Copertina 7

Info

Anno di uscita:2013
Durata:38 min.
Etichetta:High Roller Records

Tracklist

  1. SONS OF KAIN
  2. DERANGED NYMPHOMANIA
  3. HOLIDAY IN HELL
  4. REANIMATED HOMUNCULUS
  5. BIRTH OF A NATION
  6. LYCOPOLIS
  7. ROAD RAGE
  8. ANTIMAN
  9. THE END
  10. CALLE BRUTAL

Line up

  • Martin Missy: vocals
  • Michael Carlsson: guitar
  • Mathias Johansson: bass
  • Carl-Gustav Karlsson: drums

Voto medio utenti

I Protector rientrano in quella lunga schiera di band tedesche costrette per anni a vivere nell’anonimato, o, quando le cose sono andate meglio, all’ombra della Sacra Triade. Eppure sono nati nel 1986 (a Wolfsburg), hanno esordito soltanto l’anno dopo con quel gioiellino di thrash grezzo che risponde al nome di “Misanthropy”, e hanno replicato nei due anni successivi con gli ottimi “Golem” e “Urm the mad”. Poi, forse per la svolta più deathosa, hanno perso anche quel poco seguito che avevano, rimanendo inesorabilmente legati allo status di cult band, arrivando, inevitabilmente, al semi scioglimento e all’immancabile ritorno, con una formazione che vede Martin Missy, il singer, unico membro originale, affiancato da tre compagni nuovi di pacca, nella speranza di riuscire a portare di nuovo alla luce lo spirito e il sound primordiale della band. E proprio di questo, infatti, si tratta, visto che questo nuovo capitolo intitolato “Reanimated homunculus” suona veramente antico, come a voler cancellare la parentesi death metal, e voler prepotentemente ritornare non solo al thrash metal più puro, ma addirittura a quello più grezzo dell’esordio in EP, di cui sembra il naturale seguito, come se non fossero affatto passati ventisei anni. E in questo sicuramente un grosso ruolo l’ha avuto la particolare voce di Missy, che io letteralmente adoro, in possesso di un timbro marcio e malato, oltre che un ricercato riffing volutamente ottantiano. Anche la produzione è fortemente vintage, e se da un lato ben si sposa alla proposta dei nostri, qualcosina in più si sarebbe potuto fare, quanto meno per rendere il sound più potente. Non più moderno, badate bene, ma perlomeno più possente, come un disco thrash richiede… In ogni caso il disco suona putrido il giusto, facendo rivivere quel sapore malvagio che ha sempre contraddistinto la proposta musicale dei nostri. Certo, più di qualcuno di voi potrebbe vedere in questo una sorta di involuzione, o, nel migliore dei casi, una mossa commerciale inutile e fine a sé stessa. Probabilmente in entrambi i casi ci si troverebbe nel giusto, ma tutto sommato alla fine conta come ci si pone all’ascolto di un album, cosa si cerca, quali obbiettivi ci si pone. A me tutto sommato il disco non dispiace, anzi, mi piace proprio… Sicuramente non è un capolavoro, e sicuramente non apporterà nulla di nuovo alla scena thrash mondiale, ma i brani picchiano, e si percepisce anche una sorta di genuinità nella proposta, anche perché parliamoci chiaro, pensate davvero che il buon Martin riuscirà ad arricchirsi con questo nuovo lavoro? Se gli andrà bene scorrazzerà un po’ per l’Europa in qualche fatiscente tour bus, quindi non penso che dietro questa svolta thrashosa ci possano essere mire miliardarie… Quindi lasciamo da parte sterili considerazioni, e lasciamoci trasportare da “Sons of Kain”, “Holiday in Hell”, o “Road rage”, rivivendo, per una volta, quelle mitiche sonorità non grazie a volenterosi ragazzini che cercano di suonare qualcosa che non sempre conoscono a fondo, bensì grazie a chi in quegli anni c’era, e quella musica ha contribuito, anche se marginalmente, a crearla e codificarla.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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