Copertina 5,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2014
Durata:53 min.
Etichetta:Century Media

Tracklist

  1. ARISE AND PURIFY
  2. LET THE SERPENT FOLLOW ME
  3. EXITIUM (ANTHEM OF THE LIVING)
  4. QUESTION EXISTENCE FADING
  5. I AM LOW
  6. FROZEN
  7. ONE FINAL DAY (SWORN TO BELIEVE)
  8. THE WORLD IS WIRED
  9. THE DYING AGE
  10. AD VITAM AETERNAM
  11. THE YEAR THE SUN DIED
  12. WAITING FOR THE SUN

Line up

  • Jim Sheppard: bass
  • Dave Budbill: drums
  • Lenny Rutledge: guitars
  • Warrel Dane: vocals
  • Brad Hull: guitars

Voto medio utenti

Chi vi parla NON è mai stato un fan dei Nevermore.
Chi vi parla, quando giornali ed audience erano in estasi per dischi come "Dreaming Neon Black" o "Dead Heart in a Dead World", era in un angolino buio, al freddo, tra le ragnatele, con un walkman della Sony ad ascoltarsi per la tremilionesima volta quei capolavori a nome "Refuge Denied" ed "Into the Mirror Black".

Ho sempre amato i Sanctuary così quanto ho sempre detestato i Nevemore, "colpevoli" di avermi tolto una delle band più efficaci e geniali del panorama di fine '80.
E quando Warrel Dane ha annunciato la reunion...beh, temevo sarebbe andata così.

E' troppo facile andare a ripescare nel (lontanissimo) passato quando non si può più andare avanti coi Nevermore, perchè questo "The Year The Sun Died" non è altro che un disco dei Nevermore con un altro logo sovrapposto.

Il mood che pervade il disco è quello "nevermoriano" al 100%, triste, depressivo e - concedetemelo dato che era il motivo del mio ripudio - palloso, la voce che contraddistingueva i vecchi Sanctuary è solo un lontanissimo e sfumato ricordo, così come le variazioni, i cambi di tempo, le accelerazioni e le sfuriate di un tempo, tutte svanite nel tempo ed assorbite dal nuovo songwriting di Dane, uno che senza dubbio ha un'esperienza fuori dal comune ma che ormai viaggia col pilota automatico da tanto, troppo tempo, e per onestà di cronaca ne ha ben donde, dato che è dallo stesso tempo viene acclamato per dischi che seppur buoni sono lontanissimi dallo status di capolavori che gli viene riservato.

Qualche brano discreto ovviamente è presente, come l'opener "Arise and Purify" o "Question Existence Fading", nonchè i coinvolgenti assoli della coppia d'asce Rutledge/Hull, mentre in fase di ritmica qualche riffs è davvero stupefacente nella sua banalità.

Una produzione come sempre poco in linea con quanto incarnato dai Sanctuary fino ad oggi, accentuata da brani (l'oscena "Exitium", tanto per fare un nome) più degni dei Type O Negative che da una formazione da sempre catalogata come power thrash. E sulla voce di Dane...lasciamo stare.

La nomenclatura, checchè se ne dica, è importante.
I nomi, le etichette, sono la nostra vita: ogni cosa che ci circonda è rappresentata da un vocabolo, un aggettivo, qualcosa che la contraddistingua.
Altrimenti, mentre adesso state usando Whatsapp per mandare un messaggio ad un vostro amico per dirgli quanto Grazioli non capisca nulla di musica, sul vostro cellulare non leggereste Apple o Samsung, ma Alcatel o Huawei.

Questo disco NON doveva uscire a nome Sanctuary, solo perchè Dane è ancora il rappresentante legale di quel marchio.

Questo disco, cari fans di "Refuge Denied" ed "Into the Mirror Black", con quei capitoli non c'entra davvero nulla. Nessuna volontà di riprendere un discorso interrotto, solo una forzatura di fronte ad un'impossibilità legale.

Non fate il mio stesso errore.
E non concedetegli nemmeno un ascolto.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 ott 2014 alle 13:08

tre :)

Inserito il 22 ott 2014 alle 12:35

Perchè al tempo non mi conoscevi, Graz :) - sennò saremmo stati in due, almeno.

Inserito il 21 ott 2014 alle 00:12

eh ma infatti l'ho precisato, li applaudivano tutti, il mondo gli si inchinava, ma a me non son mai piaciuti...ma ero da solo eh :D

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