Copertina 8

Info

Anno di uscita:2013
Durata:46 min.
Etichetta:Indie

Tracklist

  1. EMBERS
  2. IN MY VEINS
  3. IN A MOMENT
  4. FALLS TO PIECES
  5. MACHINES
  6. NEVER
  7. BECOME
  8. LIGHTS
  9. BALANCE
  10. LIFE TO DUST
  11. SIGNS
  12. THE UNSAID

Line up

  • Andrew Jacobs: bass, backing vocals
  • Bill Fore: drums
  • Brandon Jacobs: guitars
  • Dan Bage: guitars
  • Chris Clancy: vocals
  • Andrew Stavola: keyboards

Voto medio utenti

*DISCLAIMER: è un disco spudoratamente metalcore. Se non vi piace il genere, sciò.

La prima volta che ho avuto il piacere di ascoltare l'omonimo disco d'esordio degli americani Mutiny Within sono rimasto positivamente sconvolto di fronte a un disco di metalcore praticamente perfetto. Scoperti per caso guardando uno show di wrestling (la loro canzone "Born to Fly" è infatti l'entrance music di Evan Bourne) ci hanno messo davvero poco ad entrare nel novero dei miei gruppi favoriti del momento.

Qualche anno dopo, arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia dello scioglimento, dovuto principalmente all'abbandono della band da parte del talentuoso vocalist Chris Clancy, dovuta a problemi finanziari: la band infatti era stata da poco scaricata dalla Roadrunner a fronte delle vendite deficitarie del disco d'esordio, dovute al massiccio download dello stesso da parte del pubblico americano.
Passa ancora qualche anno e il buon Chris decide di tornare a scrivere musica coi suoi vecchi compagni, nel frattempo rimasti senza etichetta: il risultato è il qui presente "Synchronicity", inizialmente conosciuto anche come "Mutiny Within 2", con poca fantasia.
Il risultato è un altro centro, un disco eccellente, perfetto nella sua apparente semplicità strutturale e musicale, in grado di ricalcare in maniera precisa e puntuale le necessità e le evoluzioni del metalcore di questi anni.
Alla faccia di Trivium, Killswitch Engage e compagnia cantante, i Mutiny Within ci regalano 12 canzoni una più bella dell'altra, in cui la sensazione di continuità è incredibilmente presente per tutto il disco. E' davvero difficilissimo distinguere e ricordare una canzone rispetto all'altra, ma non perchè si assomiglino tutte così clamorosamente, quanto perchè la qualità globale delle tracce è altissima e assolutamente livellata. Non ci sono picchi né in positivo né in negativo, col risultato di avere un disco in cui è l'amalgama (che ricordiamo non è un calciatore, caro presidente Massimino) a farla da padrona.
Le canzoni sono tutte caratterizzate da una struttura relativamente semplice, con la strofa solitamente in growl e il ritornello in clean, terribilmente melodico e paurosamente canticchiabile: ed è questo il punto forte, anzi fortissimo dei Mutiny Within. A tutto questo uniamo una perizia tecnica davvero invidiabile, in particolare da parte del batterista Bill Fore, un vero mostro dello strumento, in grado di inanellare passaggi pestati alla velocità della luce. Da citare sotto questo aspetto anche il tastierista Andrew Stavola, sempre presente in ogni canzone in maniera prevalente.

In conclusione, un concetto ben chiaro: che il genere vi piaccia o che vi faccia schifo al cazzo, i Mutiny Within dimostrano di essere quelli che hanno capito in maniera più precisa come va suonato il metalcore nel 2013 e "Synchronicity" ne è la palese dimostrazione. E scusate se è poco.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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