. Per quanto possa provare stima per Peso, che s’è caricato quasi tutto l’onere compositivo, i riff partoriti dal suo ex compagno erano di tutt’altro valore, e il susseguirsi di un paio di chitarristi a sostituire il buon Claudio non ha certo aiutato la band, che oggi sembra aver trovato definitivamente la propria dimensione con Pier Gonella dietro l’ascia. Senza discutere del suo valore tecnico, la sua estrazione più power e melodica ha finito, inevitabilmente, per influenzare la musica dei Necrodeath, e di certo non in positivo. Assoli spesso superflui, melodie troppo ‘melodiche’ (permettetemi il gioco di parole), e così via… Perché tutto questo preambolo? Soltanto per dirvi che, quando ho avuto tra le mani il nuovo album (tralasciamo “Old skull” e “The age of fear” volutamente), la voglia di sentirlo e di ritrovare una band riscattata era pari alla paura di ascoltare una nuova ciofeca… Uno sguardo alla copertina, in pieno stile Tarantino, uno sguardo ai titoli (che non esistono, l’album è formato da un unico brano diviso semplicemente in sette parti), uno sguardo al concept (leggermente scontato, basato sull’eterna lotta bene/male e sulla lotta per il raggiungimento della pace interiore), e si parte con l’ascolto… Beh, che dire… qualcosa è successo. Forse perché si son presi i tempi giusti per comporlo, forse perché si son resi conto che stavano pericolosamente scivolando in un baratro, fatto sta che c’è stato il classico colpo di coda, con un album perlomeno interessante, che si fa ascoltare, pur senza poter gridare al miracolo, ovviamente, e che ci riconsegna, finalmente, una band tornata ai livelli che gli spettano. Una prima idea che ci si può fare ascoltando “Idiosyncrasy” è che sia una giusta via di mezzo tra le sfuriate dei dischi di cui parlavo in apertura, e le ultime composizioni, troppo ricercate e poco dirette, troppo lontane dal vero spirito della band. Proseguendo con l’ascolto, altra caratteristica che non può non saltare alle orecchie è che i tempi non sono quasi mai veloci, le brevi e rare accelerazioni funzionano ancora di più proprio perché inaspettate e sparate in faccia all’improvviso, generalmente ci troviamo quasi per l’interezza dell’album su mid tempo che servono a creare la giusta atmosfera per supportare i riff e il concept lirico. Atmosfera, peraltro, particolarmente oscura e tetra, e qui torna fuori tutto il lato nero (e ‘necro’) della band, che da sempre li ha caratterizzati. Sinceramente con queste premesse è difficile analizzare le sette parti singolarmente, visto il filo invisibile che le tiene insieme, quindi l’album dovete ascoltarvelo tutto di fila per percepire bene i cambi di umori e di atmosfere presenti. Dal punto di vista strettamente musicale, invece, nulla da eccepire. Se Peso è il solito polipo dietro le pelli e migliora di album in album, costruendosi sempre più un suo stile riconoscibilissimo, è altrettanto buono il lavoro svolto da GL al basso, solido e preciso. Pier Gonella, dal canto suo, sembra essersi ormai calato meglio nella parte, e riesce a far stridere le sue corde a dovere, e soprattutto non abusa degli assoli, mentre Flegias è il solito Flegias, demoniaco quando vuole, più evocativo quando serve. Chiude la quadratura del cerchio la solita ottima produzione di Peppe Orlando dei Novembre, nei suoi Outer Sound Studios. Cosa altro aggiungere… Fortunatamente i Necrodeath sono ancora vivi e vegeti, nonostante le prove bruttine degli anni scorsi. Sfortunatamente, di contro, non feriscono più a morte come quando son tornati, ma perlomeno riescono ancora ad assestare dei colpi ben piazzati, invece degli innocui buffolotti degli ultimi dischi. Un album che possiamo definire della ripresa, sperando che il prossimo si mantenga sullo stesso standard qualitativo…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 18 nov 2011 alle 16:46

davvero! però l'album non è niente male...

Inserito il 30 ott 2011 alle 07:26

Strano non vedere nessun commento per questa band.

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