Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:53 min.
Etichetta:Black Widow Records

Tracklist

  1. THE NINTH HOUR
  2. HEAVIER THAN THOU
  3. SUBURBAN WITCH
  4. RESTLESS SOUL
  5. DON’T LOOK AROUND
  6. SALEM
  7. COMING OF THE KING

Line up

  • Joe Hasselvander: vocals, guitars, drums
  • Martin Swaney: bass
  • Paolo Negri: keyboards
  • Eric Cabana: bass

Voto medio utenti

Joe Hasselvander è un musicista che ha dedicato l’intera carriera ad un genere specifico, il doom rock, lasciandovi tracce significative sia come parte di una grande band, i Pentagram, sia per le numerose collaborazioni, ed ovviamente con le proprie iniziative personali. Il presente disco, che esce per la nostra Black Widow, è il suo terzo capitolo solistico e definisce in modo chiaro ciò che questo personaggio intende per rock oscuro, intenso e drammatico. Partendo da una filosofia antica ma tuttora valida, un tipo di musica che deve soddisfare la parte epidermica dell’ascoltatore, perciò non solo una lentezza statica e fine a sé stessa, ma anche e forse soprattutto nutrirne lo spirito, stimolarne l’intelletto, generare emozioni, senza tuttavia risultare eccessivamente criptica e cerebrale.
Ed è ciò che Hasselvander riesce a fare, attraverso i sette estesi brani che compongono “The ninth hour”. In effetti lui ha fatto quasi tutto da solo, componendo le canzoni, cantando e suonando chitarra e batteria. Gli interventi esterni riguardano il basso, dove si nota la presenza di Eric Cabana e di Martin Swaney, anch’egli ex-Pentagram, e le tastiere, affidate al nostro Paolo “Apollo” Negri dei Wicked Minds. L’aspetto strumentale è sontuoso, specie per quanto riguarda la chitarra che il maturo artista utilizza in fluenti divagazioni alla maniera dei grandi gruppi del passato. L’interpretazione è varia, con sfumature diverse evidenti anche per il profano, a dimostrazione che il doom non è così monotono e ripetitivo come alcuni insistono a dipingerlo. In effetti, basta confrontare la corposa title-track, cadenzata, mortifera, ma ricca di sorprese, con il dinamismo dei Black Sabbath più hard nella successiva e trascinante “Heavier than thou”. Due letture dissimili, entrambe valide ed interessanti. Il meno che ci si possa aspettare da chi pratica questo genere fin dagli albori, magari fornendo il proprio piccolo contributo al suo sviluppo.
Possiamo ancora sottolineare l’incantevole magnificenza della passionale “Restless soul”, cantata con il tono amaro che emula il giovane Ozzy, la lunga e spirituale “Salem” nel segno dei The Obsessed, infine il maestoso finale affidato a “Coming of the king” che tra riff sulfurei, sottofondo di hammond ed assoli debordanti, esprime la religiosità del protagonista.
In sintesi, Hasselvander ha fatto un buon lavoro che merita l’interesse degli appassionati di doom rock classico, quello che ci riporta ai primi Black Sabbath, ai Pentagram ed alle vibrazioni settantiane.

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.