Se fossimo in uno spot pubblicitario potrei esordire con un
"Gli Psycroptic fanno le cose per bene". Sì, perchè appare abbastanza evidente che i quattro anni di silenzio dal precedente "Ob(Servant)" siano serviti ai nostri tasmani preferiti per lavorare di cesello e rifinire con calma e pazienza questo nuovo
"The Inherited Repression", quinto sigillo in carriera per la band. Ancora una volta il gruppo gode del prestigioso e potente appoggio del colosso
Nuclear Blast e continua a portare avanti con coerenza e qualità la propria musica: anche questa nuova uscita conserva intatto l'alto tasso tecnico a cui gli
Psycroptic ci hanno sempre abituati, anche se appare evidente come la componente più brutale degli esordi stia inesorabilmante cedendo il passo a una ricerca melodica ed al tentativo di proporre brani meno "indigesti" anche ad un pubblico potenzialmente più vasto. Se si tratti di una scelta autonoma o di una qualche "spintarella" della label non è dato saperlo, ma possiamo sicuramente affermare che data la qualità intrinseca di questo "The Inherited Repression" le questioni di tipo "etico" passano in secondo piano: come già accennato, la chitarra di
Joe Haley continua imperterrita a macinare riff intricati e arzigogolati, mantenendo intatto quel tipico gusto psycoptric-iano che chi già conosce la band certamente non stenterà a riconoscere, dove tecnica e senso melodico si fondono, tra sweep picking, tapping e parti funalmboliche in continua evoluzione. Pezzi sì contorti e complessi, ma che non risultano mai fini a se stessi e che potrebbero perfino risultare appetibili anche a coloro che il technical death non lo ascoltano abitualmente.
"The Inherited Repression" non scalfisce il trademark degli Psycroptic, pur mostrando la volontà di ammiccare ad un pubblico più vasto di quello dell'ambiente ristretto del death/brutal. I puristi storcano pure il naso, ma dinnanzi ad un disco come questo c'è solo da togliersi il cappello.
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