Eccoci qui a commentare la prima fatica sulla lunga distanza dei
My Black Light, gruppo italiano di Biella che ci propone un Gothic metal abbastanza classico, senza particolari stravolgimenti se non un relativamente massiccio uso dell'elettronica, senza però esagerare.
Abbiamo detto che è il loro primo disco, ma c'è da precisare che si tratta di una ristampa dovuta alla decisione della Massacre Records di distribuire il loro lavoro in tutto il mondo. Ottima prospettiva quindi per i biellesi, che vedono i loro sforzi realizzarsi in un progetto sicuramente ambizioso.
Meritato? Direi di si. "
Human Maze" è infatti un buon disco, anche se non eccellente, in grado di soddisfare adeguatamente l'ascoltatore.
Come anticipato si tratta di Gothic metal con voce femminile, tanto per intenderci sulla falsariga di gruppi più noti come
Within Temptation e
Lacuna Coil, anche se nel caso particolare dei
My Black Light mi sentirei di azzardare paragoni più con i
Sirenia e con gli
Epica, i secondi dato soprattutto l'utilizzo del cantato in growl da parte del tastierista
Rodolfo, in supporto alla voce di
Monica.
Voce che incontra a tratti il mio gradimento, convincendomi meno in certi passaggi rispetto ad altri, ma globalmente è di buon livello, tecnicamente e espressivamente. Ho gradito particolarmente il non voler esagerare per forza con la sezioni più operistiche, come da stilemi del genere, preferendo cantare in maniera pulita e classica.
Rodolfo invece convince decisamente più nelle parti in growl che nelle parti in clean, dove a volte inciampa in maniera clamorosa, come nella parte iniziale di
"A Lie for Eternity", dove risulta davvero poco incisivo e quasi stonato, oltre a non convincere a pieno sulla pronuncia. Molto meglio invece nel growl, come già accennato, dove in più di un'occasione svolge perfettamente il ruolo di supporto alla voce angelica di Monica.
Il problema più grosso di "
Human Maze" è però la poca originalità della proposta, sia rispetto al panorma Gothic in senso assoluto sia intrinsecamente al disco stesso, che presenta 8 canzoni (se escludiamo l'intro, le 2 cover e l'intermezzo strumentale di "
Ideal") troppo simili tra loro. Tra esse mi sento di citare solamente "
Guiding Light", a tratti quasi epica nel suo incedere, e "
Noise for Sale", l'unica in grado di distinguersi dalla massa e da rimanere davvero in testa.
Ho citato anche due cover: la prima è quella di "
Ti sento" dei Matia Bazar, riarrangiata in maniera decisamente interessante, molto più veloce, anche se restando in ambito Gothic preferisco la versione dei Settevite, più aggressiva e incisiva. La seconda è quella di "
Don't Break My Heart" di Toni Braxton, quasi irriconoscibile all'inizio ma che col passare dei minuti si lascia apprezzare.
In conclusione un disco che non inventa nulla ma nel farlo risulta piacevole e scorrevole, pur non raggiungendo mai picchi notevoli. Consigliato agli amanti del genere che hanno voglia di buttarsi su qualcosa di nuovo.
Quoth the Raven, Nevermore..
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